ROMA – Preparare una partita, e vederla realizzarsi in campo esattamente come la si era progettata. Come fosse una pièce teatrale, una cerimonia o un assolo di violino. Tutto quello che Simone Inzaghi ha provato in settimana, nel silenzio della Pinetina, lo ha riportato, senza contaminazioni né sbavature, nella bolgia dell’Olimpico. E così l’Inter ha stravinto contro la Lazio una gara bellissima già dall’inizio. Ritmo da partita di basket, prima attacco io poi attacchi tu. Intensità da Premier League, e di conseguenza qualche bocca aperta in campo già dopo venti minuti, a cercare ossigeno.
«La cronaca della gara»
L’infortunio di Gila, la disavventura di Gigot
I campioni d’Italia hanno vinto sei a zero. Hanno cominciato approfittando della sciagura che ha colpito la squadra di Baroni poco prima della mezz’ora: fuori per un giramento di testa Gila, che da solo è mezza squadra come un tempo lo era Leiva, e dentro il povero Gigot, che ha subito concesso un rigore. Una volta fiutato l’odore del sangue, la squadra di Inzaghi non si è più fermata. E nella gara finora più importante del suo campionato ha dimostrato di sapere reagire alla prima sconfitta in Champions, arrivata sei giorni prima a Leverkusen, senza di fatto avere giocato. A Roma, al contrario, non ha fatto altro che giocare, con la gioia dei bambini e la perfidia del gatto col topo. Da qui a fine anno, per puntare alla vetta della Serie A, dovrà vincere con Como e Cagliari (in trasferta) e sperare in un passo falso dell’Atalanta.
Inzaghi e gli schemi a palla alta
Inzaghi – che ha messo in campo tutti i titolarissimi – per quasi una settimana alla Pinetina ha provato calci piazzati e schemi con palla alta. Una scelta azzeccata, visto che Baroni ha schierato la Lazio senza i lunghi: Vecino e Romagnoli infortunati, Castellanos squalificato e Dia tenuto in panchina per dare spazio alla coppia Pedro-Noslin, che tanto bene aveva fatto col Napoli in Coppa Italia. Proprio da palle alte sono nate tre delle sei reti interiste. La prima su calcio d’angolo, in una di quelle mischie in cui, prima del Var, prendere la decisione giusta era come giocare alle tre carte. Dopo quattro minuti di check (troppi) Chiffi, che aveva annullato il gol di De Vrij, ha dato rigore per un mani di Gigot. Il raddoppio è stato inzaghismo in purezza: da esterno a esterno, cross di prima di Dumfries, gran botta di Dimarco.
Nella ripresa solo Inter
Nella ripresa, una sorta di extra-time, hanno segnato subito Barella da fuori e Dumfries di testa, su assist di Bastoni. Nel finale, quinta rete di Carlos Augusto e sesta di Thuram. Inzaghi si è potuto permettere il lusso di far riposare i più spremuti, per averli freschi già giovedì in Coppa Italia con l’Udinese. Perché vuole prendersi tutto. Se lo chiedi ai giocatori – da Bastoni a Dumfries – dicono che il sogno è la Champions. Ma il tecnico non trascura nulla. Qualcosa ha invece trascurato Baroni. Alla Lazio, applaudita sotto la curva, non ha fatto difetto il ritmo, né il coraggio. Sono pesate le assenze, certo, ma è anche mancato realismo: assurdo scoprirsi contro l’Inter. Per dimostrare che la débacle non ha lasciato strascichi, da qui a fine anno, avrà due occasioni: la trasferta di Lecce e l’Atalanta in casa.
Lazio-Inter 0-6 (0-2)
Lazio (4-2-3-1): Provedel, Marusic, Gila (28′ pt Gigot, 1′ st Lazzari), Patric Tavares, Guendouzi, Rovella, Isaksen (12′ st Tchaouna), Pedro (12′ st Dele-Bashiru), Zaccagni (36′ st Castrovilli), Noslin All.: Baroni.
Inter (3-5-2): Sommer, Bisseck (1′ st Darmian), De Vrij, Bastoni (18′ st Carlos Augusto), Dumfries, Barella (29′ st Zielinski), Calhanoglu (18′ st Asllani), Mkhitaryan, Dimarco (36′ st Buchanan), Thuram, Martinez All.: Inzaghi
Arbitro: Chiffi di Padova
Reti: nel pt 41′ Calhanoglu (r), 45′ Dimarco, nel st 6′ Barella, 8′ Dumfries, 32′ Carlos Augusto, 45′ Thuram Angoli: 4-2 per la Lazio
Recupero: 5′ e 3′.
Ammoniti: Calhanoglu, Bastoni, Rovella, Bisseck, Darmian, Zaccagni per gioco falloso.
Spettatori: 60.000.