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Milan, la rimonta sul Como rilancia Conceiçao, ma il clima resta teso: contestato ancora Cardinale

Dopo il grande spavento i gol di Pulisic e Reijnders riportano i rossoneri in lotta per la Champions

MILANO – Tra il Milan americano, avvelenato dalle faide, e il Como indonesiano, che sogna coi miliardi della famiglia Hartono, prima della partita la distanza era di soli 4 posti in classifica. E all’intervallo, sotto i fischi sonori del Meazza, l’1-0 di Da Cunha (rasoterra su azione avvolgente) la riduceva ulteriormente. Ma nella ripresa i giocatori più continui in maglia (finalmente) rossonera — Pulisic (diagonale su taglio di Reijnders) e Reijnders (in controtempo su imbeccata di Abraham) — hanno conservato le speranze di zona Champions con la temporanea risalita al settimo posto.

La partita

Il tragitto è stato sofferto. Dopo il gol divorato da Musah al culmine di uno slalom, le parate vere le ha fatte su Nico Paz e Kempf il reattivo Maignan. Nel frattempo, segnando con merito, il Como aveva messo a nudo l’imprecisione del duo mediano Musah-Bondo. Coinceiçao ha sconfessato via via le scelte: oltre a sostituire Hernandez (comasco mancato a gennaio) con Jimenez, ha soprattutto inserito Fofana per Bondo, poi Joao Felix per Musah e sull’1-1 Abraham per lo spentarello Gimenez. Va annotato uno scampato pericolo: a inizio ripresa Da Cunha aveva fatto doppietta in contropiede, cancellata per fuorigioco solo dal microscopio del Var, che nel finale ha suggerito l’espulsione di Dele Alli, al rientro dopo due anni, per avere scalciato il redivivo Loftus-Cheek. Tutto questo malgrado il tentativo del suo ex compagno di squadra Walker di perorare la sua causa con l’arbitro Marchetti.

Il clima teso: Cardinale contestato

Al Milan il clima resta teso, con la curva Sud vuota per il primo quarto d’ora, per poi rinnovare i cori a Cardinale perché venda il club, anche se è sempre più evidente l’influenza del fondo Elliott, al di là del maxiprestito col quale esercita dal 2022 un forte peso finanziario e di mercato. Cardinale, azionista di controllo, non si vede a San Siro da settembre. Ieri ha disertato anche il suo superconsulente Ibrahimovic (febbre), che ha lasciato il casting per il nuovo ds all’ad Furlani e viene dato per disilluso e partente, mentre l’ex juventino Paratici, avvistato a Milano, sarebbe scattato in testa: fino alla squalifica per il caso plusvalenze, che scade a luglio, potrebbe lavorare da Londra come consulente esterno. Inoltre nel Cda della società per il nuovo stadio non ci sono uomini di RedBird, eppure il fondo di Cardinale vanta competenze specifiche. Vi compare invece il direttore finanziario milanista Cocirio, in quota Elliott. Il presidente Scaroni mostra disincanto: “Siamo alla proposta del 2019: costruire con l’Inter il migliore stadio d’Europa”. Il disincanto di Fabregas, tra i candidati alla panchina del Milan, è di altra natura: “Da Cunha non era in fuorigioco, fermano quando a pare a loro. Io voglio diventare un grande allenatore e devo lavorare tanto”. Oggi il preferito sembra Conte, seguito da Mancini e Allegri.

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