MILANO – Delle dichiarazioni di Enzo Maresca in questo Mondiale per club, quella che resterà è inevitabilmente la gaffe in conferenza stampa, prima della semifinale col Fluminense. “Arriviamo a questo torneo in condizioni differenti, fra squadre europee e sudamericane. Noi arriviamo qui dopo aver giocato sessantatré partite. E voi?”, ha chiesto dal palco il tecnico italiano. Il cronista carioca ha replicato: “Settanta. Noi veniamo da settanta partite”. Sipario. E dire che di solito l’allenatore italiano, che ha portato il Chelsea a sfidare il Psg per il titolo, non sbaglia una dichiarazione. Anche davanti al microfono, il suo punto di riferimento è Pep Guardiola, il suo maestro.
Maresca, doppio obiettivo centrato
Il suo Chelsea quest’anno è arrivato quarto in Premier League e ha vinto la Conference League, battendo in finale il Betis. Ora, a New York, si prepara a contendere il titolo mondiale al Psg di Luis Enrique, altro suo modello di riferimento. A inizio stagione, la proprietà gli aveva assegnato un duplice obiettivo: raggiungere un posto in Champions League entro due anni (obiettivo raggiunto in uno) e sfoltire una rosa iniziale di 43 giocatori (missione compiuta). Vincere anche il nuovo trofeo Fifa significherebbe coronare una stagione straordinaria. Nel girone, il Chelsea è arrivato secondo con 6 punti, dietro al Flamengo. Agli ottavi, a Charlotte, ha battuto 4-1 il Benfica in una partita durata quasi quattro ore. Ai quarti ha superato 2-1 il Palmeiras e in semifinale ha vinto 2-0 contro il Fluminense.
La lezione di Guardiola
Maresca è il settimo italiano a sedersi sulla panchina dei Blues. Allievo dichiarato di Pep Guardiola, ne ha assorbito i princìpi calcistici prima osservandolo con ammirazione, poi lavorando al suo fianco a Manchester dal 2020 al 2023, con in mezzo una parentesi a Parma. Dalla vittoria del Triplete col City alla promozione con il Leicester, fino al ritorno in Champions con il Chelsea, la parabola di Maresca racconta la storia di un tecnico ambizioso, meticoloso e votato all’evoluzione tattica. Ha fatto sua una massima di Cruijff: “Nel corso di una partita la media di possesso palla di un giocatore è di 3 minuti. A determinarne il valore è ciò che fa negli altri 87”.
L’evoluzione di Maresca
Nato nel 1980 a Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno, Maresca ha avuto una lunga carriera da centrocampista. Dopo le giovanili con Milan e Cagliari, a soli diciotto anni si è trasferito in Inghilterra al West Bromwich, dove ha conquistato i tifosi. In Italia ha vestito le maglie di Juventus, Bologna, Piacenza e Fiorentina. Il suo apice è arrivato in Spagna: con il Siviglia ha vinto due Coppe Uefa, una Supercoppa Europea, una Coppa di Spagna e una Supercoppa spagnola. Regista tecnico e intelligente, era noto per la visione di gioco e la precisione sui calci piazzati. Celebre il suo gol nel derby di Torino con la Juve e l’esultanza provocatoria verso i tifosi granata.
La carriera di allenatore
Ha iniziato la carriera da allenatore nel 2017, prima come vice (Ascoli, Siviglia, West Ham), poi alla guida della Under 23 del Manchester City. Qui è nato il rapporto diretto con Guardiola, che lo considera uno dei suoi migliori allievi. Di Pep dice: “Vedo il calcio attraverso i suoi occhi”. Con l’Elite Development Squad ha vinto la Premier League 2. Dopo una breve esperienza al Parma, è tornato al City come collaboratore tecnico nella stagione 2022/23, l’anno del Triplete con Premier League, FA Cup e Champions League, vinta in finale a Istanbul contro l’Inter.
Filosofia tra calcio e scacchi
“Il calcio e gli scacchi” è il titolo della sua tesi a Coverciano. Per Maresca ogni partita è questione di strategia, sorprese, tempi e contromosse. Come negli scacchi, ciò che conta è avere un piano e saperlo adattare alle condizioni reali. Guardiola lo ha elogiato pubblicamente, paragonandolo a Mikel Arteta. Anche Arrigo Sacchi ha avuto un ruolo nella sua formazione: “Passai con lui mezza giornata a parlare solo di calcio”, ha raccontato Maresca.
L’exploit al Leicester e il salto a Stamford Bridge
Nel 2023 è stato chiamato dal Leicester, appena retrocesso. In un solo anno ha riportato le Foxes in Premier League da vincitore della Championship, imponendo un gioco posizionale moderno e dominante. “Porterò al Leicester un po’ della magia di Guardiola”, aveva detto al suo arrivo. A fine stagione, il Chelsea lo ha scelto per guidare la rinascita dei Blues: qualificazione Champions, vittoria in Conference League, finale del Mondiale per club. “Poi tutti in vacanza, perché i giocatori hanno voglia di andarci, e gli allenatori anche”, ha detto sorridendo prima dell’inizio del torneo.