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Motta e l’esonero dalla Juve: “Spogliatoio contro? Una bugia. Ed ero a un punto dall’obiettivo”

Il tecnico torna a parlare della fine dell’avventura in bianconero: “Mi possono criticare come allenatore e ovviamente l’accetto. Ma chi dice che io avevo lo spogliatoio contro è un bugiardo”

Thiago Motta rompe il silenzio e torna a parlare di Juventus, tredici giorni dopo il suo esonero dal club. Lo ha fatto con una lunga intervista al Corriere della Sera, rilasciata per smentire le “bugie inaccettabili”, secondo il suo punto di vista, circolate nei giorni successivi il suo allontanamento dalla panchina bianconera. Il tecnico italo-brasiliano ha affrontato diversi temi, dal rapporto con Vlahovic, Koopmeiners e Yildiz fino al tema principale, quello relativo allo spogliatoio contro: “Mi possono criticare come allenatore e ovviamente l’accetto – ha raccontato -. Ma chi dice che io avevo lo spogliatoio contro è un bugiardo”.

Lo spogliatoio e la fiducia del club

Dopo aver evidenziato che, al momento dell’esonero, la Juventus era “a un punto dal quarto posto, l’obiettivo che avevamo da inizio stagione”, Motta ha analizzato lo sviluppo del progetto, ammettendo che “non è sicuramente andato come volevamo o come avevamo immaginato”. Rivendicando però quanto fatto: “Non accetto che si butti via tutto il lavoro fatto. Una squadra tutta nuova, falcidiata dagli infortuni, stava per raggiungere l’obiettivo prefissato. Ma io ho accettato la scelta della società e spero il bene per la Juve”.

A far arrabbiare il tecnico ci hanno pensato alcune considerazioni lette sui media, specialmente sul fatto che avesse i giocatori contro: “Sono cose inaccettabili, non è vero. Mai nessuno con cui ho lavorato, in carriera, ha detto pubblicamente di avere avuto problemi con me”. Spiegando anche che se sono mancati i messaggi social il giorno del suo addio, privatamente ha ricevuto il saluto e le parole dei suoi ex calciatori: “Non accetto gli attacchi personali fondati su maldicenze”. Come lo scontro con Giuntoli, “conversazione mai avuta”.

Vlahovic “quando non giocava non era felice”

Motta ha anche smentito la frase a lui attribuita su Yildiz, a cui avrebbe detto che non avrebbe dovuto sentirsi Messi: “Questa cosa con Yildiz non è mai successa. Ho chiesto tante cose ai miei giocatori, ho delle esigenze e dei principi come allenatore, sicuramente. Ma chi lo dice è un altro bugiardo. Kenan è un ragazzo giovane, con un potenziale enorme, che con noi ha giocato tantissime partite da titolare, perché l’ha meritato. Ha grande mentalità. Quando non l’ho schierato è perché volevo salvaguardarlo, negli inevitabili momenti di minore forma”. Inevitabile parlare anche di Vlahovic, forse il caso più spinoso della sua gestione, oggi tornato al centro del progetto bianconero con Tudor in panchina: “Dusan ha giocato tantissimo, qualcuno diceva troppo, perché l’ha meritato, perché ha lavorato bene. Il rapporto con lui è stato buono, ma allo stesso tempo è normale che pesi il fatto di scendere in campo o no. Dusan quando non ha giocato non era felice”.

L’addio di Danilo e il rendimento di Koopmeiners

Una delle critiche mosse a Motta è stata anche la gestione di Danilo e, di conseguenza, quella della fascia da capitano: “Con Danilo abbiamo avuto un buon rapporto. Quando è stato con noi, quando ha giocato, è stato sempre il nostro capitano. Stavano emergendo altri giocatori come Savona, che avevo visto molto bene, una concorrenza che Danilo ha sempre accettato nel miglior modo possibile. Il rapporto è stato un rapporto normale tra un giocatore e un allenatore. Poi è finito”.

Rendendo ancora più vacante la fascia da capitano: “Dovevo trovare il giocatore adatto, perché fare il capitano per me non è un gioco”. Motta ha approfondito anche la questione Koopmeiners, quello che doveva essere il colpo di un “mercato condiviso” con la società ma che inevitabilmente ha deluso: “Secondo me Koop è stato caricato fin da subito di troppe attese. Ha pesato il costo molto alto del suo acquisto. In questi casi le aspettative aumentano e gravano più di quanto si pensi sul giocatore. Ha bisogno di adattarsi al suo ruolo sia nello spogliatoio che in campo, ma migliorerà sempre, perché è un ottimo giocatore, è un bravissimo ragazzo, che lavora molto bene e sono certo che darà tanto a questa squadra”.

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