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Manchester City-Inter 0-0: nerazzurri già a livello dei più forti

Bella prova della squadra di Inzaghi, che sfiora anche il colpaccio nel finale

MANCHESTER – Al football sinfonico di Guardiola, ha opposto un calcio jazz fatto di fughe, calore e improvvisazioni sul tema. Simone Inzaghi è uscito dalla tana del Manchester City con uno 0-0 e fra gli applausi dei tifosi di casa, abituati a vedere gli allenatori avversari infilarsi nel tunnel a testa bassa. In una riedizione a lieto fine della finale di quindici mesi fa, l’Inter ha dimostrato quello che Pep – “il più bravo di tutti”, ha concesso Simone alla vigilia – ripete da mesi: i nerazzurri questo torneo se lo giocano davvero. Il primo tempo è sembrato il terzo mai giocato allo stadio Ataturk quindici mesi fa: palla al City, che la passa qui e la passa là, e Inter pronta a ripartire al primo tocco sbagliato.

«La cronaca della partita»

Il risultato sono stati gli applausi del pubblico al doppio fischio dello svedese Nyberg. I 53mila dell’Etihad Stadium, impianto già vecchiotto e sempre senza cuore nonostante le vittorie, hanno apprezzato tutto, dalle occasioni sottoporta di Darmian e Carlos Augusto all’unico acuto di Haaland, che quando è riuscito a fuggire alla stretta del pitone Acerbi ha calciato largo. Notizia per i nerazzurri: la mancanza di Lautaro – entrato poi nella ripresa, volenteroso ma anonimo – non si sente così tanto.

I panchinari di lusso di Guardiola

Nella ripresa Guardiola ha dato sfoggio di opulenza, mettendo in campo due dei tanti panchinari: Foden e Gundogan. Come andare a fare la spesa al supermercato in Bentley. Normale, per una squadra che spende miliardi – barando, secondo gli avvocati della Premier League – e ha vinto il campionato per sei volte nelle ultime sette edizioni. Per Pep, che i cambi li centellina, una mezza rivoluzione. Ma non è bastato a cambiare la storia della partita: City bello, Inter comunque incisiva.

Il match point di Mkhitaryan

Inzaghi ha anche provato il lusso di disperarsi un paio di volte. Prima, quando Darmian anziché tirare ha fatto un inspiegabile tacco per un Barella strepitoso, ma nell’occasione in ritardo. Poi quando Mkhitaryan ha steccato un rigore in movimento. Certe partite non le puoi sottovalutare e quella col City – che pareggiando con l’Inter ha centrato il 47esimo risultato utile consecutivo in casa – è senz’altro una di quelle. Ma i cambi parlano chiaro: togliendo nel finale Thuram e non Taremi, l’allenatore ha dimostrato di avere la testa già al derby di domenica. Vincendo, l’Inter centrerebbe la settima vittoria consecutiva, che nessuna delle squadre milanesi ha mai raggiunto in 115 anni di stracittadine. Sarebbe un risultato storico. La doppia sfida di Champions contro due grandi di Inghilterra ha ribadito come Inter e Milan oggi siano su livelli differenti. Ma non è detto che questo in un derby sia un vantaggio per chi guarda dall’alto in basso.

Manchester City 0

Inter 0

Manchester City (4-1-4-1) Ederson – Lewis, Dias, Akanji, Gvardiol – Rodri – Savinho (1’ st Foden), Silva (35’ st Doku), De Bruyne (1’ st Gundogan), Grealish – Haaland. All. Guardiola.

Inter (3-5-2) Sommer – Bisseck (30’ st Pavard), Acerbi, Bastoni – Darmian (30’ st Dumfries), Barella, Calhanoglu (37’ st Frattesi), Zielinski (20’ st Mkhitaryan), Augusto – Taremi, Thuram (20’ st Lautaro). All. Inzaghi

Arbitro Nyberg (Sve)

Note Ammonito Dias, Spettatori 53.000

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