C’è stato un tempo in cui la vita di un tifoso del Manchester City veniva regolarmente rovinata dal Manchester United. Con un libro che porta questo titolo, lo scrittore Colin Shindler ha fatto la sua fortuna. Se gli inglesi avessero avuto una nuvola di Fantozzi, l’avrebbero vista posarsi sul capo dei Mancunian, una squadra segnata fino agli anni Novanta da un senso irrimediabile di sconfitta, spesso grottesca, come quando retrocessero in B facendo trascorrere il tempo con la palla accanto alla bandierina del calcio d’angolo. Solo che avevano sbagliato a fare i calcoli sulla differenza reti. Ma questi sono giorni in cui puoi scoprire per alleati certi vecchi nemici, perfino nel calcio.
Perché il derby tra City e United si è capovolto
Così, la vita ai tifosi del City adesso lo United la rallegra, avvelenando il fegato e la bile ai suoi. I Paperini di una volta son diventati ricchi come Paperone e fortunati come Gastone. Da quando lo United ha vinto l’ultima Premier League nel 2013, dall’altra parte ne hanno messe insieme sei più una cassaforte di argenteria nella quale stanno rinchiuse due Coppe d’Inghilterra, cinque Coppe di Lega, una Champions, una Coppa del mondo. Neppure quando il City sembra di salute cagionevole cambia qualcosa. Era da 21 anni che non perdeva due delle prime tre partite nella stagione. Quale occasione migliore per trovarlo in un derby? Invece Rodri si è messo a giocare come faceva quando si meritò il Pallone d’oro prima dell’infortunio; Haaland ha segnato più o meno come al solito; e la vita dei tifosi dello United non è cambiata, anzi. Risultato: 0-3.
Amorim e la crisi dei Red Devils
Ruben Amorim è l’allenatore strappato dieci mesi fa allo Sporting a stagione in corso. Portarlo all’Old Trafford sembrava urgente, urgentissimo. Aveva la veste del nuovo profeta che indica la via. Deve averla scordata durante il viaggio. Con lui in panchina la squadra ha vinto otto partite su 31 e mai due di fila in campionato. Hanno speso 250 milioni di euro per prendergli uno dei centravanti più corteggiati d’Europa (Benjamin Sesko dal Lipsia), l’ala rivelazione del campionato scorso (Bryan Mbeumo dal Brentford), un attaccante brasiliano che gli piaceva tanto (Matheus Cunha dal Wolverhampton). Eppure quattro punti nelle prime quattro giornate è il peggior inizio della squadra dal 1992, col terrore che di questo passo fra 12 mesi il record possa essere battuto.
La maledizione dello United
Gary Neville va dicendo in tv che i giocatori hanno perso fiducia in Amorim. Come fanno certi leader insicuri, ai suoi calciatori scontenti l’allenatore dice che quella è la porta, se vogliono andarsene possono. È superfluo incoraggiarli. Se ne vanno lo stesso. Antony è rinato al Betis Siviglia, McTominay al Napoli non ne parliamo, col terrore negli occhi i tifosi hanno visto pure Hojlund far gol al primo pallone toccato con una maglia di colore diverso. Va a finire che c’è speranza perfino per Sancho all’Aston Villa. In città non si trova più nessuno disposto a ripetere che Amorim sarà il nuovo Ferguson, meglio così, perché chissà che rischierebbe.
La profezia peraltro non è neppure più tanto originale, consumata in questi ultimi 12 anni dal medesimo uso fatto con David Moyes, Ryan Giggs, Louis van Gaal, José Mourinho, Ole Gunnar Solskjaer, Ralf Rangnick, Erik ten Hag, Ruud van Nistelrooy. Tutti bravi. Altrove. Prima e dopo. Il Manchester United è il più grosso buco nero che si aggira per il calcio. Ingoia stelle come i pitoni le prede. Amorim è un allenatore che in Italia avremmo già chiamato integralista. Nulla lo smuove, il risultato è una circostanza. «Se ci sarà la volontà di cambiare lo stile di gioco alla squadra, sarà necessario cambiare allenatore» ha detto dopo la sconfitta nel derby offrendo una pericolosa idea ai proprietari. «Io soffro più di voi», ha invece giurato ai tifosi. Eccone un altro a cui il Manchester United ha rovinato la vita.