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La voce dell’arbitro dentro lo stadio: spiegherà il Var in tempo reale

La rivoluzione parte già dalle semifinali di Coppa Italia. In campionato solo un’immagine sul monitor. Il precedente in Inghilterra

TORINO — Gli manca la parola, si è sempre detto dell’arbitro, neanche fosse un fox terrier. E adesso ecco che il miracolo avviene come in una favola di Fedro: l’arbitro diventa finalmente una creatura parlante. L’emozione non ha voce, ma lui sì. Dalle prossime semifinali di Coppa Italia, e poi nella finale del 14 maggio, i direttori di gara spiegheranno via microfono all’intero stadio e all’universo mondo perché hanno preso una certa decisione dopo avere rivisto l’azione al Var. Segue dibattito.

In Coppa Italia le prime parole dell’arbitro

Si tratta di una sperimentazione, ma se qui non si fa la storia poco ci manca. I custodi delle sacre tavole delle regole, ovvero gli otto membri dell’Ifab, l’International Board che dai tempi della Regina Vittoria è l’unico organo a poter decidere sulle leggi del football, un mese fa avevano dato l’okay ad aprire il microfono all’arbitro per rivolgersi anche al pubblico. Un passo in più rispetto alla trasmissione sui maxischermi delle grafiche del Video Assistant Referee che dicono perché la sala Var ha fermato il gioco, quale verifica sia in corso e che esito abbia avuto. Dal prossimo turno di campionato, la Lega Serie A ha stabilito che queste grafiche saranno trasmesse in ogni stadio italiano, come già avviene in Inghilterra, ma la vera svolta riguarda il resto, cioè la voce del padrone del gioco. Per ascoltarne le decisioni bisogna attendere il primo aprile (ma non è uno scherzo), quando Empoli-Bologna, prima semifinale di Coppa Italia, sarà la Luna sulla quale un uomo farà un passo piccolo per sé, ma grande per l’umanità tifosa.

Il precedente degli Usa e la lezione del rugby

I capi degli arbitri dicono che questa è una strada di trasparenza e si augurano che il pubblico impari dal rugby. Il rischio, o il sospetto, è che il direttore di gara possa venire subissato dai fischi o dall’esultanza dello stadio a seconda di quanto starà comunicando. Nel caso, per disorientare la platea si potrà sempre imitare il signor Filip Dujic che nello scorso mese di giugno, dirigendo St. Louis-Atlanta United e spiegando il suo verdetto al microfono, ha prima detto che il fuorigioco sul gol della squadra di casa in effetti non c’era (ovazione!), ma poi ha spiegato che siccome c’era un fallo precedente quel gol non si poteva comunque convalidare (fischi!).

Cosa diranno gli arbitri allo stadio

Se l’epoca della moviola rassicurante cantata persino da Toto Cutugno era già finita da un pezzo, e se la gente ha ormai imparato a convivere con “l’esultanza fino a prova contraria” per l’inappellabile verdetto della tecnologia, talvolta a scoppio ritardato, l’arbitro che parla come il lupo di Cappuccetto Rosso è una svolta epocale. La Lega dice di averlo fatto per aumentare lo spettacolo, ma nessuno immagini talk show a centrocampo: le frasi saranno stringate e si limiteranno a dire “era rigore”, “non era fuorigioco”, e comunque solo dopo un’azione rivista in campo (on field review) e non per ogni correzione. Su quell’altro schermo, quello maxi, era fatale che prima o poi scorressero in sovrimpressione le stesse note che siamo abituati a leggere quando seguiamo una partita in tivù.

Var e arbitri, cosa succede in Inghilterra

La certezza del diritto, caposaldo giuridico indiscutibile, ha avuto nella scienza e nella tecnica non poche alleate. Forse non è un caso se l’Italia è stata il terreno di coltura, e speriamo di cultura, di molti esperimenti poi estesi al resto d’Europa e del mondo. In realtà, qualche arbitro parlante si è già visto, non solo l’americano burlone. Due mesi fa, nel corso di Tottenham-Liverpool di Coppa di Lega inglese, l’arbitro Stuart Attwell ha raccontato al microfono agli spettatori il perché dell’annullamento del gol di Solanke, e lo stadio l’ha presa sportivamente. Va poi ricordato che i dialoghi tra direttori di gara e sale Var sono ormai un genere televisivo, un format della domenica sera, anche se il contratto per i diritti (pochi denari) è in scadenza e non ci sono, al momento, segnali di rinnovo.

L’ultima evoluzione del calcio

Quando Concetto Lo Bello, arbitro storico supremo, nel 1972 incalzato da Bruno Pizzul ammise in televisione un proprio errore (il rigore negato al Milan contro la Juve per fallo di Morini su Bigon), sembrò spalancarsi un’epoca nuova. A quel tempo, il verdetto della mitica moviola di Sassi e Vitaletti era Cassazione, e si attendeva la Domenica Sportiva per fare i conti dei torti e delle ragioni. Tra quelle sere e la prossima Coppa Italia sperimentale, è un’era geologica. Come passare dai dinosauri ai telefonini. Ed è proprio la creatura arbitro ad essere al centro della mutazione: dal silenzioso potere assoluto al supporto tecnico che può correggerlo ma pure scavalcarlo, fino al microfono che dà voce a tutto ciò che era silenzio. Non siamo più soli nell’universo. Restiamo dunque in attesa dei segnali che arriveranno dallo spazio.

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