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Milan, i 4 tenori steccano alla prima. Conceiçao furioso lascia la conferenza stampa dopo 30 secondi

Il ko di Rotterdam in Champions è figlio dell’errore di Maignan, ma anche del reparto offensivo incapace di incidere. La media punti del nuovo tecnico sulla stessa lunghezza d’onda dell’esonerato Fonseca

ROTTERDAM – Se il problema fossero i favolosi quattro, basterebbe toglierne uno e la soluzione sarebbe a portata di mano, ma contro il Feyenoord, Conceiçao li ha levati uno alla volta tutti e quattro senza che le cose cambiassero minimamente. Quello non è dunque il problema ma casomai un aspetto del problema, la conseguenza di un disagio profondo e non risolvibile con una semplice correzione tattica.

Gli alti e bassi del Milan

Il vero grave difetto del Milan è l’incostanza, che tracima spesso nell’inaffidabilità. Ogni volta che sembra sul punto d’aver imboccato la strada giusta, ricade dentro un buco nero. E ogni volta che la crisi pare irreversibile, arriva il colpo d’ala che rialimenta l’ottimismo. Queste ultime due settimane sono assolutamente significative: dopo la disastrosa prestazione di Zagabria sono arrivati un ottimo derby, il successo di Coppa Italia contro la Roma è l’autorevole vittoria di Empoli. Ma poi Rotterdam: un altro sprofondo. Il Milan è un diagramma impazzito.

L’inaffidabilità di Leao e Joao Felix

Conçeicao non può che insistere sui magnifici quattro, sono la risorsa più importante che ha. A Rotterdam ha steccato Gimenez ma era prevedibile: non era sereno, l’allenatore avrebbe dovuto accorgersene e toglierlo molto prima, ma non è certo il messicano – grandissimo centravanti – il problema. Il punto è più caratteriale che tattico, perché su Leao e Joao Felix pende da sempre la mannaia dell’incostanza e da loro ci si può ogni volta aspettare di tutto, nel bene e nel male. Ma lo stesso si può dire di molti altri elementi della squadra, Theo Hernandez e Reijnders prima di tutti (per certi versi, persino Maignan), che non possono essere considerati caratterialmente affidabili al 100%. Supportare quattro giocatori di stampo offensivo è possibilissimo, purché la squadra abbia prima di tutto solidità mentale. Il Milan non ce l’ha e i soli Pavlovic e Fofana hanno una regolarità di rendimento apprezzabile. Persino Walker, che a livello di personalità è due spanne sopra tutti, a Rotterdam è andato in bambola.

Il nervosismo di Conceiçao

Conceiçao ha vissuta una serata nervosissima e l’ha chiusa in maniera maleducata, abbandonando la conferenza stampa dopo una sola domanda, una risposta sbrigativa (“Sappiamo che l’ambiente poteva condizionare, dovevamo fare un po’ di più”) e una fuga scortese: “Ho aspettato quindici minuti fuori, quindi sto trenta secondi e me ne vado, grazie a tutti” ha sibilato, irritato per il fatto che l’intervista del terzino olandese Smal fosse andata per le lunghe, ma probabilmente innervosito per l’andamento della partita e, più in generale, di queste settimane milaniste tra le quali non sa trovare la rotta.

Conceiçao: “Non basta la tecnica, serve il carattere”

In tv, aveva comunque spiegato la natura dei disagi milanisti: “Le qualità per me non sono solo tecniche, ci sono tante caratteristiche che i giocatori devono avere per essere di altissimo livello: costanza, continuità, voglia, atteggiamento. Con questo si vincono tante partite”. Costanza, continuità, voglia e atteggiamento sono esattamente ciò che ai rossoneri manca e su queste basi qualunque progetto tattico ha le fondamenta sulla sabbia. A Rotterdam, con la rosa ridotta all’osso, l’allenatore non ha potuto che schierare i fantastici quattro, ma se spesso fa ricorso a Musah (mercoledì era squalificato) è perché il giovane americano, pur con tutte le sue lacune tecniche, e tra i pochissimi ad avere la tigna richiesta. Lo stesso vale per Pavlovic, che si è ripreso il posto a colpi di grinta.

Da Fonseca a Conceiçao, la media punti resta uguale

Sul problema si era già scornato Fonseca, che usò la carota (i suoi metodi da portoghese colto), usò il bastone (fuori i big, dentro i ragazzi) ma alla fine venne bastonato lui, senza troppi riguardi. Con Conceiçao, al netto della Supercoppa, le cose non sono cambiate, anche se la sua gestione è decisamente più autoritaria: se le media punti in campionato è migliorata (11 in 6 partite, prima erano stati 27 in 17), il rendimento in Champions è precipitato (una sola faticatissima vittoria su tre gare). Fonseca aveva messo assieme una media di 1,75 punti, Conceiçao sta viaggiando 1,7. Ma è il Milan a non cambiare mai.

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