Non solo il primato, il Napoli ritrova con la nona vittoria una qualità rara. La puntualità. Deve vincere, e vince.
Atteso alla prova del controsorpasso, la supera a modo suo. Chi l’aveva sfidato ora è di nuovo nella sua scia ad inseguire. L’Inter innanzitutto che poteva sentirsi invincibile dopo l’enorme vittoria di Verona. Conte liquida non senza difficoltà la Roma riequilibrata dall’intramontabile giramondo delle panchine, quel Ranieri che ha lasciato amici e bei ricordi anche da queste parti, Puteolana e Napoli. Ma vi riesce con il pragmatismo di chi sa vincere senza stupire. Una superiorità che non è mai bellezza, una potenza che non è mai retorica, una flemma che non è mai frenesia. Un Napoli capolista, comunque
Proprio la concretezza consente al Napoli di nascondere nel suo costante e mai clamoroso dominio anche le sue adorabili magagne. Almeno due titolari sono sotto la sufficienza, McTominay e Kvaratskhelia. Un terzo, Lukaku, la supera anche grazie al gol segnato, all’importanza sulla classifica e sul suo morale di un guizzo sotto porta che fa rivedere un attimo di passato strapotere, quando il miglior diamante di Anversa incideva con personali ribaltoni.
La partita ha due chiavi di lettura sul piano tattico. Nel primo tempo gli allenatori mostrano di aver capito pregi e difetti degli avversari. Ranieri parte da Kvaratskhelia. Lo teme oltre misura. Lo blocca impegnando sulla fascia destra della Roma il turco Celik e in palese raddoppio El Shaarawy. Lascia una sola punta, l’ucraino Dovbyk, per creare intensità al centro. Conte sa che ci sono due lacune nella difesa romanista. I difensori esterni Celik e lo spagnolo Angelino, appena discreto nella marcatura. Conte spinge in avanti ma l’attacco non sfonda per un’ora. Lukaku non forza il blocco di Mancini e N’dicka, attraverso i varchi laterali non va oltre passaggi alti e innocenti con deviazioni in angolo. Nel primo tempo si registra il divario di cross: 19-1. Politano si moltiplica come sempre nelle due fasi senza trovare spazi di luce, Kvara sulla sinistra impegna i due avversari designati, ma la Roma non riesce proprio ad abbatterla con controfinte e passi felpati. Al centro c’è equilibrio, con McTominay sotto tono, Lobotka impeccabile. Anguissa dinamico.
Nella ripresa Ranieri smonta il congegno difensivo su Kvara, ritirando El Shaarawy per una pedina in più a centrocampo, Baldanzi, nella speranza che produca qualcosa di importante. E sposta il raddoppio al centro: esce Pellegrini, dentro Hummels, 35enne ex campione del mondo con la Germania nel 2014. È un caso forse, ma parte dalla sinistra (Kvaratskhelia) un taglio orizzontale che intercetta Di Lorenzo. Il capitano si inserisce con agilità elegante sulla destra, mette fuori causa Angelino, al resto sull’assist provvede Lukaku quasi in scivolata. Quanto basta per riportare con il quinto gol il Napoli al comando della classifica e se stesso nel cuore dei cinquantamila.
Per quanto tempo non sentiremo più parlare di caso Lukaku? Il Napoli può sostituirlo senza che si riaprano dubbi sul suo acquisto, meno male.Un caso diventa purtroppo Kvara che non sa nascondere la sua delusione, sostituito dopo due passaggi sbagliati con il Napoli in uscita. La Roma acquista volume ed una traversa di Dovbik lo dimostra. Una distrazione in difesa da attribuire un po’ a Buongiorno e un po’ a Meret. Tutto bene, comunque. Anche se il lavoro per Conte non finisce qui. Ha voglia di dire che non è lo scudetto un obbligo, ma la capolista non può votare scheda bianca. Dare spettacolo sul filo del trapezio è eccitante, ma il Napoli ha uomini e mezzi per vittorie più tonde. Recuperare la serenità di Kvara e la posizione attiva di McTominay sarebbero due bei salti nel futuro.