Napoli – Sette vittorie consecutive e 53 punti in classifica: l’equivalente del bottino totale messo insieme nello scorso campionato, che il Napoli è riuscito a eguagliare con 16 giornate di anticipo sulla conclusione del torneo. Basta questo dato statistico per rendere l’idea del lavoro straordinario che sta facendo sulla panchina azzurra Antonio Conte, che in appena sei mesi è riuscito a trasformare una squadra allo sbando in una corazzata quasi invincibile.
Dalla cocente delusione per il decimo posto di maggio alla legittima euforia per il primato attuale, che è stato festeggiato con enfasi dai 53 mila del Maradona dopo il successo di sabato pomeriggio con la Juve. È appena il ventiduesimo turno della Serie A e la capolista ha già battuto almeno una volta ben 17 delle sue 19 avversarie. All’appello mancano solamente la Lazio e l’Inter – ancora da affrontare nel girone di ritorno – e quindi l’en plein è possibile. Per lo scudetto si profila invece un duello serrato contro i campioni in carica di Simone Inzaghi e – al netto del magic moment – Di Lorenzo e compagni dovranno fare i conti anche con qualche temibile ostacolo. Crederci oppure no, questo è il dilemma. Ci sono 4 ottimi motivi per pensare positivo, a Castel Volturno e dintorni. Ma altrettanti per conservare un po’ di saggia cautela. Eccoli analizzati nel dettaglio: prima le note favorevoli, poi le potenziali spine.
1) La condizione atletica – Il Napoli corre più di tutti in Serie A ed è anche grazie al suo strapotere fisico che ha ribaltato la sfida contro la Juventus nella ripresa. I secondi tempi degli azzurri sono molto spesso stratosferici e i motivi di questa peculiarità sono due: la preparazione al solito al top di Conte (e del suo staff) e il vantaggio che ha la capolista di non giocare le Coppe. La settimana tipo di lavoro è uno dei segreti della cavalcata.
2) La difesa bunker – Nessuno ha subito meno gol(15) ed è merito soprattutto della grande organizzazione data da Conte al suo gruppo. Nemmeno gli infortuni che a turno hanno messo ko tre titolari del valore di Meret, Buongiorno e Olivera, infatti, stanno penalizzando la tenuta del reparto arretrato del Napoli: molto solido anche quando vanno in campo rincalzi come Juan Jesus e Spinazzola.
3) Il risveglio di Lukaku – Nove reti e sei assist. Non ci sono più Kvaratskhelia e Osimhen, ma il ritorno ad alti livelli di Romelu Lukaku sta permettendo al Napoli di non rimpiangere i gemelli del gol del terzo scudetto. Big Rom non è esplosivo come il centravanti nigeriano e non ha nemmeno i lampi del giovane fantasista georgiano, però si sta dimostrando lo stesso decisivo grazie alla sua capacità di essere un punto di riferimento per la squadra: al di là degli ottimi numeri in fase di finalizzazione. In più il belga sta recitando da superstar nei big match, a differenza di quanto gli succedeva in passato. Sue le firme sui successi contro Milan, Roma, Atalanta e Juventus. Scommessa vinta per Conte.
4) La rinascita della vecchia guardia – Meret, Rrahmani, Di Lorenzo, Anguissa e Politano lo scudetto a Napoli l’hanno già vinto, ma nemmeno nella stagione magica di Spalletti avevano raggiunto livelli tanto elevati di rendimento. Conte è riuscito a riportarli al massimo dopo il fallimento della scorsa stagione e non era così scontato, visto che parecchi dei big avevano chiesto in estate di essere addirittura ceduti. Adesso sono invece ritornati decisivi e hanno aiutato i nuovi – Lukaku, Buongiorno, McTominay e Neres – a inserirsi con più facilità. È nato così il mix esplosivo che può valere il titolo, se gli azzurri saranno più forti dei 4 ostacoli presenti sul loro cammino.
1) L’organico corto – Non è un mistero che la panchina del Napoli sia carente di alternative. È stata anche una scelta condivisa, visto che in questa stagione gli azzurri sono fuori dall’Europa. Ma il primo posto in classifica – imprevisto – rischia di mettere a nudo un limite che a questi livelli può fare la differenza. Tanti big azzurri non hanno infatti un alter ego di valore, se non alla loro altezza.
2) I limiti dell’attacco – Il Napoli segna molto di meno (37 gol) rispetto alle sue dirette concorrenti per lo scudetto: l’Inter (51 con due partite in meno) e l’Atalanta (48). Nelle ultime partite gli azzurri stanno trovando il gol con maggiore continuità, grazie all’esplosione di Neres e al risveglio di Lukaku. Ma i numeri per il momento non sono ancora sufficienti, sotto porta. Gli azzurri devono crescere.
3) L’emergenza – Conte sta spingendo al massimo il motore del Napoli e con il passare delle partite l’infermeria inizia fisiologicamente ad affollarsi. Adesso è in sofferenza la difesa, con Buongiorno e Olivera ko. Gli azzurri hanno fatto uno sforzo enorme per andare al di là dei loro limiti e giocano sempre gli stessi: un rischio di cui bisogna tenere conto.
4) Il mercato – La soluzione ai problemi del Napoli può arrivare dalla campagna acquisti invernale, ma finora la squadra è uscita persino indebolita dal mercato di gennaio. Kvaratskhelia è infatti stato ceduto al PSG e il club azzurro non l’ha ancora sostituito. Ma Conte aspetta un rinforzo con urgenza anche in difesa e il pallino passa a De Laurentiis, che ha solo una settimana di tempo per correre ai ripari. È pure un banco di prova per il rapporto tra i due, finora eccellente. Con lo scudetto in ballo, però, i veri conti si fanno adesso. È un’occasione unica e il presidente non può tirarsi indietro.