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Milan, il primo giorno di Allegri: ricomincia da Leao e trattiene Maignan

Max ritorna a Milanello dopo undici anni. Oltre a Ricci e Modric, arriveranno una mezzala (Jashari), due terzini, un centrale di difesa e un centravanti di livello

MILANO – Undici anni dopo l’emozione è diversa. Più matura, consapevole, eppure forte. È stato scelto anche per questo. Lui sa cosa è e cosa deve essere il Milan. Ne conosce la storia, ne subisce il fascino. Anche a 57 anni, dopo sei scudetti e un numero infinito di trofei. Ecco perché quando ieri Massimiliano Allegri è tornato a Milanello per prima cosa ha preso possesso della mitica camera numero 5, la stanza dei grandi allenatori rossoneri, inaugurata da Liedholm (ipnotizzato dalla superstizione legata al 5) e occupata da Sacchi, Capello, Ancelotti e per ultimo Pioli. Nei suoi racconti della prima vita in rossonero, quello sull’ingresso nella stanza dei sogni è sempre stato un po’ speciale. Una sorta di passaggio di testimone, la bellezza e la responsabilità del ruolo di guida dell’universo Milan.

Il ritorno a Milanello

A 4.190 giorni dalla partita persa con il Sassuolo, il capolinea dell’epoca, Allegri ieri ha rimesso piede nel centro sportivo milanista, dove resterà fino alla partenza per la tournée in Asia (il 19 luglio). È arrivato con l’auto aziendale pochi minuti dopo le otto, preceduto solo da Gabbia. Sorridente, abbronzato, tonico, camicia bianca e scarpa estiva, uno zainetto in spalla, un trolley e l’abito ben ripiegato che userà lunedì, nella presentazione alla stampa. A Milanello non c’è più la moquette ai pavimenti, ma tante cose sono rimaste identiche al passato.

Max si è subito immerso nella parte. Ha parlato con i giocatori arrivati per sottoporsi ai test fisici (si è trattenuto a lungo con Chukwueze), senza peli sulla lingua. Accanto a lui il ds Tare, che per buona parte della giornata lo ha affiancato. Il loro rapporto è sempre più stretto: si sentono più volte al giorno, si supportano, condividono ogni scelta. Anche nelle discussioni di mercato: giovedì si è tenuto in sede un vertice a tre, con Tare e l’ad Furlani. Non il primo, di sicuro non l’ultimo.

Il calciomercato

Allegri si è ripresentato carico, per certi aspetti duro. Ha avallato la cessione di Hernandez (deve ancora firmare per l’Al-Hilal, per ora non si unirà al gruppo), ha chiesto e ottenuto di ripartire da Maignan e Leao, leader ma anche casi spinosi. Soprattutto quello del francese, spazientito dal comportamento della società nella trattativa per il rinnovo. Max sa gestire i fuoriclasse: lo ha chiamato, lo ha fatto sentire importante. Mike resterà, anche col contratto in scadenza, in attesa di soluzioni alternative.

L’impronta dell’allenatore livornese sul nuovo Milan è già forte. Lo sta plasmando seguendo le sue idee: solido, pragmatico, con la spina dorsale italiana. Ha già in testa il suo Diavolo, che schiererà con il 4-3-3, modificabile a seconda degli interpreti nel 4-3-2-1. La sua rivoluzione è iniziata con Ricci — ieri accolto nello store rossonero in centro da decine di tifosi — che intende utilizzare come mezzala. Il regista sarà Modric, in un centrocampo che Tare vorrebbe completare con il ventiduenne Jashari: l’ultima offerta al Bruges, 38 milioni, si avvicina alla richiesta del club belga.

Capitolo difesa

Poi si agirà sulla difesa: servono due terzini per fascia, uno può essere Pubill dell’Almeria. Al centro l’obiettivo numero uno resta Leoni del Parma, nel mirino anche dell’Inter. La situazione si potrebbe sbloccare con la cessione di Thiaw, che sta riflettendo su un’offerta da 4 milioni a stagione del Como. L’altra necessità è un centravanti. Allegri non è convinto di Gimenez, vuole un’altra punta: il budget è di 30-40 milioni, pochi per convincere l’Atalanta per Retegui e il Liverpool per Nunez, sufficienti per Vlahovic, in uscita dalla Juventus. Se ne riparlerà. Oggi secondo round di test per i giocatori, lunedì il raduno e le prime parole di Max. Eccolo all’orizzonte, il Milan che verrà.

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