BARCELLONA — Negli ultimi dieci anni, quando né il Real Madrid né il Barcellona sono riusciti a raggiungere quota 86 punti, il titolo di Liga è andato all’Atlético. È successo due volte: nel 2014 e nel 2021. Ebbene, numeri alla mano, se verrà mantenuta l’attuale media punti, i blancos e i blaugrana a malapena riusciranno a superare la barriera degli 80. I colchoneros, del resto, sono più abituati dei loro grandi rivali a lottare e venire fuori dal barro, dal fango. Quando le cose non vanno per il verso giusto, Diego Pablo Simeone ha qualcosa in più rispetto ai suoi colleghi che, invece, per arrivare in fondo con successo hanno bisogno di continue certezze.
Il Cholo no, nel dubbio ci sguazza a piacere. Anzi, se diamo un’occhiata alle ultime settimane, risulta evidente come è proprio dal momento di massima difficoltà – quando le critiche cominciavano a rincorrere un allenatore che, in quasi 15 anni di onorato servizio, è stato messo in discussione pochissime volte e per pochissimo tempo – che il tecnico argentino è riuscito a trovare le energie e le idee giuste per risalire fino ad arrivare in vetta: 38 punti dopo 17 gare, gli stessi del Barça che, però, di incontri ne ha disputato uno in più. A seguire, il Real Madrid che di partite ne ha giocate quanto l’Atlético, ma di punti ne ha uno in meno.
«la classifica della Liga»
Undici vittorie consecutive, sei delle quali in Liga e cinque conquistate di misura, con un solo gol di scarto. Come l’ultima, quella ottenuta nel derby madrileno contro il Getafe: “L’1-0 è il miglior risultato perché vuol dire che hai lavorato bene in difesa e sei stato efficace in attacco”, ha sottolineato il Cholo subito dopo la fine della gara. Come ogni aggettivo, anche “efficace” assume contorni soggettivi che, quindi, non incontrano i gusti di tutti, ma non per questo non sono assolutamente legittimi. Guai però a parlargli di titolo. In questo caso, infatti, le barricate diventano più fitte e il ricorso alla sua filosofia preferita, quella del “partido a partido”, è praticamente scontato: “So di essere ripetitivo e noioso, ma non cambierò: fino all’ultimo giorno, ragioneremo “partita dopo partita”. Se abbandoniamo questa prospettiva, non c’è luce possibile per noi. Non abbiamo altro modo di guardare il nostro presente se non lavorando e cercando di continuare a migliorare”.
Sabato Barcellona-Atletico
Miglioramenti attesi anche in vista della supersfida di sabato prossimo, quando l’Atlético si presenterà sulla montagna magica di Montjuic per confermare sul campo del Barça che, quest’anno, sia Hansi Flick che Carlo Ancelotti dovranno tenere in considerazione fino alla fine la variabile Simeone. E, del resto, se è vero, com’è vero, che il campionato è il torneo della regolarità e che per vincerlo diventa fondamentale il contributo delle seconde linee, fino a questo momento, è stato proprio il club materassaio a dimostrare di avere la rosa più competitiva. Prova ne sia, solo per restare all’ultimo fine settimana, il gol vittoria firmato, contro il Getafe, da Alexander Sorloth che con sette reti è il miglior realizzatore della sua squadra, assieme ad Antoine Griezmann, nonostante abbia giocato poco più della metà dei minuti disputati dal fuoriclasse francese. E che dire di Angel Correa, uno che ogni volta che entra è decisivo o di capitan Koke che ha accettato, di buon grado, il ruolo che Simeone gli ha affidato quest’anno? “Prima dell’inizio della gara ho parlato con i ragazzi per ringraziare quelli che non sarebbero scesi in campo dall’inizio. Ci sono calciatori molto importanti che stanno partecipando in modo straordinario quando entrano a partita in corso. Per competere come vogliamo abbiamo bisogno del coinvolgimento di tutti proprio così come stanno facendo. È il nostro punto forte. E quando dico questo penso, tra gli altri, a Koke un giocatore molto importante nel percorso che abbiamo fatto in questi anni e che, ciononostante, sa che, se abbiamo bisogno di lui solo per 20 minuti, entra e dà tutto quello che ha. Ora sotto con il Barcellona”.
