Il secondo scudetto consecutivo sembra un obbligo per la capolista della serie A. Un obiettivo da non fallire, ora che diventa accidentato il percorso in Champions. Dannoso e mesto il pareggio in una serata che sconfina in rimorsi e disillusioni. Un momentaccio che il primato di infortuni pesantemente determina.
L’Eintracht si fidava della classifica. Dimessa come può essere l’ottava squadra della Bundesliga, entra temendo una immediata superiorità della capolista della serie A italiana. Si raccoglie in copertura, maglie strettissime, per sbarrare le linee verticali verso la profondità, dove si ricordava un rapace Hojlund. Ma non è mai stato così mite e innocuo. Stenta a farsi riconoscere, come tutto il suo Napoli. E non può essere l’assenza di De Bruyne a penalizzarlo. Né l’avaria dei motori più potenti, McTominay un esempio per tutti. Una brutta serata e basta.
Urla nel vento anche l’inatteso Elmas, schierato alto a sinistra. Là dove svettava Kvara, bei tempi. Direte: Elmas lì è fuori ruolo.
Ma nelle valutazioni di Antonio è un passepartout, la chiave che apre tutte le porte. Giusta scelta del suo allenatore anche perché è tra i pochi a portare sul campo la sua idea di calcio, assalti e strappi. Ci prova. Kristensen è alla frusta del rivale diretto. Conte gli conferma la massima fiducia quando dopo un’ora di delusione mista a interrogativi complessi tenta un’ampia variante tattica. Tira fuori Lobotka dopo una prova più che decorosa, ma la prudenza suggerisce di evitargli rischi, è appena uscito dall’ambulatorio. Elmas va a fare da schermo alla difesa senza rinunciare alla costruzione, Neres corre a destra per sostituire un opaco Politano. Ha corso troppo in questi mesi per avere ancora grande riserva di energia. Sarà la magia della zona sinistra, come Elmas da quelle parti anche Lang si muove bene. Dà le sue credenziali, attese a Napoli da molto tempo, dopo più promesse che risposte.
Visto dall’alto, anche ai tifosi arrivati in massa in Champions come in campionato, il Napoli sembra scollegato. Terra bruciata al centro. La difesa esibisce un ragguardevole Gutierrez e tutta la solidità degli altri.
Resiste bene ai sempre più convinti tentativi di ripartenza dell’Eintracht, non è invece raggiungibile Hojlund, missionario in terra straniera. Non lo aiutano i compagni. Slegati in un ossessivo gioco non gioco. McTominay sempre in difficoltà e Anguissa più attivo ma con una ripresa macchiata da troppi errori.
Un presentimento l’aveva forse Antonio Conte. Involontaria forse la coincidenza tra l’accorato appello al pubblico di lunedì ed il pareggio che costringe il Napoli a difficili itinerari da recuperare in Champions. Il torneo che ha illuminato di grandi speranze tutta l’estate del Napoli, fin dallo spettacolare show sul lungomare. In quel delirio di folla, colori, suggestioni fu sancito il nuovo patto di Conte con il Napoli. Di Champions parlò il presidente in un impulso di azzurra lungimiranza. I programmi avevano i colori del Golfo, scenario della grande festa. Il suo puntuale sì ha permesso una campagna onerosa e inespressa nei valori degli acquisti. Tifosi delusi, rabbuiati i dirigenti. La Champions condiziona in chiave economica il futuro stesso dei campioni d’Italia. Non è ancora finita la stagione, anzi. In tutti i sensi va rimesso il lento Napoli in corsa.
