La sfida tra i presidenti più contestati d’Italia. È vero che adesso c’è anche Friedkin nel club dei patron osteggiati dai propri tifosi, ma Lotito e Cairo — rivali oggi a Torino, dove alle 12,30 la Lazio affronta i granata di Vanoli — questa situazione la vivono da anni e negli ultimi mesi è perfino peggiorata. Lo dimostrano le manifestazioni che poco tempo fa hanno mobilitato migliaia di sostenitori laziali (prima) e torinisti (dopo): la protesta si è poi spostata allo stadio, tra striscioni e cori offensivi, e neanche il buon inizio di stagione delle due squadre ha contribuito ad arginarla.
Lotito è presidente da 20 anni, Cairo da 19 e al di là dei risultati — decisamente diversi, 6 trofei e 16 qualificazioni alle coppe europee per il patron biancoceleste, zero (sul campo, poi due ottenute grazie all’esclusione di Parma e Milan) per il granata e un solo derby vinto su 29 disputati — non sono mai entrati nel cuore delle rispettive tifoserie. La storia per Lotito potrebbe cambiare se vincesse la corsa al Flaminio: l’accordo con Legends, rivelato da Repubblica, è un segnale significativo della volontà di farcela, ma il progetto completo da presentare ad ottobre dovrà convincere il Comune.
In quanto ai rapporti tra i due presidenti, la classica metafora delle montagne russe rende l’idea: prima alleati, poi nemici per più di due anni (2020-2022) e dall’inizio del 2023 di nuovo vicini per questioni di politica sportiva. La guerra tra loro è finita (almeno per ora), ma oggi entrambi hanno ottimi motivi per spuntarla sull’altro: Cairo vuole che la sua squadra resti a sorpresa prima in classifica, Lotito pretende che la Lazio inverta il trend in trasferta (due gare, due sconfitte) e che ripeta l’ottima prestazione contro la Dinamo Kiev. Proveranno a fare punti, i biancocelesti, con la formazione-tipo: Provedel; Lazzari, Gila, Romagnoli, Tavares; Guendouzi, Rovella; Isaksen, Dia, Zaccagni; Castellanos.