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Milan, resta solo la Coppa Italia. Per battere l’Inter va registrata la difesa horror di Napoli

La sconfitta del Maradona allontana i rossoneri dalla zona Europa. Il rischio è che gli ultimi due mesi di campionato siano un calvario: Conceiçao si aggrappa al derby in semifinale, mercoledì l’andata

NAPOLI — La notte del Maradona porta tanti dubbi e pochi consigli per il Milan, battuto dal Napoli 2-1 e di fatto tagliato fuori dalla corsa al quarto posto. Come è giustificabile l’ennesimo approccio sbagliato? Perché tenere Leao in panchina, la seconda nelle ultime tre gare? Perché dal dischetto è andato Gimenez e non il tiratore scelto Pulisic? E ancora: può la Coppa Italia alimentare la fiammella di una stagione che altrimenti rischia di essere, a fine marzo, già esaurita?

Milan, la Champions è un miraggio

Il numero che mette spalle al muro il Diavolo è il nove. Come le sconfitte in campionato (cinque sotto la gestione Conceiçao, quattro firmate Fonseca), la posizione in classifica e la distanza dal quarto posto occupato dal Bologna. Nel mezzo ci sono altre quattro squadre: tre in questa giornata hanno vinto (Juventus, Roma e Fiorentina), stasera può allungare anche la Lazio contro il Torino. Il quadro che segue vede il Milan lontano dalla qualificazione alla Champions ma anche dagli slot che portano in Europa dalla porta secondaria. “I giocatori hanno già dimostrato di avere carattere, bisogna continuare a lavorare sull’equilibrio. È difficile per tutti in questa posizione di classifica, ma ho un gruppo che ha voglia di cambiare questi risultati”, ha detto ieri il tecnico portoghese. Il rischio è che le otto partite restanti in campionato siano un calvario.

Leao ha dato la scossa

Considerando che mercoledì si gioca l’andata del derby di semifinale, Sergio potrebbe aver scelto di dare priorità alla partita con l’Inter, ostacolo al secondo possibile trofeo in pochi mesi in rossonero. Può essere, questa, una spiegazione all’esclusione di Leao dall’undici titolare al Maradona. Entrato a inizio ripresa, ha cambiato volto alla squadra: 4 tiri in porta, 11 totali, 2,17 expected goals nel secondo tempo in cui il Diavolo è andato all’assalto del fortino azzurro. “Rafa accusava fatica alla coscia, ma ammetto che avevo preparato la partita senza considerarlo titolare”, le parole di Conceiçao, che ha aggiunto onesto: “Non mi sono mai nascosto, e non cerco scuse neanche ora. Dovevamo fare meglio, salvo però la grande reazione nel secondo tempo in cui il Napoli non è mai arrivato in porta. Il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto”.

Milan, le false partenze costano caro

Ecco l’altro tema caldo, la necessità che ha il Milan di dover reagire sempre a uno svantaggio. Contro il Napoli i rossoneri sono andati sotto per la quarta partita di fila (dopo Lazio, Lecce e Como), la quinta nelle ultime sei. L’approccio alle gare è troppo spesso molle, poco convinto. Il Diavolo ha ottenuto 15 punti da situazioni di svantaggio in campionato, con quattro vittorie e tre pareggi. Solo il Bologna (16 punti) ha fatto meglio, ma certo non ci si può sempre appigliare alle rimonte per tenere la barra dritta. “La reazione mi è piaciuta. Bisogna capire perché non l’abbiamo avuta nel primo tempo”, ha detto Conceiçao, costretto ancora a interrogarsi su cosa non ha funzionato nei primi 45 minuti di una partita pur condizionata dagli imprevisti (Loftus-Cheek operato d’appendicite, Thiaw non al meglio). Sul rigore calciato da Gimenez e non dallo specialista Pulisic, Sergio ha spiegato: “Abbiamo tre giocatori che possono incaricarsi della battuta. Christian voleva far segnare il compagno in difficoltà, è simbolo di uno spogliatoio unito”. Meglio guardare il bicchiere mezzo pieno.

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