BARCELLONA – Quando gli si chiede se questo sia il momento più difficile del suo percorso all’Inter, Inzaghi sorride: «Quando giochi la semifinale di Champions, non può essere un momento difficile. C’è entusiasmo. Veniamo da una settimana storta, ma contano i quattro anni prima».
Per motivare i giocatori, dopo tre sconfitte di fila, l’allenatore nerazzurro prende la rincorsa, ricominciando dall’inizio. Da quando, dopo la cessione di Hakimi e Lukaku nell’estate del 2021, «qualcuno diceva che sarebbe stato difficile arrivare nelle prime quattro in Italia». Una frecciata ai molti che vedevano l’Inter come una squadra in dismissione, a partire dal suo predecessore Antonio Conte, che lasciò dopo avere vinto lo scudetto. E ora, con il sorpasso in campionato sui nerazzurri, si candida a vincerne un altro col Napoli. Ma intanto, la semifinale di andata contro il Barcellona di Flick la vedrà in tv, in chiaro dalle 21 sul Nove o su Prime Video.
Il Barcellona macchina da gol ma senza Lewa
Invece Simone è lì, e punta un’altra finale, dopo quella del 2023. In mezzo, due partite contro una squadra che ha vinto Supercoppa di Spagna e Coppa del Re, guida la Liga, e ha segnato 155 reti in 53 gare. Ha il miglior attacco della Champions, ma non l’attaccante più prolifico, Lewandowski, infortunato. E dietro sbanda. «L’Inter ha la miglior difesa d’Europa», riconosce l’ex ct tedesco. Cinque gol subiti in 12 partite, un dato mostruoso. Qualcosa di mostruoso ha anche lo sguardo di Lautaro: «Vogliamo la finale», dice, e c’è da credergli. Nelle ultime cinque partite in Europa ha sempre segnato.
Come sta Thuram
Al suo fianco vuole esserci Thuram. Nell’ultimo allenamento ha giocato titolare. Di sicuro partirà dall’inizio Dimarco, che in fascia dovrà contenere Lamine Yamal, il figlio della Masia, che a 17 anni si prepara alla centesima partita in maglia blaugrana. «Non paragonatemi a Messi, è il più grande di sempre», dice il ragazzino, perla della squadra più giovane della Liga. L’Inter invece è la più anziana della serie A. Corsa contro esperienza. Una sfida generazionale, nella città che nel 2010 proiettò l’Inter di Mourinho verso la finale di Madrid.
Si gioca al Montjuic
Allora il teatro era il Camp Nou. Ora, causa ristrutturazione, si ripiega sull’Olimpico di Montjuic, lo stadio più romantico del mondo, nell’accezione letteraria del termine. Nel 1936 avrebbe dovuto ospitare l’Olimpiade Popolare, pensata in risposta ai Giochi di Berlino di Hitler. Non se ne fece nulla, per lo scoppio della guerra civile. Le Olimpiadi, quelle vere, le ospitò nel 1992, quando alla cerimonia d’apertura l’arciere paralimpico Antonio Rebollo mancò il braciere con la sua freccia infuocata. In un posto così, può succedere qualsiasi cosa.