Hachim Mastour era una promessa rimasta tale, senza trasformarsi in un campione. Il fantasista italo-marocchino ha fatto sognare per anni, prima del brusco risveglio: stellina a 14 anni, è passato da milioni di visualizzazioni su Youtube, dai video con Neymar e dallo spogliatoio condiviso con Kakà e Robinho, alla periferia più estrema del calcio mondiale. Una delle prime stelle di internet nel calcio, oggi è un ventiseienne ancora in cerca di se stesso. Dopo tanti naufragi ripartirà nella prossima stagione dalla Virtus Verona in Serie C, provando ancora una volta a svestire i panni dell’eterna promessa: “Ho 26 anni, non mi pongo limiti – ha rivelato nella recente intervista rilasciata all’Equipe -. Sogno ancora di giocare in Champions League, ai Mondiali”.
Un campione in rete ma non ancora nella vita reale
Mastour divenne famoso a soli 14 anni, il talento più desiderato dai grandi club d’Europa. A spuntarla fu il Milan, che lo inserì nel suo settore giovanile e il cui esordio fu seguito da milioni di persone: “La mia prima partita su YouTube divenne virale e lì è iniziato tutto”. Arrivarono un contratto di sponsorizzazione con la Nike, la popolarità girando un video con Neymar battendolo in una sfida basata sulla tecnica: 10 milioni di visualizzazioni e una notorietà planetaria. La chiamata con i grandi era dietro l’angolo: “A 16 anni ero con la prima squadra, accanto a giocatori straordinari: Robinho, Kaká, Balotelli. Alla stessa età sono stato convocato nel Marocco, il più giovane della storia a 16 anni e 363 giorni. Un periodo fantastico”. Che però è stato anche la sua rovina.
Il declino di un campione in potenza
Giovane, talentuoso, famoso. Una miniera per coloro che lo hanno “circondato” in quel periodo, uomini senza scrupoli che l’hanno usato, secondo la sua ricostruzione: “La luce è arrivata troppo presto, ero giovane, non vedevo i pericoli”. Soprattutto i social erano ancora qualcosa di sconosciuto e lui è stato un precursore, pagandone a caro prezzo l’inesperienza: “Ora fanno ancora parte della vita dei giovani calciatori, allora no. Sono stato il primo. Ho fatto un crash test, ho aperto la strada ad altri”. Una “macchina da soldi”, precisa, e mentre lui pensava solo al calcio, le persone intorno a lui “mi parlavano solo per sfruttare il mio talento o la mia immagine. Ero il loro burattino”. Dall’occasione mai arrivata con il Paris-Saint-Germain, all’addio al Milan per tentare la fortuna con Lamia, Reggina, Carpi e in Marocco: “Non ho mai trovato il mio posto, ho sempre avuto un atteggiamento professionale e una buona mentalità. Forse ho fatto delle scelte sbagliate”.
Mastour oggi, tra Kings League e un mental coach
Oggi è concentrato sul suo futuro alla Virtus Verona, l’occasione per ripartire, dopo aver giocato la Kings League nella squadra di Christian Brocchi. Sta ricostruendo la sua vita e la sua professione anche grazie a un mental coach che lo aiuta, che lavora sulla sua mente e sulle sue emozioni: “Non ho più amici, ho bisogno di divertirmi con il calcio e incontrare un allenatore che possa essere come un padre spirituale. Ho bisogno di questo per far finalmente decollare la mia carriera. È sempre il momento giusto per diventare chi vuoi essere. Ma vorrei anche prepararmi per il mio futuro, magari studiare psicologia, probabilmente per tutto quello che ho passato”. Alla corte di Gigi Fresco, presidente e allenatore della Virtus Verona, potrebbe finalmente sbocciare questo talento mai espresso, non solo per colpe sue.