LECCE – La strada sarà anche quella giusta, come Thiago Motta non perde occasione di assicurare, ma la Juventus la percorre a piccoli e lenti passi. E di questo passo (appunto) non ci si perde, ma si rischia di non arrivare mai.
Nessuno pareggia più della Juve
Con quello di Lecce, i pareggi in campionato dei bianconeri sono otto, record stagionale europeo per quanto riguarda i cinque campionati più importanti ma migliore prestazione, seppure in condivisione, considerandoli proprio tutti: la Juve è come i russi del Voronezh, i belgi del Leuven, i croati del Rijeka, gli ucraini del Kolos Kovalyovka, i danesi del Silkborg e i greci del Kallithea, non proprio una nobilissima compagnia.
Record in condivisione tra Allegri e Thiago Motta
Ma la cosa ancora più incredibile è che la Juventus attuale ha già stabilito un primato storico che appartiene per metà ad Allegri e per metà a Thiago Motta, cioè l’allenatore che è stato licenziato e quello che ne ha preso il posto per predicare una filosofia totalmente opposta. Ebbene, cumulando i dieci pareggi ottenuti nel girone di ritorno del campionato passato e gli otto di questo, si arriva a 18 nell’anno solare, uno i più dei 17 messi insieme nel 1956: nella storia bianconera, mai nessuno aveva pareggiato così tanto. E né il 2024 né il girone d’andata sono ancora finiti.
Da Allegri a Thiago, due modi diversi di pareggiare
Tra i pareggi di Max e quelli di Thiago c’è ovviamente una bella differenza. Nella seconda parte della stagione passata, la Juve era una squadra in chiaro e progressivo declino e il passo piccolo e lento del pareggio sistematico la misura di un ciclo alla fine, che cadenzava il tempo mancante alla rivoluzione incombente: l’allenatore era ai ferri corti con la società e molti giocatori sapevano che se ne sarebbero andati e che alle porte c’era un cambio culturale epocale. Inoltre, il posto tra le prime quattro era stato blindato con un girone d’andata di alto livello, con 46 punti e il secondo posto a -2 dall’Inter, per cui la frenata da gennaio in avanti fu indolore, per lo meno per la classifica.
Juve a rilento, -7 punti rispetto a un anno fa
La Juve contemporanea è partita invece con lo slancio della novità, il sostegno del pubblico (ormai in aperto dissenso con Allegri, invece) e l’armonia ritrovata in società, che qualche mese fa non c’era e che la sceneggiata di Max alla fine della finale di Coppa Italia aveva pubblicamente testimoniato, ma all’altezza della quattordicesima giornata, la squadra di Thiago Motta ha sette punti in meno rispetto a quella di Allegri. La nuova Juve aveva cominciato bene, Thiago Motta ha infilato subito due vittorie per 3-0 in campionato e una per 3-1 in Champions, ma man mano ha perduto la spregiudicatezza degli esordi, ha sostituito l’entusiasmo sbarazzino con il controllo quasi ossessivo del gioco e la voglia di rischiare è stata scalzata da quella di non correre rischi. Il possesso (61,2 per cento, il dato più alto in serie A) è diventato una strategia più difensiva che offensiva. Tenendo palla, la Juve la nasconde all’avversario, ma nasconde la porta avversaria a sé stessa. Solo otto squadre tirano meno della Juve, e sono tutte di bassa classifica anche se ormai, con tutti questi pareggi, la Juve di altissima classifica non lo è più: si è installata appena al di fuori della zona Champions, cioè al di sotto dell’obiettivo stagionale.
Infortuni ed errori di gioventù
Certo, Thiago Motta e i suoi hanno moltissimi argomenti da presentare a loro favore, addirittura a loro discolpa, e la sensazione è che la Juve abbia enormi margini di crescita e tutte le potenzialità per fare un cammino opposto a quello dell’ultimo campionato: un girone d’andata a ritmo lento, uno di ritorno vorticoso. Tanto per cominciare, la Juventus è ancora imbattuta in campionato e in Champions ha perduto solamente contro lo Stoccarda. Inoltre, gli infortuni stanno pesantemente condizionando le scelte dell’allenatore, che ha perso per l’intera stagione il pilastro della difesa, Bremer, e da tre partite si deve arrangiare a giocare senza centravanti, anche se non è che con Vlahovic in campo la produzione offensiva fosse poi molto superiore. Le assenze stanno soprattutto limitando il turn over, così l’allenatore è costretto a mandare in campo giocatori stanchi (e questa potrebbe essere la causa di qualche guaio muscolare) e quindi poco lucidi, anche perché in molti non sono abituati a sostenere lo stress fisico e mentale delle tre partite a settimana, che è un’abitudine non semplicissima da assimilare.
La Juve è la squadra più giovane dopo il Parma
Infine, i peccati di gioventù. La Juventus è la squadra più giovane della serie A dopo il Parma, i giocatori schierati finora hanno un’età media di 24,3 anni (gli interisti, per dire, ne hanno esattamente cinque in più). È logico che l’inesperienza talora affiori, come nell’azione che ha portato al pareggio del Lecce, così come è più difficile, quando c’è poco pelo sullo stomaco, gestire le partite, dosare le energie, usare tutte le piccole e grandi astuzie che fanno parte del bagaglio del calciatore scafato. Ci vuole tempo e pazienza, Thiago Motta ha tutti i diritti di pretenderne. Ma se in campo la sua squadra fosse un poco più coraggiosa, i tifosi sarebbero più contenti e più tranquilli.