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Milan, finito l’effetto Conceiçao. Ma il tecnico studia l’ultima scossa

Le parole del portoghese dopo la figuraccia di Zagabria lasciano intuire nuove svolte. Resta da capire se avverranno sul mercato o è pronta una rivoluzione interna

Zagabria – Sergio Conceiçao si prende un attimo di tempo prima rispondere, riflette per qualche secondo “ma non perché abbia dei dubbi, solo perché voglio trovare le parole giuste” e infine assicura che “no, sono sicuro che i giocatori non abbiano smesso di seguirmi, se così fosse non avremmo vinto la Supercoppa o fatto tutte quelle rimonte. La fiducia reciproca c’è. Se poi non riusciamo con questi, ci proveremo con altri”, e qui non si capisce se l’allenatore portoghesi pensi al mercato o a una rivoluzione interna.

Da Fonseca a Conceiçao, cambia il metodo ma gli effetti sono gli stessi

Di sicuro, a vedere giocare il Milan il dubbio viene e il sospetto che questo gruppo, dopo aver scaricato Fonseca, sia pronto a rifarlo è bello evidente. Fonseca aveva alternato il pugno di ferro e il guanto di velluto, preso decisioni drastiche, alimentato conflitti al solo scopo di scatenare reazioni perché anche lui aveva capito che il problema rossonero è prima caratteriale che tattico, con due leader dalla personalità controversa come Leao e Théo Hernandez, con cui i quali solamente Pioli aveva saputo sintonizzarsi.

Conceiçao e il pugno di ferro

Conceiçao il velluto non sa neanche cosa sia, o ha scelto lucidamente di non indossarlo: è venuto per dare la famosa scossa, che però ha provocato solamente fulminazioni provvisorie che sono servite, vero, per vincere la Supercoppa o raddrizzare partite contro avversari inferiori, ma non ha strappare definitivamente la squadra dal piattume caratteriale che la caratterizza e che le è costato, tra le oltre cose, la sconfitta nel confronto diretto contro la Juventus e un posto tra le migliori otto della Champions. E domenica c’è il derby.

Conceiçao: “Neanche con il miglior allenatore al mondo cambierebbe qualcosa”

La sconsolante realtà è probabilmente quella inquadrata da Conceiçao: “Qui mancano orgoglio e passione. Sono le basi, e quando mancano le basi e vinci appena due contrasti su trentadue, manca tutto. Ma scopro l’acqua calda, come diciamo noi in Portogallo. Se nessuno mette in campo qualcosa in più di sé stesso, potrà venire anche il più bravo allenatore del mondo ma non cambierà nulla”. È dunque, secondo Conçeicao, essenzialmente un problema caratteriale. Dal punto di vista tattico, in effetti, non è stato modificato molto né avrebbe potuto esserlo, perché con il nuovo allenatore il Milan ha dovuto giocare 8 partite in 26 giorni e dunque non c’è stato lo spazio né il tempo per un accurato addestramento sul campo, tanto più che i numerosi infortuni hanno ridotto le possibilità di scelta. Ma da questo punto di vista le cose non sono destinate a cambiare a breve, visto che dal derby di domenica alla sosta di metà marzo ai rossoneri toccheranno 11 gare in 42 giorni, inclusi il doppio play off europeo, il quarto di Coppa Italia contro la Roma e il recupero di campionato contro il Bologna, che quasi certamente verrà fissato il 26 febbraio. Anche su questo piano la sconfitta di Zagabria è stata catastrofica, perché due settimane libere a Conceiçao avrebbero fatto un gran bene.

Le regole di Conceiçao: “Mettiamoci una mano sulla coscienza”

Si torna in ogni caso al dubbio di partenza: i giocatori seguono ancora Conceiçao o si sono già stufati anche di lui? Se, come diceva martedì Pulisic e come ha ripetuto più volte Leao, “è cambiato lo spirito”, figurarsi se non fosse cambiato neppure quello. Il Milan è nella situazione peggiore, perché è difficile dare carattere a chi ha dimostrato più volte di non averne. E se Ibrahimovic, volto di una società che non sembra avere mai il controllo della situazione, ha provato a teorizzare che la lite Calabria-Conceiçao è stata una conseguenza dell’adrenalina e ha portato dei benefici alla squadra, secondo l’allenatore le scosse vanno invece date giorno dopo giorno nel lavoro quotidiano e negli atteggiamenti. Ha imposto delle regole più stringenti e si è arrabbiato quado non sono state seguite: la netta impressione è che alla squadra non sia piaciuta né la prima né la seconda cosa, tant’è che alla lunga ha reagito mollemente alla richieste dure del tecnico. “Dobbiamo metterci tutti quanti una mano sulla coscienza e prenderci le nostre responsabilità, io per primo”, è la richiesta di Conceiçao, Ma cosa brulica davvero, nelle coscienze dei giocatori del Milan?

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