CHARLOTTE – Quando in panchina c’era Simone Inzaghi, all’Inter vigeva un patto fra i giocatori: restiamo alla Pinetina e proviamo a vincere insieme, mettendo da parte le offerte più ricche di altri club. Qualcosa di simile all’accordo che legava la Samp di Boskov, dove il duumvirato Vialli-Mancini convinse i compagni ad aspettare lo scudetto prima di andare a guadagnare di più altrove. Persa malissimo la finale di Monaco, e partito Inzaghi per l’Arabia, quell’equilibrio fragile si è rotto.
La rabbia di Lautaro
Lautaro covava da tempo la rabbia esplosa al termine della partita con il Fluminense per il flirt alla luce del sole fra Çalhanoglu e il Galatasaray, fatto di ammiccamenti del padre e foto del parrucchiere. Il capitano negli anni ha resistito a tante avance, comprese quelle che arrivavano da Madrid, città preferita di sua moglie. Barella e Bastoni, prima che dagli arabi, sono stati corteggiati dalla Premier League e hanno rinunciato alla paga doppia. Di qui la tensione nei confronti di chi invece da tempo si guarda intorno. Ma l’uscita di Lautaro potrà rivelarsi anche un favore a Marotta: un assist per cambiare a fondo l’Inter.
Il ‘mi piace’ della moglie di Inzaghi al post di Calha
«Chi non vuole restare, vada», ha tuonato il Toro dopo l’eliminazione dal Mondiale per club. «Si riferiva a Çalhanoglu», ha subito spiegato il presidente dando certezza ai sospetti, nel tentativo di arginare il caso al solo turco e di accelerarne il trasferimento per trovare subito un sostituto. Ma Çalha, che da capitano della Turchia certe dinamiche le conosce, non c’è stato a fare da capro espiatorio. Su Instagram ha risposto: «Non ho tradito questa maglia». Poi il giro di vite, sulle dichiarazioni di Lautaro e Marotta: «Sono parole che dividono». Fra chi ha messo “mi piace”, anche Marcus Thuram, l’ex nerazzurro Marko Arnautovic e Gaia Lucariello, moglie di Inzaghi. L’ex allenatore nelle stesse ore a Orlando batteva il City con un altro 4-3 e portava l’Al-Hilal ai quarti. Avrebbe potuto trovare l’Inter. E invece.
Il chiarimento chiesto da Chivu
Non ci sono solo i cuoricini social ad avvelenare questo finale. La lista di chi ha espresso solidarietà in privato a Çalhanoglu è più lunga e pesante, a partire da Dumfries e Bisseck: si sentono chiamati in causa perché hanno offerte sul mercato. In una situazione simile c’è Frattesi, bramato da Conte al Napoli. Cristian Chivu ha radunato il gruppo per un chiarimento in hotel a Charlotte. Il racconto ufficiale parlerà di riconciliazione e pacche sulle spalle. Ma la questione è assai più seria. Rimandando in Italia gli infortunati, il tecnico aveva spiegato: «Devono recuperare, e ci sono voci che non fanno bene». Un approccio diplomatico, prima che il capitano ribaltasse il tavolo. «Lui è entrato a gamba tesa, ma io avevo detto le stesse cose, bisogna remare dalla stessa parte», ha detto Chivu, rivendicando la sintonia.
Marotta e il repulisti
Lautaro lascerà che a gestire la crisi sia il tecnico romeno, insieme al vice Kolarov e al collaboratore Palombo. Ma la crepa aperta all’Inter dall’ennesima delusione in una stagione infinita — 63 partite, cinque titoli sfumati — potrebbe spingere altri scontenti a uscire allo scoperto. Se così sarà, avrà vinto Marotta che potrà accelerare il repulisti. È ancora scottato da Skriniar e Brozovic: uno dopo avere giurato amore alla maglia nerazzurra volò a Parigi a parametro zero, l’altro si è accordato con l’Al-Nassr e l’Inter ha incassato solo 18 milioni. In questa chiave va tradotto quel «gli saremo sempre grati» rivolto a Çalhanoglu: lasciamoci da amici.
La solidarietà a Calhanoglu
Il primo a partire è stato Inzaghi, collante di una struttura che si è poi dimostrata fragile. Si gode il momento, ora: quello dell’Al-Hilal. Vincendo contro il City ai supplementari si è preso da solo una rivincita su Guardiola dopo la Champions 2023. Ha dimostrato che non mentiva quando diceva che ad attenderlo nel deserto, oltre ai soldi, c’era un progetto tecnico. Ha ragione quando definisce «un’impresa storica» la vittoria di Orlando. Ma perché sua moglie si è schierata sui social con Çalha? Semplice: quella del turco è una risposta a Lautaro e allo stesso Marotta. E le persone vicine a Inzaghi rimproverano all’Inter e al presidente di non aver fatto molto per trattenerlo: prendendo una punta a gennaio, offrendogli a marzo il rinnovo di contratto che a parole era «una formalità», e mandando un dirigente in tv a spalleggiare il tecnico sugli arbitraggi. Ecco perché, mentre l’Inter si spacca, ora si schierano tutti, per forza: di qua o di là. Inzaghi era il filo invisibile che teneva insieme lo spogliatoio. Chivu dovrà annodarne uno nuovo.