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Le idee di Thiago Motta: così è tornata la Juventus. E arriva Koopmeiners

Thiago gestisce il gruppo tranquillizzando i big e coccolando i giovani, senza gerarchie. Presa la stella olandese che si aggiunge a Gonzalez e Conceiçao: 52 milioni più 6 di bonus

TORINO — Thiago Motta ha messo assieme sei punti a basso costo, quasi come se fosse un’impresa dimostrativa: ha pescato a piene mani tra i ragazzi (quattro esordi, due gol, un assist, un rigore procurato) e, con quelli, ha spiegato al campionato che l’idea conta più di chi la interpreta, se ha funzionato anche con formazioni che avevano molto poco di speciale, con giocatori disabituati alla Serie A e gente che già c’era: a Verona, gli unici nuovi erano Di Gregorio (ma il portiere, finora, alla Juve non è servito) e Cabal, non certo un protagonista. Le novità erano dentro ciascun calciatore e chissà se la verità è quella che ha dichiarato Vlahovic: «È vero, abbiamo un allenatore con uno stile diverso, ma con Allegri abbiamo vinto la Coppa Italia. La realtà che siamo cambiati noi, è cambiato il nostro atteggiamento, a cominciare dal mio. Credo che si noti». Ad indurre il cambiamento è stato Motta, su questo non ci piove.

Thiago Motta e il feeling con Vlahovic

La gestione basata sulla meritocrazia (Thiagocrazia, già la chiamano), ma anche sulla cancellazione scientifica e crudele di quasi tutti i rimasugli del passato (l’ultima vittima è Danilo, finito ai margini della squadra), ha cambiato pelle alla Juve. Motta ha messo sullo stesso piano i ragazzini e i veterani. Anzi, ha messo i ragazzini un piano più in su e così il capitano, il più esperto e titolato tra i bianconeri, nelle gerarchie è scivolato dietro a Cabal e Savona mentre l’acquisto fino a all’altro ieri più prestigioso, Douglas Luiz (uno dei pochi nuovi che Motta non ha specificamente chiesto, limitandosi ad approvarlo), è stato messo in anticamera che si affacciasse sulla trequarti (meglio Yildiz e Mbangula) o sulla mediana. Motta parla parla parla. È stato diretto ai limiti del cinismo con quelli sui quali ha tirato una riga (Chiesa, principalmente) e paterno con i più giovani, o i più fragili. Savona lo ha colpito «per il modo che ha di ascoltare». L’impetuoso Gatti si sta trasformando in disciplinato capitano. Vlahovic sta imparando a trovare la calma: «Motta non mi ha mai chiesto di fare gol, ma solo di non uscire dalla partita. Lo so anch’io che spesso mi innervosisco». Le parole di Thiago lo calmano ma d’altronde in questo periodo tutto ciò che l’allenatore fa, dice, decide ha qualcosa di ieratico.

Gli acquisti della Juventus per Thiago Motta

Fin qui, tutto bene. Ora bisognerà vedere l’effetto che faranno i rinforzi da 170 milioni di euro che il mercato sta consegnando e che ancora non hanno inciso per infortunio (Thuram), lentezza di inserimento (Douglas Luiz) o perché le cose sono andate per le lunghe (Koopmeiners, Nico Gonzalez, Conceiçao). In teoria si tratta di quattro titolari e di un’alternativa di pregio, senza contare che potrebbe arrivare pure Sancho: oggi è il giorno decisivo, come anche per la cessione di Chiesa. È in pratica una mezza squadra nuova, persino la mezza più importante perché è quella di qualità più fine (o, nel caso di Thuram, di muscoli più spessi). Se la Juve è questa con i ragazzi, cosa diventerà quando quelli lasceranno il posto ai campioni?

Koopmeiners alla Juventus

L’operazione Koopmeiners, pensata già in primavera e realizzata anche grazie al comportamento poco professionale del giocatore (cosa avrebbe pensato di lui Motta, se si fosse trovato al posto di Gasperini?), si definirà ufficialmente oggi sulla base di 52 milioni più 6 di bonus, tre dei quali facili da raggiungere. A ranghi completi, dunque, la Juve ideale potrebbe essere diversa per cinque o sei undicesimi da quella vista a Verona, però l’allenatore non sembra per niente preoccupato dal pensiero di dover adattare così tanti giocatori nuovi a campionato iniziato e una squadra che già funziona come un orologio. «Li abbiamo presi perché sono forti» dice senza aggiungere altro, senza enfatizzare la rilevanza dei nomi in arrivo e né la montagna di soldi che la società ha investito per loro, nonostante le sofferenze del bilancio. Thiagocrazia, no?

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