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La top 11 degli sbolognati: quando gli ex bidoni si trasformano in rimpianti

La rubrica “È sempre domenica”

In porta: De Gea. Difesa: Nuno Taveres- Kalulu-Calafiori-Gosens. Centrocampo: Adli-Rovella- McTominay. Attacco: Maldini-De Ketelaere-Kean. Che formazione è? La top 11 degli sbolognati. Giocatori che negli ultimi due anni sono stati lasciati andare da una squadra all’altra. Perché in declino. Perché non maturavano mai. Perché non avevano un ruolo definito. Perché erano bidoni. Invece. Alcuni brillano, altri abbagliano. Ci sono delle costanti. Riguardano la provenienza: Milan e Manchester United sembrano specialisti nel fare beneficenza. La Fiorentina nel riceverla. Quasi sempre lo sbolognato scende di livello (con l’eccezione di Calafiori che la Roma aveva mandato al Basilea ma, facendo scalo a Bologna, è arrivato all’Arsenal). Potevano essere ceduti meglio? Senz’altro. Sarebbero ancora utili alla squadra di provenienza? Forze sì, quasi tutti.

De Ketelaere, il re degli sbolognati

De Ketelaere è l’esempio principale, perché ha appena messo sull’albero di una notevole stagione e mezza la stella del gol dell’ex. Circola insistente la domanda: perché al Milan non funzionava? E: chi ha sbagliato? Lui? Loro? Il caso? Sono interrogativi oziosi come: l’Atalanta può davvero vincere lo scudetto? CDK e la sua attuale squadra sono come le criptovalute, mentre ci si interroga se siano legittime, se possano davvero salire sempre più su, il bitcoin ha più che raddoppiato in un anno, più che decuplicato in cinque. E voi lavoravate, poi passavate il tempo libero a fare i meme dello sperduto biondino belga.

L’impazienza rovina i bei progetti

Che cosa impedisce di coltivarsi Calafiori o trarre il meglio da Rovella (poi spendere milioni per brasiliani tristi)? L’impazienza, prima di ogni altra cosa. Ci sono società che, soprattutto in alcuni momenti, pretendono risultati immediati. L’errore di valutazione di allenatori che vogliono adattare l’uomo al ruolo e non il ruolo all’uomo. O di manager che si attribuiscono l’infallibilità papale prima di averne azzeccata una. Poi c’è la personalità di ciascuno. Crediamo di essere sempre gli stessi, ma ci modifichiamo a ogni rapporto. In matrimoni diversi siamo mariti (o mogli) differenti. Poi dicono: è il fratello bravo, buono, bello, di quell’altro. Così è per Nuno Tavares alla Lazio (o, altrove, per Gravenberch al Liverpool). Prima o poi qualcuno ci capirà ma la vita e la carriera calcistica non sono infinite. Terribile la maledizione lanciata da Olga Averbuch, sorella di Lazarus, immigrato ebreo trucidato dal capo della polizia di Chicago nel 1908. Rivolta a coloro che la umiliavano pregò: “Possano non diventare mai quel che vorrebbero essere”.

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