Alle spalle i primi 11 giorni di intensissimo lavoro della stagione: ancora troppo pochi per emettere dei giudizi – giocoforza superficiali, al momento – o per azzardare dei pronostici definitivi sulle ambizioni del nuovo Napoli, ma già sufficienti per farsi un’idea abbastanza attendibile sulla gestazione del Conte bis, alla fine del ritiro di Dimaro. La difesa dello scudetto è partita infatti da un segnale molto forte di discontinuità con il recente passato: l’addio immediato all’era dei titolarissimi, messa da parte con un comprensibile sospiro di sollievo dall’allenatore leccese, dopo le sofferenze (causate dall’emergenza infortuni e dall’organico extra light) del campionato scorso, vinto grazie alla strenua resistenza alle avversità da un gruppo di undici-dodici giocatori. Adesso invece la rosa è stata allargata con l’arrivo di 6 rinforzi – destinati a diventare 9 – e per questo in casa azzurra la concorrenza interna sta diventando subito la rigida linea guida da seguire: con in più la consapevolezza che nessuno sarà in partenza più “uguale” degli altri. Udite, udite: nemmeno sua maestà Kevin De Bruyne, visto che con quattro competizioni e tante partite da affrontare il turn over sarà obbligatorio e di volta in volta saranno i più in forma a scendere in campo dal 1’.
Così è, se vi pare. La nuova aria che tira ha fatto subito alzare le antenne a Romelu Lukaku, schierato in entrambe le amichevoli di Dimaro solamente nel secondo tempo. Conte sta infatti apprezzando molto le potenzialità di Lorenzo Lucca: potenza nel tiro, capacità di proteggere il pallone e grande abilità nel gioco aereo. Il bomber acquistato dall’Udinese deve crescere nella fase di possesso e nel dialogo con i compagni, poi sarà pronto per diventare un serio concorrente per il più esperto compagno di reparto belga. Idem per Sam Beukema, che in difesa si sta già dimostrando alla stessa altezza di Rrahmani e Buongiorno. È invece ancora in fase embrionale il dualismo tra i pali, visto che Vanja Milinkovic-Savic si aggregherà sarà a disposizione da domani. Ma il gigante serbo – dopo il necessario periodo di ambientamento – diventerà in fretta un prezioso alter ego di Meret, più che il suo vice. Il Napoli ha scelto di puntare su due portieri di alto livello per metterli in competizione tra loro e la bravura coi piedi dell’ultimo arrivato sarà un’arma preziosa in più nella costruzione dal basso.
Le scelte saranno fatte di volta in volta da Conte anche in base alle caratteristiche degli avversari. Ma la rosa più lunga verrà sfruttata – giocando ogni tre giorni – soprattutto per presentare sempre in campo il miglior Napoli possibile. Nessuno scandalo o sorpresa se qualche volta finirà in panchina pure De Bruyne, insomma. Nel ruolo di mezzala gli azzurri possono infatti contare su due eroi del quarto scudetto del calibro di McTominay e Anguissa e anche su Raspadori, che ha fatto bene a Dimaro, è stato utilizzato a centrocampo nel 4-3-3 e andrà via solo in cambio di un’offerta indecente. In ogni reparto ci sarà da sgomitare.