Questo sito contribuisce alla audience di
 

Napoli, batticuore nel tempio di Diego ai Quartieri spagnoli: “Tutti pronti, non ci disuniamo”

La partita al largo Maradona: i Quartieri Spagnoli si infiammano e si spengono, alla fine parte un corteo di motorini

Quanto batte forte il cuore nel tempio del Dìos, in questa domenica di adrenalina che ribolle sotto la pelle, ogni tanto assesta un colpo, si ferma un attimo e poi riprende fino a sciogliersi al fischio finale della partita. L’urlo liberatorio rimane strozzato in gola, ma l’altalena di emozioni di una giornata lunghissima e di una partita infinita tiene aperto il sogno del popolo azzurro, mentre un corteo di motorini con i clacson a palla attraversa controsenso via Emanuele Del Deo.

Largo Maradona ai Quartieri Spagnoli e Forcella sono il termometro della città. Pieni di turisti fino a un istante prima dell’inizio. Tra fumogeni, trombe e cori che si avverte il carico di emozione sprigionato dai novanta minuti che possono assegnare lo scudetto.

Poi, con l’avvicinarsi dell’ora X, le strade si svuotano e cala il silenzio anche davanti al murale di Diego. Tutti inchiodati davanti agli schermi. In casa, sui cellulari, nei locali che restano aperti per vivere il momento. Nel ristorante “Santa Maradona” di via Concordia, tavoli pieni dentro e fuori ma nessuno parla. Si guarda solo il televisore.

Fiato sospeso per due ore come racconta il titolare Andrea Viviani: «È stata una giornata difficilissima da gestire a livello emotivo. È una settimana che viviamo con l’ansia di questa partita. Vivremo i prossimi giorni con lo stesso batticuore». Proprio ai piedi del murale del Pibe de oro, una coppia di mezza età cammina con maglia ufficiale e bandiera in pugno. Arturo Samora e la moglie Patricia e vengono, manco a dirlo, da San Diego in California: «Io lavoro a Napoli, vivo al Vomero. E ora sono qui, per tifare gli azzurri, dice Arturo mentre Patricia rivendica con orgoglio di aver giocato a calcio negli Stati Uniti.

I Quartieri Spagnoli si infiammano e si spengono per tutti i novanta minuti. Il primo gol dell’Inter fa calare il gelo nelle strade, il pareggio di Pedro viene salutato da un boato e qualche fumogeno in strada. Dura poco, a Parma il risultato non si sblocca, l’Inter torna in vantaggio e i minuti sembrano volare veloci fino alla grande delusione. Quello che accade dopo è come una scarica elettrica per tutta la città. Il pareggio della Lazio, il rigore prima accordato e poi dal Var al Napoli. La partita finisce. «E siamo ancora davantiiii», grida Anthony, napoletano che vive in Canada, tornato per salutare i genitori «e respirare quest’aria meravigliosa».

In piazza Rosario di Palazzo ai Quartieri sono esposti già da qualche settimana i cartonati a grandezza naturale di Mc Tominay, Neres, Lukaku e gli altri big della squadra. Ma siamo a maggio 2025, la coinvolgente euforia collettiva della cavalcata di due anni fa ha lasciato il posto alla consapevolezza di essere davanti al bivio tra scrive la storia e chi la legge», come aveva ricordato mister Conte. È inutile chiedere gadget con il numero 4, ma non è scaramanzia, piuttosto fiuto per gli affari: «Sono pronti, usciranno al momento opportuno».

Ventiquattro mesi dopo quella sbornia tricolore, la città è andata ancora avanti ed è questo il filo conduttore di una stagione matura, in campo e fuori comunque vada a finire. Lo dice anche Andrea Viviani: «Lo scudetto del 2023 è stato un punto di partenza. Napoli è cresciuta ancora. Ora si potrebbe chiudere un cerchio». La squadra è tornata a giocarsi lo scudetto dopo un campionato fallimentare e nonostante la fuga di Osimhen e Kvaratskhelia, i due supereroi della squadra record di Spalletti, la città intanto ha consolidato il suo primato turistico e pianto le vittime della guerra dei ragazzi a mano armata, affrontato le spallate del bradisismo e incassato la meritatissima assegnazione della Coppa America di Vela. Non si è disunita, è rimasta in piedi. Si è giocata questo campionato e ha messo sul tavolo istituzionale e politico le sue carte migliori. In modo razionale, mettendo da parte l’oleografia del passato. Certo, c’è ancora da soffrire. «Sono giorni al cardiopalmo, ma i napoletani battono con un solo cuore», dice Danilo Rocco, oncologo dell’ospedale Monaldi. «Zitt’, sta pappuliann…», recita lo striscione all’ingresso di largo Maradona. Come il ragù che ribolle alla vigilia del pranzo domenicale. Si cuoce lentamente. Ma poi…

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

Napoli e Inter in campo venerdì, eventuale spareggio il 26 maggio

Lun Mag 19 , 2025
Lo ha deciso il Consiglio di Lega. Sabato alle 18 Bologna-Genoa, alle 20.45 Milan-Monza, domenica sera tutte le altre partite dell’ultima giornata

Da leggere

P