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Mario Kempes compie 70 anni: fu l’eroe del Mondiale del 1978 in Argentina, non strinse la mano a Videla

Mise la firma sul primo titolo iridato dell’Albiceleste realizzando 6 gol nelle ultime 3 partite. Dopo il trionfo manifestò il dissenso per la dittatura militare. Giocò fino a 42 anni poi intraprese, senza altrettanto successo, la carriera di allenatore

Lunghi capelli neri, fisico slanciato, falcata decisa e prorompente, tocco di palla preciso e un sinistro letale abbinato a un fiuto innato per il gol: è questa l’immagine che tutti gli appassionati di calcio associano a Mario Kempes, il campione argentino che oggi compie 70 anni. Un talento che verrà ricordato come uno dei più forti attaccanti di sempre nella storia del calcio.

E’ ancora il miglior marcatore di sempre del Rosario Central

Nato da papà tedesco (Mario Quemp, divenuto all’anagrafe ‘Kempes’ una volta trasferitosi in Argentina al termine della seconda guerra mondiale, ndr) e da mamma di origine italiana (Teresa Chiodi) inizia a mettersi in luce a 19 anni nell’Instituto di Cordoba, dove, nella sua prima stagione ad alto livello, segna 11 gol in 13 partite. Numeri che attirano l’attenzione del Rosario Central, squadra con la quale, in appena 3 stagioni, si guadagna in fretta il soprannome di ‘El Matador’: vince il titolo di capocannoniere del Trofeo Nacional e del Trofeo Metropolitano, segnando un totale di 97 reti in 123 presenze che lo rendono tuttora il miglior marcatore di sempre del club argentino.

Dal Valencia alla firma sul trionfo mondiale in Argentina ’78

Per Kempes arriva una nuova sfida, quella del calcio europeo, in cui sbarca nel 1976 con la maglia del Valencia. Il quinquennio in Spagna coincide con le sue stagioni migliori, si presenta ai Mondiali del 1978 in Argentina forte dei 52 gol in due stagioni con gli iberici. Unico a non giocare in Patria dell’Albiceleste, al Mondiale gioca le prime partite con i soliti capelli lunghi ed una barba fluente. Il gol non arriva. Allora Menotti gli dice “Mario, ti ho visto segnare tanti gol in Spagna ma non ti ho mai visto con barba e baffi. Perché non li tagli?”. Kempes, prima della partita con l’Italia, decide di compiere metà dell’operazione: via la barba. Le cose non cambiano, Kempes non segna e addirittura l’Argentina perde 0-1. Menotti ci riprova: “Dai Mario, togli anche quegli inguardabili baffi!”.

Quella famosa mano mai stretta al generale Videla

Il match successivo è contro la Polonia. Mario segna due gol (uno addirittura di testa, tutt’altro che il suo punto forte) e non si fermerà più. Doppietta anche al Perù e poi in finale contro l’Olanda: reti che lo proiettano nell’Olimpo del calcio, permettendo all’Argentina di vincere il suo primo Mondiale. Quando il generale Videla volle complimentarsi con i giocatori per l’impresa compiuta lui si rifiutò di stringergli la mano. E ad alcuni compagni che lo ripresero per la sfrontatezza e per quel gesto pericoloso rispose: “Quell’assassino può uccidere tutti i ragazzini, i dissidenti e i padri di famiglia che vuole, senza che nessuno faccia niente. Ma il capocannoniere dei Mondiali è troppo vigliacco per toccarlo”.

Le tre coppe vinte con il Valencia e il ritiro a 42 anni

La firma su quel trionfo iridato spinse qualche anno dopo Diego Armando Maradona, a dire, parlando di lui: “Mise il calcio argentino sulla mappa del calcio mondiale”. Con la maglia del Valencia, poi, arriveranno i primi trofei a livello di club: la Coppa di Spagna nel ’79 seguita dalla Coppa delle Coppe del 1980 vinta ai rigori contro l’Arsenal (malgrado un suo errore) e la Supercoppa Europea nella stagione successiva. Tornato in Argentina, stavolta nel River Plate allenato da Alfredo Di Stefano, Kempes conquista anche il suo primo, e unico, trofeo in patria, il Torneo Nacional del 1981, a coronare una carriera strepitosa conclusa nel 1996 a 42 anni (347 reti in 634 partite) dopo le avventure in Spagna (tra cui un ulteriore ritorno al Valencia), Austria, Cile e Indonesia.

Una mediocre carriera da allenatore con una parentesi anche in Italia

Proprio dall’Indonesia riparte per la sua seconda carriera, quella di allenatore. Fa il giramondo: va in Albania, Bolivia, Venezuela e perfino in Italia (2001) quando un arrembante e altrettanto poco lungimirante imprenditore lombardo in trattativa per l’acquisto del club lo sceglie per affidargli il Fiorenzuola, che milita in C2. La squadra, ricca di giocatori argentini e uruguaiani, ha ambizioni importanti. Ma il progetto abortisce ancor prima di nascere. La tragicomica avventura ispirerà pochi anni dopo (2004) “Sogni di cuoio”, film che racconta di questa emblematica farsa del mondo del pallone. Kempes si trasferisce nel Sud, a Casarano, dove occupa il posto di allenatore per poco più di un mese. Torna in Argentina ma dopo poco decide che la panchina non fa per lui.

Commentatore per la Espn, vive con 6 by-pass

Nel 2004 diventa commentatore per la Espn Sudamerica dove si fa notare per la competenza e lo stile sobrio ed equilibrato. Qualche anno fa Kempes ha attraversato il periodo più difficile della sua vita. A settembre del 2014 gli riscontrarono gravi problemi cardiaci. Venne ricoverato e operato d’urgenza negli Stati Uniti dove gli vennero applicati i 6 by-pass con cui ancora convive. E allora mai come stavolta, che taglia un traguardo così importante, merita da tutto il mondo del calcio i più sinceri auguri di cuore.

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