Monza – La lussuosa macchina Inter, la più rinomata Formula Uno italiana da sfoggiare in Europa, si è inceppata a sorpresa sul rettilineo di Monza, proprio a tre giorni dalla rivincita della dolorosa finale di Champions persa nel 2023 col Manchester City. Ha pareggiato solo nel finale, con una zampata di Dumfries, una partita che stava perdendo, non del tutto immeritatamente, per un colpo di testa di Dany Mota. Così ha sprecato l’occasione di risorpassare il Napoli di Conte ed è seconda in classifica con Juventus e Torino, in attesa del risultato dell’Udinese e del Verona.
«La cronaca della gara»
L’avventurosa domenica nerazzurra – ma la maglia era la terza giallonera, in ossequio al marketing, e somigliava a quella del Borussia Dortmund – va ascritta almeno in parte a una questione tecnica, che rimanda a uno tra i dibattiti più in voga nel calcio dei calendari espansi in nome del business: il dosaggio del turnover. Il dilemma si riduce al solito quesito: i migliori devono giocare sempre? Alle soglie del primo e avvelenato doppio impegno della stagione – il City e poi il Milan in campionato – Simone Inzaghi ha risposto con una scelta il cui esito pare dare ragione ai classicisti e si può sintetizzare per opposti: schierare le riserve, per quanto rinomate, non è la stessa cosa. Nello specifico, più che De Vrij per Acerbi, non è stato uguale avere Carlos Augusto per Bastoni, Frattesi per Barella e soprattutto il regista senza bacchetta Asllani per Çalhanoglu.
La cupa serata di Lautaro e Thuram
Anche se poi, a ben vedere, la frenata in Brianza contro Nesta, dalla cui rete difensiva l’Inter si è lasciata avviluppare, è dipesa principalmente dalla serata cupa della coppia d’attacco Lautaro-Thuram: il capocannoniere in carica della serie A, alla quarta giornata, non ha ancora fatto gol e il suo partner, in scarsa vena, è stato raggiunto dall’atalantino Retegui in cima alla graduatoria attuale. Il Monza, che sommando la scorsa stagione non vince da 14 partite Coppa Italia inclusa, è andato vicinissimo all’interruzione del record al contrario grazie a una tattica, fondata sull’attenzione massima e sul contropiede, che non è una bestemmia ma la consapevolezza dei propri limiti.
Botta e risposta nel finale
Sotto gli occhi del ct Spalletti, nel primo tempo Daniel Maldini ha fatto il tuttocampista con tecnica e propensione alla copertura, al di là di un errore in palleggio con regalo sperperato da Dimarco. Ma nulla di davvero pericoloso per i portieri è emerso dal groviglio di gambe, fino a quando, poco prima di metà ripresa, Nesta non ha estratto dalla panchina il suo jolly Dany Mota: l’attaccante portoghese, issandosi sul cross di Izzo, ha inguaiato Inzaghi, che aveva nel frattempo accentuato il ricorso al turnover suddetto, inserendo via via Zielinski, Taremi, Arnautovic e Correa, fino a confezionare un 3-4-2-1 con Taremi e Correa trequartisti. Il solo innesto davvero riuscito si è rivelato Dumfries, che si è fiondato sul cross rasoterra di Carlos Augusto e ha aggiustato un po’ le ammaccature della carrozzeria. Mercoledì a Manchester conterà avere il motore a posto, cioè Lautaro, Thuram e Mkitaryan, oltre a Çalhanoglu, Bastoni e Barella, ieri preservati ad hoc.
Monza 1 37’ st Dany Mota
Inter 1 43’ st Dumfries
Monza 3-4-2-1 Turati 6 – Izzo 6.5, P.Marì 7, Carboni 6 – P.Pereira 5.5, Pessina 6, Bondo 6.5, Kyriakopoulos 6 – Maldini 6 (27’ st Bianco 6), Caprari 5.5 (17’ st D.Mota 7) – Djuric 6. All. Nesta 6.5.
Inter 3-5-2 Sommer 6 – Pavard 5.5, De Vrij 6, C.Augusto 6 – Darmian 5.5 (11’ st Dumfries 6.5), Frattesi 5.5, Asllani 5 (29’ st Correa 6), Mkhitaryan 5 (11’ st Zielinski 6), Dimarco 6 – Thuram 5 (29’ st Arnautovic sv), L.Martinez 5 (11’ st Taremi 5-5). All.S.Inzaghi 5.5.Arbitro: Pairetto 5
Note: Ammoniti Dumfries, Dany Mota, Frattesi. Spettatori 14.541, incasso 576.720 euro
