Nella parabola di Andrea Pirlo modalità allenatore vi si legge in filigrana quella marginalità dorata che pur gratificando l’iban non può non risultare amara. Forse non è nemmeno corretto battezzare in discesa il suo percorso, più probabilmente qui si tratta di un congedo dall’idea che ogni ex calciatore serba nei pensieri quando esce con il patentino dal centro tecnico di Coverciano. Pirlo ha firmato per lo United Fc Dubai, club degli Emirati Arabi che partecipa alla seconda divisione.
Dai grandi palcoscenici allo Stadium Pitch di Dubai
Sognavi di sederti sulla panchina di Old Trafford o del Bernabeu in una notte di coppa, invece ti ritrovi allo Stadium Pitch di Dubai, civettuolo – si dice così, no? – impianto che non arriva a mille spettatori di massima capienza. Il club arabo è stato fondato nel 2019, ma è stato nel 2022 che ha alzato – almeno in quanto a promesse – l’asticella delle ambizioni, con il cambio di proprietà che oggi vede al vertice l’ex portiere moldavo Ilie Cebanu. Viene il sospetto che a soli quarantasei anni, e dopo cinque da allenatore, il campione del mondo che nel 2006 illuminò le notti di quell’estate mi Germania abbia abdicato, gliel’abbia data su, si sia definitivamente convinto – con tutta la sorniona serenità che non gli ha mai fatto difetto – che in fondo, se non si può essere Guardiola o Xabi Alonso o Luis Enrique, è lecito anche andare ad allenare in Arabia Saudita, annuendo con retribuita soddisfazione quando il club commenta l’ingaggio sui social usando parole come “visione, passione e mentalità vincente”.
Un preludio trionfale, poi però…
Il fatto è che a ripercorrere la traccia di Pirlo si deve sempre e comunque partire da quella benedetta estate del 2020, quando nell’Italia silenziata dal Covid il nostro fu capace, a sua insaputa, di fare un triplo salto carpiato in pochissime ore. Dal nulla venne nominato allenatore della Juventus Under 23, per poi – un attimo dopo – subire la promozione a tecnico della prima squadra, fresca di vittoria dello scudetto con quel collega – Maurizio Sarri – che la dirigenza juventina non riusciva a sopportare. Pirlo il nuovo che avanza, Pirlo il Maestro, Pirlo l’uomo con il compito di portare la Juve nel futuro. Chiuse con un dignitoso 4° posto, la Champions agguantata al fotofinish e due trofei, la Coppa Italia e la Supercoppa, contabilità che comunque fa di lui il più vincente dopo la memorabile striscia di nove stagioni scudettate con Conte, Allegri e Sarri.
… partì la restaurazione e Pirlo andò in Turchia
Sembrava l’inizio, era invece il preludio della fine. La restaurazione juventina (ri)portò sulla panchina del club l’ex Allegri, Pirlo – scottato assai – rimase fermo un anno, quindi si accasò in Turchia, al Fatih Karagümrük, consumando una stagione insapore, chiusa – anzitempo con la risoluzione del contratto – a metà classifica. L’esperienza alla Sampdoria ci dice di un settimo posto in B (con i blucerchiati eliminati al primo turno dei play off) e di un esonero dopo appena tre giornate nel campionato successivo, lungo una stagione e spiccioli gravida di tormenti, incomprensioni, equivoci. A una certa ora, le stelle non brillano più. Al netto dello stipendio in banca che si gonfierà a dismisura, accettando la mediocrità della Serie B araba e sorvolando sugli stimoli che ne guideranno il percorso, l’unica consolazione per il nuovo allenatore dello United Fc Dubai è forse quella di allenare un club che per colori sociali ha il bianco e il nero, più l’azzurro; tre tonalità che l’ultimo Pirlo ha calciatore ha celebrato come pochi altri campioni.