Made in Premier. Il fondamentale gol di Philip Billing nello scontro al vertice con l’Inter ha messo in luce in maniera netta e definitiva uno dei principali segreti del brillante campionato del Napoli, che si è subito rilanciato ai massimi livelli (dopo il tracollo della scorsa stagione) grazie alla sua capacità di fare shopping nella costosa vetrina del mercato britannico: nonostante il notevole gap di natura economica e tecnica che separa la Serie A dal campionato più prestigioso del mondo. Ma il club azzurro – tra i pochissimi in Italia – è stato in grado di colmarlo grazie a tre incontrastabili punti forza: i conti in regola, il fascino di essere identificato per sempre come l’ex squadra di Diego Armando Maradona e l’aplomb di un condottiero come Antonio Conte, capace di attirare in città i campioni come nell’era di Aurelio De Laurentiis era riuscito a fare solamente Rafa Benitez. Si spiegano così gli arrivi in estate di Scott McTominay dal Manchester United, di Billy Gilmour dal Brighton e di Romelu Lukaku dal Chelsea. Un tris di innesti che ha innalzato di molto il valore complessivo dell’organico e ha restituito le giuste motivazioni anche alle vecchia guardia, che si è lasciata alle spalle l’amarezza per l’esclusione dalle Coppe europee ed è ripartita per il nuovo ciclo con ritrovate ambizioni.
L’effetto domino si è completato a gennaio con l’arrivo di Billing e resta soltanto il rammarico per l’acquisto sfumato di uno dei giovani talenti più apprezzati della Premier League: l’argentino Alejandro Garnacho, che è stato sul punto di seguire le orme di McTominay e invece alla fine è rimasto al Manchester United. Ma il Napoli aveva avuto comunque la forza e per certi versi la presunzione di bussare alla porta dei uno dei club più prestigiosi del mondo, con milioni di sostenitori in ogni angolo del pianeta. La strada era stata tracciata qualche stagione fa con l’ingaggio di Frank Zambo Anguissa dal Fulham e l’exploit del centrocampista del Camerun (comprimario nel campionato inglese e stella di prima grandezza in quello italiano) aveva già fatto capire che scandagliare – avendone i mezzi – il mercato d’Oltremanica era e resta la strada maestra per costruire una grande squadra. Di qui la strategia perseguita nella scorsa estate e parzialmente d’inverno.
Lukaku, McTominay, Gilmour e Billing: in caso di scudetto sarà naturale ribattezzarli subito come i “Fab Four”, i fantastici quattro del poker tricolore degli azzurri. Finora sono stati decisivi soprattutto i primi due: il bomber belga voluto a ogni costo a Napoli da Conte e il centrocampista strappato al Manchester United, doppio colpo su cui il club di De Laurentiis ha investito poco più di 60 milioni di euro. Ma ci sono voluti 14 milioni pure per strappare al Brighton il regista scozzese, che è stato bravo in autunno a non far sentire l’assenza dell’infortunato Lobotka e adesso si sta riguadagnando un posto al sole, tant’è che sarà molto probabilmenteconfermato tra i titolari anche nella sfida di domenica al Maradona contro la Fiorentina. Rischia invece di partire dalla panchina l’eroe dello scontro al vertice con l’Inter: il gigante danese, arrivato a metà gennaio in prestito dal Bournemouth, che è salito alla ribalta col gol del pareggio segnato ai nerazzurri e farà il massimo nelle ultime 11 giornate per farsi riscattare alla fine della stagione.
Conte adesso sa di poter contare anche su di lui: il quarto rinforzo pescato nella miniera britannica. Ma Billing contro la Fiorentina partirà probabilmente dalla panchina, per la conferma del modulo 3-5-2. Saranno Lukaku, McTominay e Gilmour a guidare l’assalto alla Fiorentina. Il Napoli made in Premier ha nel mirino lo scudetto.