ORLANDO – Il City ha fatto fare alla Juve la figura che la Juve aveva fatto fare a emiratini e marocchini e non è stata una bella cosa, per la percezione che i bianconeri stavano maturando di sé: questo 5-2, nemmeno fedele all’andamento della gara (Di Gregorio è stato il migliore), è una dolorosa picconata all’autostima, specie se serviva una verifica dell’avanzamento dei lavori. Il Manchester ha dominato in lungo e in largo, con 24 tiri a 5 e il 76% del possesso palla: un disvalore inammissibile.
Le scelte di Tudor
Tudor ha cambiato cinque giocatori e dalle sue riserve, o dai titolari sulla strada del recupero come Koopmeiners e Locatelli, ha ricavato poco o niente o anche meno di niente (basta vedere come Vlahovic ha ciabattato al 9’, in piena area e in solitudine), benché Koop si sia ripresentato con un gol: è stato abile a intercettare un rinvio sbagliato di Ederson e lo ha battuto in diagonale. Tra le riserve non c’erano Weah e Mbangula, spediti in tribuna in vista del trasferimento al Nottingham che renderà complessivamente 28 milioni, in campo si è invece rivisto Kostic, di rientro dal prestito al Fenerbahce ma probabilmente solo di passaggio: la sostanziale irrilevanza del risultato ha suggerito ai due allenatori di orientare le scelte verso altre funzioni (il riposo, il recupero, il risparmio) più che al risultato.
Gli esperimenti di Guardiola
Più Tudor che Guardiola, per la verità, visto che Pep aveva già cambiato undici titolari tra la prima e la seconda partita e ne ha alternati altri sette tra la seconda e questa: per lui il Mondiale è una manifestazione marginale, quindi bada prima di tutto a preservare la salute dei suoi (anche mentale: “Al di fuori delle due ore di allenamento gli lascio fare quello che vogliono, altrimenti non possono reggere a livello di testa”) e a sperimentare soluzioni in vista della prossima stagione, tipo l’innesto del terzino sinistro algerino Aït-Nouri, uno specialista che da anni il metodo di Per non prevedeva più. Oggi è stato geniale nell’assist a Doku che ha aperto la partita.
L’autogol di Kalulu
La Juve non è andata oltre al pareggio estemporaneo di Koopmeiners, per il resto ha sempre subito facendosi regolarmente infilare dai passaggi verticali di un inglese a premiare il taglio di un compagno. Così è nato il primo gol, così pure il secondo, anche se a chiudere la combinazione tra Savinho e Matheus Nunes è stata la goffa autorete del povero Kalulu, e così anche il terzo, sempre confezionato dal brasiliano e dal portoghese ma stavolta rifinito da Haaland.
La conferma di Yildiz
Arriveranno ancora il 4-1 di Foden (stavolta costruito dall’altra parte, guarda caso dove s’era spostato Savinho) e l’ultima chicca del brasiliano, che almeno ha cambiato copione: per segnare, ha scelto uno splendido tiro da fuori. Vlahovic si sta specializzando in gol marginali, tipo quello del 2-5, ma se c’è qualcosa da salvare della Juve è la mezz’oretta giocata da Yildiz, che ha liberato per due volte il serbo davanti a Ederson, dimostrando che il momento di ispirazione continua e che non era dovuto soltanto alla debolezza degli avversari.
Juventus-Manchester City 2-5 (1-2)Juventus: (3-4-2-1): Di Gregorio; Kalulu, Savona (14′ st Gatti), Kelly; Alberto Costa (12′ st Cambiaso), Locatelli (12′ st Thuram), McKennie (37′ st Adzic), Kostic; Nico Gonzalez, Koopmeiners 12′ st Yildiz); Vlahovic (23 Pinsoglio, 38 Daffara, 64 Garofani, 3 Bremer, 7 Conceicao, 14 Milik, 20 Kolo Muani, 24 Rugani, 26 Douglas Luiz, 40 Rouhi). All. Tudor.Manchester City (4-3-3): Ederson; Nunes, Akanji, Ruben Dias, Ait-Nouri (30′ st O’Reilly); Reijnders, Rodri (21′ st Gundogan), Bernardo Silva (30′ st Cherki); Savinho, Marmoush (1′ st Haaland), Doku (21′ st Foden) (13 Bettinelli, 18 Ortega Moreno, 5 Stones, 6 Ake, 14 Nico, 22 Reis, 24 Gvardiol, 45 Khusanov, 52 Bobb). All. Guardiola.Arbitro: Clément Turpin (Francia).Reti: nel pt, 9′ Doku, 11′ Koopmeiners, 26′ Kalulu (aut.); nel st, 7′ Haaland, 24′ Foden, 31′ Savinho, 39′ Vlahovic.Recupero: 4′ e 3′.Angoli: 6 a 1 per il Manchester City.Ammoniti: Kalulu per gioco scorretto.