La peggior Inter della stagione. Spenta, molle, rassegnata. Inzaghi esce con le ossa rotte da Firenze, e non solo per la sconfitta che tiene il Napoli davanti in classifica. Simone deve analizzare cosa c’è dietro il crollo dei suoi contro una Fiorentina ridotta ai minimi termini, eppure capace di rifilare tre gol ai nerazzurri. I numeri fotografano l’eccezionalità (in negativo) della partita di giovedì sera. L’Inter ha perso una gara in serie A senza segnare e subendo tre reti per la prima volta dal 2 dicembre 2016 (0-3 al San Paolo); un ko con almeno tre gol di scarto non si registrava dal 19 maggio 2019 (1-4, sempre a Napoli); una partita senza reti realizzate mancava dal 4 maggio 2024 (0-1 col Sassuolo). “Abbiamo sbagliato completamente partita, è mancato tutto: corsa, determinazione, voglia”, le parole di Inzaghi. “Non siamo stati bravi a reagire, il secondo tempo è andato ancora peggio del primo. Il responsabile sono io. Ora però non è il momento di fare drammi”.
Gli interisti non sanno saltare l’uomo
Cosa non ha funzionato a Firenze? I temi sono tre. Partiamo con una difficoltà tattica. Non una novità: l’Inter soffre le squadre che sanno compattarsi e chiudere gli spazi. Al netto delle due fiammate iniziali, i nerazzurri hanno faticato enormemente a trovare varchi nel 4-4-2 stretto e corto della Fiorentina, con due difensori adattati sulle corsie a centrocampo. I viola restavano rannicchiati dietro, attenti, e gli interisti gli rimbalzavano addosso. Questo problema apre a un’altra riflessione nota: nella rosa dell’Inter mancano giocatori in grado di saltare l’uomo, gente che crea superiorità numerica.
Le riserve non all’altezza
Altro tema: in attacco, dietro Lautaro e Thuram, le riserve non sono all’altezza. Quando i titolari steccano, chi subentra raramente riesce a cambiare l’inerzia di una partita. A Firenze Marcus è stato tra i meno peggio, Lautaro invece si è fatto notare solo per un marcato nervosismo. Arnautovic, in campo nel finale, è riuscito a sprecare in pochi minuti una buona occasione. “Non analizzerei tanto i singoli – ha detto – perché è stata una prova negativa da parte di tutti. Sono contento di quello che ho a disposizione. Taremi convive con un problema, Arnautovic cresce, Correa è fermo. Questa squadra mi ha dato tantissime soddisfazioni, ora è giusto essere arrabbiati ma dobbiamo ripartire attraverso il lavoro”.
Uno spirito rassegnato
Il terzo punto, lo spirito. Contro la Fiorentina l’Inter è stata arrendevole. Nel derby, dopo un primo tempo difficile, i nerazzurri hanno assaltato la porta di Maignan. Al Franchi invece la ripresa è stata un disastro. A impressionare è stato proprio l’atteggiamento: passivo, rassegnato all’inevitabile man mano che il tempo passava. Chi è entrato dalla panchina ha fatto peggio di chi era in campo. Ne è la prova Dimarco, che con un passaggio svogliato e pigro ha regalato a Kean la doppietta e messo i titoli di coda alla partita. “Non siamo stati bravi a riorganizzarci una volta incassato l’1-0”, ha spiegato Inzaghi, bravo nel post gara a tenere un piglio sereno nonostante il tonfo. Vero che i punti di distacco dal Napoli capolista sono solo 3, con ancora 15 partite da giocare compreso lo scontro diretto del Maradona del 3 marzo. Il tempo per rifarsi sotto c’è, anche perché dopo 8 gare in 21 giorni l’Inter in questo mese avrà modo di giocare una volta a settimana, proprio come Conte, almeno fino al 25 febbraio (Coppa Italia con la Lazio). Un vantaggio guadagnato grazie al grande percorso europeo, che ha permesso a Simone di evitare i play-off. Ricaricare le pile, resettare e ripartire: lunedì a San Siro, per uno strano scherzo del calendario, arriva di nuovo la Fiorentina.