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Napoli, quell’ingorgo tattico rivela la sua fragilità

Il commento

Il Napoli rallenta nella volata scudetto, arriva in ritardo sull’Inter nel weekend che avvicina le rivali alla sfida del 2 marzo, ma come accade nella vita di tutti i giorni può anche scusarsi. Ed essere credibile. È rimasto davvero bloccato in un ingorgo tattico a tre minuti dalla fine della partita con la Lazio. In vantaggio per 2-1 il Napoli si concede un lusso proibito a una squadra attrezzata per superare curiosi imprevisti.

Dal lato sinistro del 3-5-2 Mazzocchi chiede il cambio, danno segnali di emergenza i compagni, il maturo napoletano di Barra non regge più, è un ragazzo modesto ma di cuore, deve avere dei problemi seri, ma l’unico cambio che la panchina gli offre è un giovane prossimo ai 23 anni, mai visto in campionato, arrivò dal settore giovanile del Real Madrid.

Non si sa altro. Minuto 87, si può immaginare, la tensione altissima, tutto sembra di estrema delicatezza, con un coraggio ai limiti dell’azzardo Conte simula sicurezza, per lui va bene Rafa Marin ma Mazzocchi gioca nella larga cerniera difensiva a 5, in alto a sinistra. Uno dei due sbocchi offensivi della Lazio in rimonta, snodo cruciale, chi ci va? Non certo il sivigliano di Carmona, perché lo sconosciuto Rafa Marin è accreditato come difensore puro, ed è all’esordio. Conte è veloce in una rapida soluzione ma sfortunato negli esiti.

Conte aveva felicemente risolto un altro cambio: dentro Politano quinto a destra, terzetto difensivo con Di Lorenzo, Rrahamani (al posto di Buongiorno, in campo così e così al rientro) e Juan Jesus. Quindi alto a sinistra Mazzocchi che dava segno di recupero dopo un primo tempo di evidente precarietà. Minuto 87, da ricordare. Manca poco ed è quello del disastro. Bisogna smontare e rimontare tutto senza che niente comprometta l’equilibrio di tutti gli altri abbinamenti. Salta tutto l’assetto difensivo nel giro di pochi secondi rivelandone l’insostenibile fragilità. Ci pensa l’animoso Boulaye Dia, subentrato al tecnico Pedro, a inventare un corto diagonale al limite del secondo palo per far saltare in aria Marzo Baroni e Antonio Conte, per l’allenatore della Lazio è come toccare il cielo, per l’allenatore della capolista è il segnale dello sconforto. Credeva fosse già sua la diciottesima vittoria del campionato con balzo in classifica dove l’Inter stasera non avrebbe mai potuto raggiungerlo.

È invece il terzo pareggio consecutivo, il terzo successo che sfuma. Roma, Udinese, Lazio. Conte appare disperato. Accade che la disillusione sia amarissima, l’autorete davvero fortunosa per il vantaggio aveva proiettato il Napoli in un sogno da cui anche Conte fa troppa fatica a uscire.

Conte è un guerriero con la faccia affumicata da mille battaglie, niente è compromesso, il mercato estivo da 149,5 milioni si rivela ancora una solida piattaforma, anche Conte con calma capirà che il calcio chiede qualcosa in più per il primato a un club che all’improvviso fa cassa con l’attaccante più tecnico, Kvaratskhelia tra i pochi come proprio Raspadori a segnare con due piedi, se degrada a riserva proprio Kvara senza un ricambio adeguato, se nei mercati va ad offrire a condizioni da discount Zerbin e Folorunsho, se in panchina ha Ngonge e lo rimanda al posto. A cento giorni e 13 gare dalla fine il Napoli ha tutto per rimettersi in viaggio. Ha ritrovato un giocatore che vale un modulo in più, Raspadori, e quel 3-5-2 che torna comodo se non vincente. Opportunità da non trascurare ancora una volta.

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