Riprenda pure quel megafono, Antonio Conte l’altra notte nell’aeroporto invaso dai tifosi diede la sua voce alle scene di festa e delirio, il Napoli tornava da Bergamo con la vittoria che escludeva l’Atalanta dal grande giro, mettendola a sette punti.
È anche questa una grande serata, con il Napoli ogni notte è da movida, ridategli quel megafono, stavolta Conte può presentarsi davvero come il profeta del suo sesto scudetto, il quarto del Napoli, il secondo di Aurelio De Laurentiis. Non può nascondersi, il calcio è sogno, non è un gioco per benpensanti, la prudenza è banalità, il pessimismo non credibile. Vola la fantasia di una tifoseria che il presidente De Laurentiis valuta in 83 milioni di uomini e bandiere azzurre nel mondo. Vai con il marketing.
Parlano anche le cifre. Con la settima vittoria consecutiva nelle 22 gare giocate finora il primato con 53 punti e la media punti portano dritto allo scudetto. Può affiancarsi solo l’Inter: se batte oggi il Lecce e la Fiorentina chissà quando. Ma arriverà allo spareggio del 2 marzo con lo spensierato Napoli nei giorni roventi degli ottavi di Champions. La sfida è aperta, bisogna solo aspettare.
Cade intanto per la prima volta la Juve che non aveva mai perso in campionato, dopo aver chiuso in vantaggio il primo tempo, il migliore della sua stagione.
Il Napoli, il solito Napoli poderoso e acuto, ha chiesto solo un’ora per ribaltare i rapporti. La Juve possente nelle fasce esterne con il turco Yildiz a destra ed il genovese Cambiaso a sinistra si è convinta: nella ripresa sulle zone esterne ormai si gonfiava il Napoli.
Onde che salivano fino a sommergerla. Spinazzola e Politano, i diretti avversari, resistevano all’urto del primo tempo e si raddoppiavano nel secondo determinando una superiorità incontrovertibile. Bravi entrambi, hanno vinto il confronto là dove la Juve aveva destinato le sue forze più temibili.
La storia si ripete con cinica puntualità in queste sette vittorie filate. È il segreto più remoto ma autentico del “Sistema Conte”. Non solo ha scelto se non imposto alcuni giocatori, ma strappato a De Laurentiis il consenso che solo un produttore avveduto con i conti floridi poteva permettersi. Un piano con regole d’ingaggi insopportabili per molte società. Uno staff numeroso quanto costoso. La cura dei dettagli dà oggi valore e spessore al progetto tecnico, se questa squadra diventa irresistibile nella ripresa un motivo c’è, e si rivela quando la fatica rende leggero il Napoli e si vedono gli avversari spegnersi come candele di cera.
C’è un doppio cambio che dice tutto. Thiago Motta al minuto 65 ritira le due turbine esterne: Kenan Y?ld?z e Andrea Cambiaso per Savona e Mbangula. Il Napoli aveva già pareggiato con il superlativo Anguissa e 4 minuti dopo ecco il vantaggio con il rigore di Lukaku, per gli archivi dei 5 campionati europei il gol numero 200. Lukaku, che Conte aveva preteso, presente in ogni azione, un tardone del gol ormai rigenerato.
La fisicità di McTominay e Anguissa, ma anche di Di Lorenzo e Politano, di Rrahmani e Juan Jesus, quattro dei dispersi recuperati dopo l’anno del disastro, è la forza trascinante del Napoli. Una “armata” che ha ancora voglia di combattere. Riprenda il megafono Conte, ieri l’ennesimo annuncio del profeta. Che la lotta e il sogno continuino insieme. Napoli ci crede. Il Napoli pure?