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Lecco, la creatura più bello di Luciano Foschi

Il tecnico laziale assaporerà la Serie B dopo 400 panchine nelle serie minori: “Nel calcio si parla troppo, è la vittoria di un gruppo andato a mille nei playoff”.

La lunga rincorsa del Lecco (e del suo allenatore Luciano Foschi) è terminata, la Serie B è realtà dopo mezzo secolo di attesa.

Le emozioni e le riflessioni, tanto semplici quanto di buon senso, del tecnico di Albano Laziale a 'La Gazzetta dello Sport' sono impregnate di gavetta e valori: "E' il coronamento di tanti sacrifici, una gioia tripla perché l'ho raggiunta con una squadra partita con altri propositi, che non ci andava da 50 anni; penso di meritarmi la Serie B, alla mia età non ho molte occasioni di riprovarci. Ho firmato in bianco, la cifra l'ha messa il presidente: se le cose fossero andate bene, ne avremmo parlato.. Per fare la Serie B alla squadra mancano 7-8 elementi, è il problema minore: la società e il Comune devono impegnarsi a studiare un piano che permetta ai nostri tifosi di vedere la squadra al Rigamonti-Ceppi e alla città di avere la vetrina che merita".

La passione per questo sport permette al 55enne di andare al di là dei veleni e delle etichette: "Amo il calcio alla follia, registro e vedo le partite perché mi piace, è passione; studio i colleghi, mi sono arricchito quando sono andato a vedere il lavoro di Parma e Reggiana. Nel calcio spesso si parla e si dicono cose non vere, ma alla fine la verità viene fuori: adesso il 'bollito' va in Serie B, è una sorta di rivincita verso chi dà aria alla bocca senza conoscere le persone. Nel calcio si fanno troppe chiacchiere e si creano problemi che non esistono, è uno sport di squadra, il giocatore ti fa vincere la partita, il gruppo il campionato; un giocatore poco impiegato fa alzare il livello degli allenamenti..".

Tra i ricordi di una carriera questa stagione avrà la cornice più preziosa, assieme a una alchimia che non è sempre facile creare: "E' la mia impresa più bella, a Olbia ho vinto lo Scudetto Dilettanti senza conoscere bene il mestiere, a Novara ho scritto una pagina di storia vincendo i playoff di Serie C2 perché non si vinceva da una vita. Il Lecco ha avuto forza mentale, spensieratezza e convinzione, ci davano per perdenti e questo ha stimolato i ragazzi, siamo cresciuti nei playoff, dove avevamo la condizione migliore, sia sul piano tattico sia sul piano tecnico. Il piazzamento conta poco, serve programmazione: il primo turno contro l'Ancona, dopo tanti giorni fermi, è stato il più difficile; contro il Pordenone abbiamo capito che avremmo potuto battere chiunque; il Cesena era la più forte, ma al ritorno ne avevamo di più. All'inizio pensavo di arrivare nelle prime 10, ma mi sono accorto che tutti i ragazzi si sentivano importanti e si allenavano divertendosi: arrivavano prima per stare assieme, nasce così un gruppo vincente"

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