Un giorno all’improvviso il Napoli va a battere contro una parola. Si legge beffa per raccontare il pareggio della Lazio al minuto 87. Vero, anche l’ovvio vuole la sua parte. Ma non basta per aggirare la realtà. Che è questa. Si è consumata sabato l’altra metà del febbraio nero della capolista: 2 con la Roma, 9 a Fuorigrotta con l’Udinese, 15 ancora a Roma con la Lazio. Tre vittorie che il Napoli aveva in pugno, 9 punti che sfumano in tre pari, spalancando il vuoto intorno alla formazione campione d’inverno. Beffa, infortuni muscolari, sfortuna: che racconta il Napoli al suo popolo avvilito?
Bisogna capire di più, nel rispetto degli interessati. Non è stato promesso, ma c’è uno scudetto in gioco. Inelegante sarebbe anche ripetere l’immagine dell’ingorgo tattico a tre minuti della fine. Il Napoli si è incastrato quando lo stremato Mazzocchi dalla zona alta di sinistra del 3-5-2 ha sollecitato il cambio. Da quelle parti era passati brutti clienti: Isaksen, Nuno Tavares, si prepara ora Lazzari.
Bastava forse far alzare dalla panchina Simeone non ruolo su ruolo, ma come variante tattica, in modo da respingere la pressione laziale di Lazzari. Magari di ribaltarla. Invece di scompaginare la difesa con Rafa Marin e Politano fuori zona. Il calcio non consente di riscrivere una partita, ma impone almeno di cercare le cause di un crollo. Che c’è stato. Ed ha reso accidentato da febbraio il percorso del Napoli fornendo le date della involuzione: 2, 9, 15. Appaiono sinistre come simboli: coincidono proprio con la fine del mercato e l’inizio di una discussione penosamente irrisolta. Il Napoli, come ha puntualmente rimarcato Conte, ne uscì senza Kavaratskhelia. Purtroppo non sostituito, se non da Okafor.
È ozioso controllare se il Napoli abbia cercato davvero un ricambio di valore. Si è fatto il nome di Alejandro Garnacho, giovane spagnolo di belle speranze del Manchester United. Lunga trattativa e cifre oltre la fantasia. Né si hanno notizie di sue leggendarie imprese, i social lo descrivono tra i più imprecisi: 14,3 per 100 nelle conclusioni della Premier. Un grande assente per ora. Neanche il 27enne francese Allan Saint Maxim è arrivato dall’Arabia. Non conta sapere perché sia saltato né quanto poteva a dare. Contano i fatti. Non c’è. Ma si rileva che il Napoli abbia mollato un pilastro dello scudetto 2023 con qualche leggerezza, appena 23 anni, fantasista ambidestro, dribbling per ribaltare il gioco. Sull’operazione fu di aiuto il direttore Giovanni Manna con una puntuale conferenza. La più debole di un mercato a quattro voci, con De Laurentiis, Chiavelli, Conte. Secondo Manna, il Napoli era costretto a cederlo. Quasi sotto ricatto, si è letto. Bastava offrirgli un rinnovo migliore per tenere sotto controllo le aliquote Uefa di svincolo, articolo 17. Acqua ormai passata anche questa sotto i ponti di Castel Volturno, mancano però i giudizi degli altri tre.
Kvara era scivolato in panchina, qual era la valutazione tecnica di Conte? Gli bastava la promessa di un acquisto, il ricambio di Neres classico bengala che illumina la squadra per 50 minuti ed esce, o qualche altra soluzione? Inutile chiedere al presidente. I 75 milioni sono già a bordo. Conclusione. La capolista travolta dal mercato. Che si può chiamare anche beffa.