Caro campionato, sembrerà strano ma ci sei mancato. Sei mancato a tutti quelli per cui Capodanno non è il primo gennaio, ma il primo minuto della prima giornata di Serie A, anche se è così strano vivere questo minuto a ridosso di Ferragosto. Si sa che ormai i calendari sono come elastici troppo tesi o troppo laschi, si fatica a distinguere tra ultima amichevole estiva e prima partita vera, forse non ci abitueremo mai. Ma quando il campionato è fermo, è come una sospensione della vita vera.
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Ci sei mancato, campionato, anche se ci sono stati gli Europei e le Olimpiadi nell’estate smisurata dello sport: ma senza di te è come parlare d’altro. Perché gli Europei sono la Nazionale finché dura, le Olimpiadi sono il mondo, però il campionato è casa. E a casa si torna sempre. Niente è come casa.
Anche con un mercato sempre aperto, con giocatori fantasma in partenza e in arrivo, con formazioni destinate a cambiare pelle in un paio di settimane, ci sei mancato, campionato. Con cosa illudersi, altrimenti? Chi canzonare? Chi aspettare? In cosa sperare? E pazienza se per guardarti, campionato, bisogna spendere sempre di più, pazienza se ora ricominceranno le discussioni, le polemiche e le liti su arbitri e Var, Federcalcio e Lega: noi sappiamo, caro campionato, che alla fine tu sei sempre migliore di chi ti governa, e sappiamo che gli atleti sono ancora la parte più nobile di questo teatro.
Forse non ci sono più i campioni di qualche stagione fa, bisogna farci bastare quelli che abbiamo: ci proveremo, l’ha detto anche Velasco, smettiamola di rimpiangere quello che non c’è, così si spreca la vita (lui non parlava del campionato, è vero, ma il campionato è come un’enorme stanza con dentro tutto, è metafora cosmica, è l’armadio del trovarobe).
Ci sei mancato, campionato, anche nell’imminenza della nuova Champions che ci darà più partite e più notti, però noi sappiamo che la bellezza non procede per accumulo ma per incanto, non è una catasta, è una magia e arriva quando vuole, meglio se imprevista, meglio se nel piccolo (sarebbe bello uno sport a chilometro zero o quasi, ce lo hanno spiegato proprio le Olimpiadi: ma nel calcio è quasi impossibile). Avremo dunque più coppe, ma tu, campionato, saprai resistere, non ti farai soffocare dagli interessi superiori: del resto, sei un interesse superiore pure tu.
Ancora una manciata di ore e si ricomincia, che bello. Come quando da bambini ripartiva la scuola, rigorosamente il primo ottobre (erano meno intasati non solo i calendari della Serie A), ed era un piacere annusare il cuoio del nuovo portapenne, accarezzare la nuova cartella (un anno, chissà perché, andò di moda quella con le setole tipo cavallo), mettere in ordine i quaderni secondo i colori, e papà ci foderava i libri. Perché, caro campionato, questo sei tu: un rito antico, un compagno da sempre, qualcosa come la famiglia. E ci sei mancato, ci manchi sempre, per una ragione molto semplice: perché ti vogliamo bene.