COMO – È deluso e arrabbiato. Il Napoli cede di schianto a Como con un secondo tempo da incubo e perde la vetta della classifica. Antonio Conte arriva nella sala stampa del Sinigaglia scuro in volto. Ha voglia di sfogarsi, quando risponde non si ferma più. Protegge la squadra, sottolinea l’efficacia del percorso fatto da luglio, ma certifica la crisi (3 punti nelle ultime quattro partite, ndr) evidenziando un problema su tutti: la tigna, la cattiveria, gli azzurri in questo periodo non ne hanno abbastanza.
Conte, Fabregas e la fortuna
Gli chiedono del sorpasso dell’Inter in classifica, lui nicchia: “Quanti punti hanno loro? Uno in più di noi? Bene, significa che gliene abbiamo recuperati 40 rispetto allo scorso anno”. L’orgoglio per il percorso fatto, anche in un pomeriggio triste. In cui il Napoli cade perché meno affamato degli avversari: “Il Como aveva più voglia”, sintetizza un Conte poco contento. Un briciolo di elettricità, inesistente oggi anche in panchina, affiora quando gli chiedono se Fabregas può avere una carriera fortunata come la sua. Fortuna intesa come buona, ma Antonio si infastidisce: “Solo con la fortuna non vai da nessuna parte, io mi sono rotto la schiena. Carriera fortunata è un discorso, importante è un altro”.
Conte: “Nella ripresa sembravamo un’altra squadra”
Sull’analisi della partita, il tecnico si focalizza sullo spirito: si può perdere, ma non per un atteggiamento fiacco. “Il primo tempo mi era piaciuto molto, ma dobbiamo interrogarci sulla ripresa – le sue parole -. I buoni propositi sono rimasti negli spogliatoi. Eravamo remissivi, sembravamo un’altra squadra. È un discorso di step che dobbiamo fare, c’è bisogno di tempo. Devo lavorare sul lato mentale, però posso arrivare fino a un certo punto. Oggi eravamo Dottor Jekyll e Mister Hyde: non è la prima volta che succede in stagione, ma stavolta abbiamo perso e quindi stiamo qui a parlarne. Noi la pagnotta dobbiamo sudarcela ogni giorno: appena rallentiamo un minimo succede questo. I ragazzi però non c’entrano nulla: io sono l’allenatore, sono il responsabile: evidentemente non mi sono accorto di questo rallentamento”.
Raspadori: “Serve un esame di coscienza”
Anche Raspadori identifica il problema nel secondo tempo: “Se si vuole stare lassù, non possiamo permetterci di rientrare così. Dobbiamo farci un esame di coscienza. Fisicamente siamo preparatissimi, la difficoltà nasce dalla testa”. La crisi, perché di questo si tratta, ha radici profonde. Il Napoli arrivava a Como reduce da tre pareggi di fila, “in cui ci siamo fatti rimontare e non abbiamo retto a livello mentale”, ancora Conte. Non cerca alibi, non cita gli infortunati e anzi specifica che la pressione che c’è sugli azzurri “è merito nostro. Stiamo facendo qualcosa di straordinario, ma la sconfitta deve bruciarci. Più stai in cima più il vento è forte, dobbiamo essere preparati sotto ogni punto di vista. Non è detto che riusciremo a reggere fino alla fine, ma abbiamo il dovere di provarci”. Sabato al Maradona arriva l’Inter, che ha appena messo il muso davanti in classifica: “Le grandi squadre reagiscono subito”, dice Raspadori. “Il campionato non è finito, siamo ancora lì”, aggiunge Spinazzola.
Il messaggio di De Laurentiis
Anche il presidente De Laurentiis prova a tirare su il morale: “Non è un punto in meno dall’Inter che ci deve spaventare. Noi siamo una grande squadra, con un grande allenatore. Noi siamo il Napoli. Forza capitano! Forza ragazzi!”, il suo tweet. Cadere per rialzarsi, con una diversa luce negli occhi. Conte riparte da un concetto chiaro: “Io odio perdere”. Inter avvisata