Compie settant’anni l’uomo che urlando tutta la sua invincibile felicità ci ha portato dal bianco e nero al colore, ci ha accompagnato verso l’uscita degli anni di piombo e ci ha consegnati in ostaggio al decennio di meravigliosa fuffa, ci ha fatto vivere – eterna è la riconoscenza – uno di quei tre-quattro momenti che nella vita di ognuno di noi fanno ancora luce.
Gli esordi di Tardelli e il legame con Gigi Riva
Marco Tardelli da ragazzino era magro, quasi sghembo, giocava ala sinistra, imitava il suo idolo, Gigi Riva, correva per la naturale attitudine di chi scappa da qualcosa. Dalla Garfagnana, dov’è nato, a Capanne di Careggine il 24 settembre 1954, di umili e dignitose origini, in una famiglia dove non si aveva il tempo di essere contenti, venuto su con l’idea fissa di restituire ai genitori che l’avevano cresciuto – e ai tre fratelli maggiori – un po’ di fatica spesa e qualche carezza trattenuta. Prima squadra a quattordici anni, il San Martino, all’oratorio di Pisa dov’è cresciuto; esordio in Terza Categoria a quindici anni, contro califfi che ne hanno il doppio.
La carriera di Tardelli
Carriera iniziata a Pisa, finita in Svizzera, al San Gallo, in mezzo anche un anno al Como e un biennio all’Inter, ma il Tardelli fissato nell’immaginario collettivo è quello del favoloso decennio alla Juventus (1975-1985, cinque scudetti più tutte le coppe) e quello che indossa la maglia azzurra: campione del mondo al Bernabeu di Madrid, 81 presenze, 6 reti, due mondiali giocati al top della forma (1978 e 1982), figlio prediletto di Enzo Bearzot (che lo chiamava “Coyote” perché alla vigilia delle partite non dormiva mai) con cui c’era un affetto che – anche a distanza di tanti anni – emerge con una forza che commuove e disarma.
I soprannomi di Tardelli
“Schizzo”, altro soprannome datogli per la sua rapidità da Luciano Spinosi, è stato una mezzala asciutta nel dosare il palleggio, frenetica nella corsa, imprevedibile nell’inserimento in area avversaria: un fuoriclasse completo che – a testimonianza della sua statura – non manca mai di vedere inserito il suo nome nella Top 11 dell’Italia dal dopoguerra ad oggi. Aveva personalità, carattere, tigna. Impiegato come terzino ad inizio carriera – oggi si direbbe esterno basso – ha sempre mantenuto la prerogativa della marcatura e del tackle nel suo repertorio. Smessa l’attività agonistica ha allenato, vincendo un Europeo con l’Under 21 di Pirlo e Gattuso, Ventola e Comandini; a fasi alterne invece la sua esperienza nei club, dal Como – portato dalla C1 alla B – ai tre esoneri (Cesena, Bari, Arezzo), con la stagione all’Inter – l’unica in Serie A – non all’altezza delle ambizioni. È stato vice di Cesare Maldini in azzurro, compagno di viaggio del Trap con la nazionale dell’Irlanda, per qualche mese ha anche guidato, da solo, l’Egitto.
Cosa fa Tardelli oggi
Essendo un uomo intelligente e con la schiena dritta, nonché di certificato carisma, il mondo del calcio in questi ultimi quindici anni di tanto in tanto l’ha reclamato, senza però mai conquistarlo definitivamente. È stato nel cda della Juve nel post-Calciopoli, ma se n’è andato dopo un anno: troppi dissidi, vedute e modalità diverse di intendere la gestione del club. Nel 2020 si è candidato alla presidenza dell’Aic, Associazione Italiana Calciatori, salvo poi rinunciare. Più lineare il suo percorso televisivo: da molti anni Tardelli è un apprezzato opinionista sulle reti Rai. L’ironia non gli fa difetto, la sagacia lo aiuta a marcare una differenza, la lettura del gioco gli risulta naturale. I giudizi sono sempre stati sferzanti – non è uomo da manuale Cencelli, la sua autobiografia l’ha voluta intitolare “Tutto o niente” – ma nel tempo i commenti si sono fatti più carezzevoli e tolleranti, verrebbe da dire che sono quelli di chi è finalmente in pace con se stesso.
Marco Tardelli e la compagna Myrta Merlino
La compagna Myrta Merlino lo ha scontornato regalandogli una figura meno spigolosa, di sicuro più incline al sorriso e alla comprensione del mondo, anche nelle sue storture (che comunque non si rassegna ad accettare). Oggi Tardelli – due figli realizzati, Sara, avuta dalla prima moglie Alessandra, e Nicola, avuto dall’ex compagna Stella Pende – è ambasciatore per lo sport dell’ONU, si diverte a raccontare storie di uomini e di calcio in televisione, vive con la compagna Myrta tra Roma e Pantelleria, custodisce il ricordo di amici di una vita che non ci sono più, Gaetano Scirea e Paolino Rossi, soprattutto è nonno fierissimo di due gemelli. Per gli amanti della precisione, il famoso urlo dura sette secondi netti. O meglio: sette secondi più milioni di vite.