FIRENZE – Era rimasto a centrocampo, piegato sulle ginocchia, le mani che si intrecciano e tengono il fischietto mentre lo sguardo rimane fisso e incredulo. Due mesi fa, inizio dicembre, l’arbitro Daniele Doveri aveva reagito in maniera sconvolta al malore di Edoardo Bove. L’intervento tempestivo dei soccorsi, prima ancora quello dei giocatori in campo. Da Cataldi a Gosens, fino a Barella. Poi la decisione, dopo alcuni minuti interminabili, di rinviare la gara a data da destinarsi. Il pallone sotto il braccio e le squadre che rientrano negli spogliatoi mentre lo stadio Franchi si svuota e l’attenzione si concentra al reparto di terapia intensiva della cardiologia dell’ospedale Careggi.
Due mesi dopo
Due mesi dopo la sfida tra Fiorentina e Inter è ripartita dal minuto 17. Ovvero da dove Doveri l’aveva interrotta. L’arbitro è sempre lui: 47 anni, originario di Volterra, una lunga carriera nell’Aia, la decisione di affidargli una gara complicata e fondamentale sia in ottica scudetto che per la lotta alla Champions. Nella notte che lancia la Fiorentina al quarto posto, cono uno strepitoso Moise Kean, c’è anche il volto sorridente dell’arbitro. Stavolta attende Bove nel tunnel degli spogliatoi, prima di entrare in campo.
Un solo ammonito
Lo abbraccia, scambia qualche parola. È come se un cerchio si chiudesse anche per lui, tra gli attori protagonisti involontari di quella maledetta serata. La gara scivola via. L’Inter segna ma il Var revoca la rete a Carlos Augusto e Doveri annulla. Nessun altro episodio, con l’arbitro che gestisce anche i momenti di maggiore tensione dispensando un solo cartellino giallo (a Kean, che si toglie la maglia per esultare sotto la Curva viola). Poi il triplice fischio, la sensazione che quella pagina dolorosa e drammatica sia ormai un capitolo passato. Bove esulta ai tre gol della Fiorentina, poi a fine gara va sotto la Curva e si prende tutti gli applausi dei tifosi. E’ anche la sua notte, mentre Firenze è in festa.