C’è una parola che aiuta a descrivere la Nazionale femminile tornata dopo dodici anni ai quarti di un Europeo, oggi con la Norvegia (ore 21, Rai2): entusiasmo. Dopo la partita con la Spagna il ct Soncin ha pianto in tv, intanto nello spogliatoio partiva la festa: «Abbiamo cantato, ballato, urlato, pianto, ci siamo abbracciate», racconta Laura Giuliani, che dell’Italia è portiere e leader. Una tosta. Per diventare calciatrice, prima del professionismo in Italia, ha fatto svariati lavori e uguali sacrifici.
Giuliani, cosa ricorda di quegli anni?«Sono stata operaia in catena di montaggio, panettiera all’alba, commessa, cameriera. Ero in Germania, dovevo tirare su dei soldi per sopravvivere. Ogni sera mi dicevo di resistere: ho lavorato otto ore al ristorante, ma un giorno giocherò a calcio. Guardandomi indietro, trovo il significato di quelle esperienze».
Ha tagliato il traguardo delle 100 presence azzurre. A chi lo dedica?«Alla mia famiglia, che non mi ha mai detto che c’era qualcosa che non potessi fare. E a mio marito che, quando ho avuto dubbi, mi ha spronato ad andare avanti».
Suo marito Cristian, ex calciatore, è con lei in Svizzera?«Viene per le partite, fa avanti e indietro. Non so come faccia, organizza viaggi impossibili».
Insieme da 13 anni, sposati dal 2024 con cerimonia particolare.«Dopo la funzione in chiesa abbiamo organizzato una partita di calcetto tra gli invitati, con divise di colori diversi per le squadre di sposa e sposo, l’arbitro in giallo, gli spogliatoi per le docce. Era il nostro sogno!».
Le piacerebbe diventare mamma?«Da donna le dico sì, sarebbe bellissimo. Ma non credo sia il momento giusto. Avere un figlio ti cambia la vita, gli equilibri di coppia. È un passo che va ponderato bene. Ne ho parlato con Cristian, vuole aspettare che sia pronta. Decideremo insieme. Ora mi sento calciatrice».
Quindi vorrebbe farlo a fine carriera?«No, non per forza».
Il Milan, in cui gioca dal 2021, ha introdotto una norma sulla maternità con rinnovo automatico per la calciatrice che rimane incinta.«Un supporto incredibile. È importante che le società mettano a disposizione figure professionali che accompagnino le donne nella gravidanza e in quello che viene dopo».
Intanto accudite una piccola colonia di quattro gatti.«Noi siamo la loro colonia, loro i nostri proprietari!».
Riesce a ritagliare del tempo per sé stessa?«Con lo yoga, lo faccio anche qui in ritiro. Ho portato delle tele con colori e tempere, mi piace dipingere quando ho l’ispirazione. E scrivo, nel mio zaino ci sono sempre penna e taccuino».
In ritiro condividete tanto tempo. Come lo passate?«Facciamo torneoni di ping pong e burraco. L’ultima moda è un gioco che ha portato Julie (Piga, ndr): si chiama Skyjo, è diventata una mania! Vince chi ha più c…».
C’è un portiere a cui si è ispirata?«Sono cresciuta col mito di Buffon. Col tempo ho apprezzato anche Dida, un polipo, e Julio Cesar, tra i pali era un gatto».
Resistono pregiudizi sul calcio femminile?«Il prezzo del cambiamento è il tempo. Dobbiamo creare curiosità, dare modo di metabolizzare la novità. Arriverà il momento in cui tanti apprezzeranno il nostro prodotto. Lì i pregiudizi cadranno e i giovani si avvicineranno al nostro mondo».
Potete vincere l’Europeo?«Non siamo venute per partecipare. Abbiamo sogni grandissimi. Dobbiamo crederci e mettere in campo la miglior versione di noi».