Barcellona in difficoltà, Yamal infortunato
Sfida, quella del prossimo fine settimana, alla quale l’Atlético arriverà con la consapevolezza di poter far saltare il banco contro una squadra in crisi di risultati in campionato, soprattutto in casa, come dimostrano le due recenti sconfitte consecutive rimediate contro i tutt’altro che proibitivi Las Palmas e Leganés. Per di più, il bilancio della gara contro i madrileni è stato reso ancora più pesante dall’infortunio di Lamine Yamal che rimarrà fuori per almeno 20 giorni a causa di una lesione alla caviglia destra. Un ennesimo imprevisto per una squadra che aveva cominciato la stagione a cento all’ora, facendo pensare di poter arrivare in fondo anche il freno a mano tirato. E, invece, la frenata, improvvisa, è arrivata prima della fine del girone d’andata e ha finito per vanificare quanto di buono fatto fino allo scorso 26 ottobre, quanto i blaugrana umiliarono il Real Madrid di Ancelotti nel primo Clásico stagionale, disputato al Santiago Bernabéu e finito con un rotondo 0-4. E così, i 38 punti racimolati dopo 18 incontri sono anche il minimo punteggio ottenuto dal tanto vituperato Xavi Hernández che, nei suoi primi 18 incontri in sella al club catalano, di punti ne fece addirittura 47. Detto questo, Flick non è in discussione, perché è stato in grado di restituire il sorriso a una piazza depressa, giocando un calcio spettacolare anche in Champions, dove soltanto il Liverpool capolista ha fatto più punti dei blaugrana. Anche lui, però, comincia a mostrare qualche segnale di nervosismo, come dimostra l’espulsione rimediata durante la gara, della scorsa settimana, contro il Betis che gli ha impedito di sedere in panchina ieri e glielo impedirà sabato prossimo: “Accetto la squalifica e me ne dispiaccio. Chiedo, però, agli arbitri di essere così solerti non solo nei confronti dell’area tecnica del Barça, ma con tutti».
Real Madrid sconfitto già cinque volte
Dai cinque punti del Barcellona nelle ultime sei giornate di campionato, alle montagne russe di un Real Madrid incapace di mantenere un livello costante per più di tre partite di fila. Prova ne siano le cinque sconfitte rimediate in questi primi quattro mesi di stagione dai campioni d’Europa in carica che, in tutta la campagna passata, avevano perso soltanto due volte. E, invece, tra un infortunio e l’altro, Carletto non è riuscito a tenere alta la tensione di una squadra che reagisce soltanto quando pensa di essere con l’acqua alla gola. È successo a Bergamo, nella “finale” contro l’Atalanta (Vini e compagnia non si potevano permettere un altro passo falso in Europa), e a Vallecas, dove i blancos si erano ritrovati sotto di due reti prima di ribaltare l’incontro per, poi, rilassarsi di nuovo consentendo al Rayo di riacciuffare un punto. Pareggio che ha lasciato l’amaro in bocca e una buona scia di polemiche all’ombra del Bernabéu: “Quello su Vinicius mi sembra un chiaro fallo da rigore”, ha assicurato Carletto a fine gara. Eppure, né l’arbitro né Var sono stati del suo stesso avviso e, sebbene Real Madrid Tv continui a gridare al complotto, non sono in pochi, tra i moviolisti spagnoli, a sostenere che sia stata presa la decisione giusta. Ed è per questa ragione che non resta che guardare avanti, verso l’Intercontinentale di mercoledì prossimo, quando il Real proverà, per dirla con Ancelotti, a mettere “la ciliegina sulla torta di quest’anno”. E la buona notizia per il tecnico emiliano è che, contro i messicani del Pachuca, potrebbe bastare anche una prestazione a intermittenza per proclamarsi “campioni del mondo”.