MILANO – Confusione. È la parola chiave per descrivere in questo periodo il Milan. Il pareggio contro la Fiorentina, ottenuto con l’ennesima rimonta stagionale, ben esprime la schizofrenia di una squadra fragile eppure capace di lampi. A mancare, e questa è la cosa che più spaventa, è spesso la concentrazione. Nei primi dieci minuti i giocatori sembravano svogliati, come poco interessati a quello che gli accadeva attorno. La sensazione è che la testa sia rivolta ormai solo alla semifinale di ritorno di Coppa Italia contro l’Inter: il pareggio della gara d’andata ha lasciato tutto aperto, il 23 aprile nella sfida di ritorno ci si gioca la finale (con ogni probabilità contro il Bologna) che mette in palio anche un pass diretto per l’Europa League. In campionato mancano però ancora sette partite, a cui bisogna dare un senso. Non come è successo con la Fiorentina.
Il cambio di Musah: foto di un Conceiçao in confusione
Una partita strana, in cui si sono visti un po’ di problemi e cose curiose. La prima, la sostituzione di Musah al 23’ del primo tempo, il cambio per scelta tecnica più precoce della stagione. È vero, l’americano aveva fatto un pasticcio sul primo gol viola, ma levarlo per la seconda volta prima dell’intervallo (era successo anche il 2 marzo contro la Lazio, quella volta al 37’) è un colpo duro al morale di un giocatore già in difficoltà. Quando è arrivato il momento di uscire, Yunus ha iniziato a correre e si è infilato negli spogliatoi, come a voler allontanare i fischi dei tifosi. Conceiçao lo ha sostituito un po’ per la prestazione negativa, un po’ per passare al 4-4-2 con l’inserimento di una punta (Jovic). Ecco, modificare il sistema di gioco dopo neanche mezz’ora è sì una mossa coraggiosa, ma anche la certificazione di idee non proprio chiare. È anche vero che Sergio spesso cambia molto presto: ha effettuato sostituzioni all’intervallo o prima in 11 delle sue prime 14 partite in serie A.
Milan, l’inizio partita shock è un’abitudine
Così arriviamo al secondo problema, ormai ricorrente: l’approccio totalmente sbagliato. Il Milan contro la Fiorentina è andato sotto per la quinta partita nelle ultime sei in campionato. Non è solo una questione statistica. A colpire contro i viola è stato l’atteggiamento dei giocatori: spenti, scarichi, lenti. Vanno sotto nel punteggio, e a quel punto qualcosa si smuove, come avessero bisogno di una scossa per mettersi in moto. L’esempio perfetto è Theo Hernandez: apatico per un tempo, si è svegliato dopo una lite con Dodo (una scena surreale: la Fiorentina attaccava, con Theo disinteressato all’azione che battibeccava con l’avversario). “La mia squadra deve agire, non reagire”, ha detto sconsolato Conceiçao.
Milan, difesa fragile
La fragilità della difesa è il terzo, grande tema, pure questo una costante. Ieri il Milan ha rischiato di prendere ben più dei due gol subiti. Si è salvato grazie a Maignan (miracoloso su Kean) e al Var, che ha segnalato il fuorigioco sul 3-2 di Dodo. Ma la difficoltà resta. Quando ha saputo che Palladino aveva apprezzato la partita, Conceiçao ha storto il naso: “A me le gare piene di errori non piacciono”, ha detto in conferenza stampa. Lui preferirebbe vincere 1-0, una solidità che sembra una chimera. Cos’è che non funziona? Errori tecnici (Musah), disattenzioni (Theo), letture sbagliate. Situazioni su cui Sergio vorrebbe poter lavorare, ma il tempo finora a sua disposizione per allenare è stato poco.
Milan, anche la scelta di un nuovo ds è un rebus
Un elemento a favore è la capacità di reazione dei rossoneri. Con il pareggio contro i viola sono diventati 16 i punti ottenuti rimontando uno svantaggio, nessuno in serie A ha fatto meglio (anche il Bologna è a quota 16). Ma la confusione del Diavolo – espressa anche in società nel valzer sul nuovo direttore sportivo (D’Amico è ora in vantaggio) – si è vista anche nell’ultima mezz’ora di gioco, quando ha provato a vincere la partita: ha avuto delle occasioni, ma ha soprattutto rischiato di affondare (sul gol annullato a Dodo per fuorigioco). Come non avesse niente da perdere, il Milan si è buttato in attacco lasciando enormi spazi alla Fiorentina. L’unica attenuante? Il pareggio non serviva a niente.
Jovic e Abraham, le riserve funzionano
Tra le note positive, il rendimento dei due attaccanti di riserva. Gimenez (uscito acciaccato) è in una fase negativa, ma Abraham e Jovic hanno dimostrato ancora di star bene: entrambi hanno segnato, secondo gol in pochi giorni dopo quello realizzato dal primo nel derby e dal serbo a Napoli. Tammy è uscito al 55’ per un problema muscolare, che sembra però di poco conto. In questo Milan la sua presenza è importante anche perché è uno dei pochi sempre con l’atteggiamento giusto. Un esempio da seguire per dare un senso alle ultime sette partite.