ORLANDO – Alberto Costa è un mistero risolto: arrivato a gennaio dal Vitoria Guimaraes per una cifra che sembrava esagerata (13,8 milioni più 2,5 di bonus), era stato quasi totalmente ignorato da Thiago Motta. Tudor, invece, l’ha promosso titolare alla terzultima di campionato e non l’ha più tolto, riproponendolo anche in questo Mondiale per club dove il terzino portoghese, 21 anni, si sta comportando da protagonista: contro l’Al Ain ha distribuito due assist. Si sta guadagnando la conferma e soprattutto un posto di rilievo nella rosa della prossima stagione. Si racconta dal ritiro di Champions Gate, 40 minuti a sud di Orlando, dove la Juve si sta allenando sotto un sole assassino: ieri Tudor ha fatto lavorare all’aperto i giocatori solamente per un quarto d’ora di corsetta, poi li ha fatti rientrare in palestra, al fresco dell’aria condizionata.
Alberto Costa, cosa è cambiato nella sua esperienza juventina?”Che adesso ho più opportunità: avevo lavorato molto duro per farmi trovare pronto quando si sarebbero presentate e ora devo solo continuare così, con la stessa costanza”.
Quanto ha sofferto nelle prime settimane a Torino?”All’inizio non giocavo, ma tutti qui mi sono stati vicini, dandomi appoggio e aiutandomi a farmi trovare pronto quando sarebbe toccato a me”.
Chi l’ha aiutata, in particolare?”Chico Conceição e gli altri che parlano la mia lingua: Bremer, Douglas Luiz, Nico González”.
Può essere che nei primi mesi abbia pagato il salto dal Vitoria alla Juventus?”L’inizio ovviamente è stato complicato, ma io amo sentire la pressione di un grande club. Quando il mio agente mi ha detto che c’era la Juve non ho avuto dubbi e gli ho subito detto: portami là”.
Ma perché Thiago Motta non la vedeva?”Era una sua scelta”.
E perché Tudor invece la vede?”Non lo so, ma io con ogni allenatore lavoro per fare del mio meglio. In campo mi chiede cose diverse e io mi sono adattato alle sue idee”.
Si sente più a suo agio come terzino destro della difesa a quattro o da esterno a tutta fascia come sta giocando adesso?”Basta che gioco”.
In Portogallo la considerano l’erede di Cancelo: il paragone regge, secondo lei?”Lui è stato uno dei modelli a cui mi sono ispirato e ha giocato anche qui alla Juventus. Abbiamo comunque caratteristiche differenti”.
E i suoi idoli chi erano?”Dani Alves e Cristiano Ronaldo. Da piccolo tifavo Juve e ho sempre guardato ai giocatori che vestivano la maglia bianconera”.
Cristiano l’ha chiamata, quando è arrivato alla Juve?”Non credo che abbia il mio numero. Io il suo non ce l’ho”.
Qual è la cosa più importante che ha imparato in questi mesi italiani?”Che alla Juve bisogna sempre giocare per vincere e per alzare il livello”.
Venendo alla partita di giovedì sera contro il City, quali contromisure prenderete per ingabbiare Haaland?”Non posso dire quello che abbiamo provato tatticamente, resta tutto nello spogliatoio”.
Davvero credete di poter vincere il Mondiale?”Certo. Abbiamo già fatto due ottime partite e siamo una grande squadra, in tornei come questi può succedere qualsiasi cosa, basta andare in campo per vincere gara dopo gara”.
Quanto è importante conservare il primo posto del girone, in modo da aumentare le probabilità di non trovare il Real Madrid agli ottavi?”Non mi interessa chi troveremo, se sarà il Real andrà bene il Real. Io voglio vincere ogni partita”.
In questo Mondiale gioca anche per guadagnarsi la Seleção?
“Se continuo a fare bene, la convocazione arriverà”.
Si è ambientato bene in Italia?”Sì, a Torino vivo con la mia ragazza, il tempo libero lo passo con lei e la città mi piace molto. Sto studiando l’italiano, per ora lo capisco ma fatico a parlarlo, ma nella prossima stagione conto di fare le interviste nella vostra lingua. Con Tudor comunque parlo in inglese”.