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La storia del Top Gun norvegese reduce dall’Afghanistan che ora fa volare le squadre di calcio

Bjørn Mannsverk, ex colonnello di uno stormo di caccia F-16, è stato ingaggiato dal Bodø/Glimt come mental coach per motivare il gruppo che ha eliminato la Lazio in Europa League e che si sta giocando l’accesso alla finale contro il Tottenham

Quando c’è un bomber a dare la spinta alla squadra possono accadere cose incredibili. Soprattutto se non si tratta di un marcatore prolifico, ma di un vero comandante di bombardieri. Dicono infatti che il segreto dell’inarrestabile ascesa del Bodø/Glimt – il club di una cittadina norvegese sperduta oltre il circolo artico che ha eliminato la Lazio ed è arrivato alle semifinali di Europa League, traguardo mai tagliato dal club che ora si sta giocando la finale contro il Tottenham – siano le tecniche di controllo mentale insegnate da Bjørn Mannsverk, ex colonnello di uno stormo di caccia F-16: un veterano dei raid sull’Afghanistan e sulla Libia. La seconda vita del Top Gun norvegese è cominciata nel 2017, quando i pessimi risultati avevano raso al suolo il morale della squadra: persino il capitano aveva deciso di smettere di giocare. Dopo aver lasciato l’aeronautica, Mannesverk si è trasformato in coach motivazionale e il Bodø/Glimt lo ha ingaggiato per risollevare la situazione. La sua nuova missione? “Sviluppare il team, la leadership, l’organizzazione, la visione e la strategia”. E il risultato – come lui stesso ha dichiarato – “è una favola, praticamente un miracolo. In cinque anni siamo passati dalla seconda divisione norvegese ai play-off della Champions contro club come l’Arsenal. Ma se ha la giusta mentalità e lavori duro, ci puoi riuscire”.

I metodi di Mannesverk con il Bodo

I tifosi della Capitale hanno imparato a loro spese a rispettare il team norvegese: due settimane fa ha eliminato la Lazio e nel 2021 ha inflitto un 6-1 in Conference League alla Roma di Mourinho. Bodø ha solo 55mila abitanti e uno stadio da novemila posti, che ha il primato di essere il più vicino al Polo Nord. Come ha fatto l’ex colonnello Mannesverk a ricarire i giocatori? Li ha convinti che vincere o perdere non conta, l’importante è credere in se stessi e dare il meglio. E per farlo bisogna possedere la stessa concentrazione che lui aveva quando andava in azione a duemila chilometri orari, evitando i tiri della contraerea mentre puntava sugli obiettivi: per raggiungerla devi prepararti “ogni giorno, ripetendo operazioni noiose ma con il 100% di attenzione”.

L’addestramento di Mannesverk

Lui ha conquistato questa consapevolezza grazie a un programma di meditazione impartito ai suoi piloti nel 2010: il motto della squadriglia era “addestrati come vuoi combattere”. Lezioni che hanno funzionato l’anno dopo, alla prova del fuoco nei cieli della Libia: “Nonostante abbia avuto sensazioni molto forti quando la mie prime bombe hanno colpito i bersagli tra schegge e fiamme infernali, mi sono ripetuto: ‘il mio addestramento dice che è ok, sta accadendo, ma so che devo reagire e fare il mio lavoro’”. Gli esempi bellici hanno convinto i calciatori a superare le diffidenze verso i corsi di motivazione, in cui li ha fatti parlare apertamente delle loro sensazioni, gli ha insegnato a diminuire lo stress, cambiare l’impegno negli allenamenti e nell’alimentazione. “Questo approccio mentale ci ha aiutati – ha spiegato il capitano Patrick Berg – e i nuovi arrivi che entrano nella squadra si adattano in fretta perché qui ti senti sereno. Noi vogliamo spingerci reciprocamente a migliorare e se qualcuno sbaglia o fa una mossa stupida, va bene: da noi è una cosa che viene accettata”.

Il cerchio del Bodø

Berg in realtà è solo uno degli otto capitani, che ruotano nel ruolo per condividere la responsabilità. Una delle trovate di Mannesverk, come “il cerchio del Bodø/Glimt”: i giocatori si radunano in circolo dopo aver subito un gol per discutere cosa è successo e consolidare l’affiatamento. Il proprietario del club, Inge Henning Andersen, è convinto che il segreto della squadra siano proprio gli insegnamenti di Mannsverk: “Non penso che sarebbe possibile giocare con tanta determinazione senza Bjørn e il lavoro mentale che ci fa fare”. “La filosofia è una cosa buona – conclude l’ex pilota, che oggi è un “guru” conteso anche da manager di banche e fondi d’investimento –, sappiamo che è difficile nel calcio, dove ci sono tanti soldi in ballo, dare a un allenatore o a un team il tempo per dedicarsi alla mente. Ma ci vuole tempo per cambiare testa e preparare la concentrazione alle sfide”.

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