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Lukaku e la crisi del Napoli: contro il Como tocca il pallone una volta ogni 8 minuti

Nel febbraio nero della squadra di Conte (tre sconfitte e un pareggio) si fa spazio la difficoltà di incidere del centravanti belga: non segna dal 2-1 alla Juventus del 25 gennaio

NAPOLI — Un mese senza vittorie, per fortuna del Napoli il più breve dell’anno. Febbraio è stato orribile: tre pareggi (con altrettante rimonte subite) e per chiudere in bruttezza la resa di domenica mattina a Como, costata il primo posto della classifica. I problemi della squadra di Antonio Conte erano evidenti da settimane, ormai, ma la contemporanea frenata delle più dirette inseguitrici aveva permesso agli azzurri di nascondere la polvere sotto al tappeto, nella speranza che il periodo di difficoltà si esaurisse senza fare troppi danni. Invece alla fine i nodi sono venuti al pettine lo stesso e proprio nel momento meno opportuno, con dietro l’angolo la sfida al vertice di sabato pomeriggio (ore 18) al Maradona contro l’Inter.

Napoli e i danni del mercato invernale

Lo scettro del comando ha infatti cambiato padrone ed è un duro colpo per il morale di Di Lorenzo e compagni, oltre che per quello dei 55 mila tifosi che hanno già polverizzato con largo anticipo tutti i biglietti. L’entusiasmo si è trasformato in preoccupazione e c’è poco tempo per metabolizzare la realtà dei numeri: cruda fotografia della lepre che è diventata di colpo inseguitrice. Il Napoli è di gran lunga la squadra che ha passato più tempo al vertice della classifica, in questo campionato. Ma per rimanere lassù così a lungo è andato spesso al di là dei suoi limiti: ingigantiti dall’emergenza dell’ultimo mese e mezzo (cinque infortuni seri) e dall’harakiri del mercato invernale, in cui l’organico – già meno attrezzato rispetto a quello della concorrenza – è stato ulteriormente indebolito con la cessione di Kvaratskhelia. Conte non a caso ha utilizzato spesso il termine “resilienza”, per descrivere l’ostinazione con cui il tecnico leccese e i suoi giocatori si sono aggrappati con tutte le loro forze al primato, finendo per portare il motore degli azzurri al limite e poi fuori giri.

Il febbraio nero del Napoli: la crisi di Lukaku

Sul pessimo febbraio del Napoli incide pesantemente la crisi di Lukaku, che non segna dal gol (sul rigore) contro la Juventus dello scorso 25 gennaio. Il centravanti belga – voluto a tutti i costi da Conte nel mercato estivo – a Como ha toccato appena otto palloni in 62 minuti, poi il tecnico lo ha sostituito con Simeone. Dal quel momento, però, il rendimento in campo del Napoli è peggiorato, invece di migliorare. Questo è il paradosso dell’ex capolista: il belga sembra tornato quello, abulico, di inizio stagione, quando non riusciva a dare profondità alla squadra ma nemmeno a svolgere i compiti tipici del pivot, che viene incontro ai centrocampisti per cucire il gioco. Però, quando Lukaku non c’è, la sua assenza pesa e il Napoli si smarrisce ancor di più, cedendo campo agli avversari.

Un crollo preceduto da molte avvisaglie

Più in generale, il crollo psicofisico nel secondo tempo di Como è stata la somma delle difficoltà superate a fatica nelle precedenti sfide con Roma, Udinese e Lazio. La misura era colma e alla fine la resa è arrivata, complice il cambio in corsa del modulo tattico (col passaggio al 3-5-2 imposto dall’emergenza) che ha aggiunto alla stanchezza pure un po’ di confusione. Il prezzo più alto lo hanno pagato i difensori, tant’è che dopo i 4 gol subiti negli ultimi 180′ il Napoli non ha più la migliore difesa del campionato. Conte lo sa e grazie al recupero di Olivera si prepara con l’Inter a tornare subito al passato, rispolverando il più collaudato modulo 4-3-3. Ma pure la restaurazione comporterà i suoi rischi, perché come esterno del tridente non si è mai trovato a suo agio Raspadori: a segno contro Lazio e Como giocando da seconda puntata. La coperta è corta ed è poco pure il tempo a disposizione, con l’Inter dietro l’angolo.

La volata scudetto

Niente giorno di riposo per gli azzurri al rientro dalla trasferta in Lombardia, anche se forse la squadra avrebbe avuto bisogno di staccare un po’ la spina. Lavoro, lavoro e lavoro: è questa la ricetta a Castel Volturno per uscire dal tunnel. Se non altro non c’è più il peso di un primato da difendere e i giocatori potranno presentarsi alla resa dei conti del Maradona con la testa un po’ più sgombra. Lo scudetto non è mai stato nei piani in questa stagione ed è mancata la volontà sul mercato di trasformare il sogno in realtà. Con un solo punto di distacco dalla vetta a 12 giornate dalla fine, però, il vero delitto sarebbe alzare in anticipo bandiera bianca. Febbraio sta per finire e i 55 mila tifosi attesi sabato a Fuorigrotta si aspettano un poderoso colpo di coda.

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