«Sarà una sfida di alto livello». Dario Marcolin è pronto a godersi Lazio-Napoli, una partita che per lui ha da sempre un sapore particolare. Ha vissuto da entrambi i lati. La Cremonese per farsi conoscere nel grande calcio, poi il passaggio alla Lazio nell’estate 1992 assieme a Favalli e Bonomi, i talenti più importanti della scuderia grigiorossa. È l’inizio della gestione Cragnotti. Marcolin è un centrocampista di talento ma non è facile trovare spazio in quella squadra. Gioca due stagioni in prestito (Cagliari e Genoa), poi torna in biancoceleste. Fa parte di un gruppo incredibile. Vince due volte la Coppa Italia, due volte la Supercoppa e fa parte della rosa che conquista lo storico scudetto senza scendere in campo. Vuole giocare: Sampdoria e Piacenza le tappe prima di approdare in un Napoli in grande difficoltà societaria. Diventa capitano e contribuisce alle due salvezze in B prima del fallimento della gestione Naldi. Adesso – dopo una breve parentesi da allenatore – fa il commentatore a Dazn.
Marcolin, chi arriva meglio a questa sfida?
«La Lazio ha ripreso il suo ruolino di marcia con tre successi consecutivi, ma il Napoli non è da meno. Nelle ultime nove partite ha collezionato sette vittorie e due pareggi».
Ma gli ultimi due sono stati consecutivi. C’è un calo?
«Non credo».
E allora quale è il problema?
«Va migliorata la gestione del vantaggio. Sia chiaro, i pari contro Roma e Udinese sono state due occasioni perse. Il Napoli aveva la possibilità di allungare sull’Inter, forse un po’ di pressione c’è».
Il Napoli non è stanco allora?
«Di sicuro Anguissa nelle ultime due partite è stato meno dominante, anche Lobotka non è stato il solito, ma situazioni del genere succedono nel corso di una stagione. Sarà fondamentale la risposta dell’Olimpico. Ricordiamo, però, che il Napoli è sempre primo in classifica e mancano quattordici giornate alla fine. Questa è una squadra che ha bruciato le tappe e cambiato gli obiettivi stagionali, non dobbiamo dimenticarlo».
Il Napoli è in emergenza. Conte pensa al 3-5-2.
«Può essere un’idea. Credo che la garanzia sia proprio l’allenatore. È lui che vive la quotidianità della squadra. Io lo chiamo “occhiometro”, se decide di cambiare, lo ritiene necessario. Il Napoli ha degli automatismi con il 4-3-3: gioca così dalla quinta giornata di campionato, ma evidentemente Conte ha visto delle cose che gli piacciono con il nuovo modulo».
Politano può giocare a sinistra?
«Sicuramente, è un mancino e in carriera ha giocato sulla corsia mancina. La fascia sinistra è stata la più martoriata, mancano Olivera, Spinazzola e adesso pure Neres. Conte vuole inventarsi qualcosa».
Quanto peserà l’assenza di Neres?
«Tanto. Ripeto, in una situazione del genere, Conte rappresenta un valore aggiunto. Se sceglie la coppia Lukaku-Raspadori mi fido di lui».
La Lazio è diventata una realtà
«Il merito è di Marco Baroni che ha portato una mentalità offensiva. La Lazio gioca con quattro attaccanti. Il turnover è stato una risorsa considerando pure gli impegni in Europa League. Sicuramente la Lazio attaccherà e presserà alto».
Chi è la favorita domani?
«Per me resta sempre il Napoli, ma dobbiamo capire cosa accadrà in questo momento di riorganizzazione della squadra. Voglio conoscere la risposta del gruppo e lo capiremo all’Olimpico».
Lo scudetto è sempre un discorso a due tra Napoli e Inter?
«Per me sì. L’Atalanta ovviamente può ancora rientrare, ma vive di sprazzi. Conquista tanti risultati e poi attraversa un mese difficile. Inter e Napoli hanno qualcosa in più».
Secondo lei chi vincerà?
«Presto per dirlo. Non mi faccio ingannare dagli ultimi due pareggi. Il Napoli è in piena corsa. Deve superare questo momento, poi ci sarà lo scontro diretto. Se gli azzurri restano in alto, hanno un calendario in discesa nelle ultime otto partite. Con questa premessa, dico Napoli 55%, Inter 45% per il successo finale».