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Metti una cena a Ischia. De Laurentiis a Conte: “Più di così cosa vuoi?”

Il tecnico al compleanno del presidente ieri sera con moglie e figlia dopo il gelo di venerdì. Aurelio: “Mister, ti vogliamo bene”

Forio d’Ischia – Indovina chi viene a cena? Li abbiamo aspettati qui, non appena si è sparsa la voce, e loro sono arrivati insieme, alle 21.30: Aurelio e Antonio. Ancora tu? Dunque, dovevano vedersi ancora, di fronte al tramonto più bello del mondo, sulla terrazza del ristorante Lisola, senza apostrofo, tra schiaffi di maestrale, e poi nella sala con la tavolata a ferro di cavallo. Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis si siedono vicini, tra loro solo la moglie del presidente, Jacqueline Baudit. Parlano molto e sorridono, tutt’altra cosa rispetto alla freddezza negli istanti dello scudetto (e Conte, esausto, aveva lasciato la festa notturna allo stadio prima di tutti).

L’applauso e De Laurentiis e Conte

Hanno le rispettive famiglie a far da corona: i figli del presidente, Edo (Conte l’abbraccia più volte) e Valentina, la moglie del tecnico, Elisabetta, e la figlia Vittoria, i nipoti, gli amici strettissimi. Un applauso si alza tra i commensali quando compaiono Aurelio e Antonio.

Si sta sciogliendo il gelo

Forse, nella strana coppia si sta sciogliendo il gelo. Forse non ci sarà un altro tramonto a parte quello sul mare, chissà. Antonio resta per un anno? Difficile, ma oggi meno di ieri. «Non mettiamo carne al fuoco, state sereni, Conte ha tre anni di contratto e io gli chiederò di restare per la Champions», aveva detto De Laurentiis in mattinata a Radio CRC. Il tecnico invece era al cimitero per salutare Daniele, il piccolo tifoso morto a gennaio. Aveva solo 13 anni e lo amavano tutti.

De Laurentiis: “Spostare gli scudetti dal nord al sud”

«Io sono sempre affamato», ha ripetuto il produttore di scudetti. «Ora vogliamo la continuità dei successi da spostare dal nord al sud. E martedì li porto tutti dal Papa. Ci sono due progetti da realizzare, il centro sportivo e il rinnovamento del Maradona. Napoli deve riprendersi il ruolo centrale che le spetta, come città e come filosofia. Non si deve creare la noia della continuità, ma la primizia e l’incoscienza dell’imprevisto. Ora mi sento molto leggero, e che sia solo l’inizio! Stiamo lavorando a una squadra ancora più forte e più competitiva. Napoli regala sempre il massimo della vita, anche se io non posso costringere nessuno se arriva il richiamo da un’altra parte». Oddio, l’addio? Magari sì, forse no.

I divi di un tempo

Intanto, il giorno delle due feste del presidente (tricolore, compleanno) scivola sulle onde del motoscafo che porta De Laurentiis a Ischia, hotel Regina Isabella a Lacco Ameno (lo costruì Angelo Rizzoli negli anni 50), archi gialli e colonne bianche, il profumo dei gelsomini, qui venivano Maria Callas e Alberto Sordi, Liz Taylor e Richard Burton. Il presidente arriva con addosso la maglia del Napoli, dono di sua figlia Valentina, con la scritta “Campione d’Italia”, sotto il giubbotto scuro. Occupa l’amata suite 562 con vista sul Golfo, pranza in terrazza dopo una capatina in cucina dallo chef stellato Pasquale Palamaro che dice: «Lui è un appassionato di cibi e prodotti tipici, per pranzo ha chiesto un’insalata di pomodori Sorrento, cuore di sedano, acciughe, basilico e olio». Lo accompagnano gli amici storici, gli stessi che gli stanno accanto in tribuna, Enzo Castellano, Amedeo Acquaviva, Mario Jannotti Pecci, l’ingegnere Giancarlo Carriero che del Regina Isabella è il proprietario. E naturalmente i figli e i nipoti, seduti sulle seggiole color carta da zucchero, di fronte a un mare probabilmente fabbricato triturando lapislazzuli.

La provocazione: “Mica andrai alla Juve?”

Poi, un paio d’ore di relax, mentre Conte prende pure lui una barca e da Mergellina naviga fino a Ischia, l’arrivo alle 19,15, applausi e selfie, sorrisi finalmente distesi, «grande mister, ora non andrai mica alla Juve?». Lui sghignazza e non smentisce, ma neppure conferma: «Godiamoci la festa».

A metà pomeriggio, la signora Jacqueline chiama il ristorante Lisola e parla con Ivano Veccia, uno dei titolari, imprenditore e pizzaiolo notissimo. Tavolo prenotato per 18 persone alle ore 21. La comitiva si manifesta con mezzora di ritardo, una bella processione di famiglie contente. La torta li aveva preceduti di poco: composizione di fragoline d’Ischia e crema, con scudetto colorato, un enorme 4 e poi gli anni di Aurelio, 76. Altra sfilata di magnum di Ferrari e champagne dentro borsoni di ghiaccio. Infine, loro. E sarà anche un caso, ma le rocce di fronte al ristorante si chiamano “gli scogli innamorati”. «Antonio, noi più che volerti bene non possiamo» dice Aurelio, e Conte sorride, mentre al Tg1 De Laurentiis ha appena detto «se uno non sta bene deve cambiare». Il menu, come sempre, lo decide il presidente all’impronta: caramelle di friarielli, parmigiana di melanzane, polpo e musetto di maiale con lupini, spaghetti con zucchine, per una volta non il suo amato coniglio. E due tipi di pizze: la romana, più sottile, e la napoletana “a lasagna povera”. Molti calici e un confabulare stretto stretto. Solo una festa? Forse, potrebbe essere. Ma, sinceramente, sembrava un’ultima cena? A occhio, no. Anche se a volte l’occhio sbaglia.

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