Ci sono date nella vita di un uomo che restano scolpite per sempre. «La mia è 7 ottobre 1977. Sono entrato ufficialmente nel Napoli». Tommaso Starace, una vita da magazziniere, è l’unico a vantare quattro scudetti con gli azzurri. La sua missione: «Far star bene ogni giocatore».
Il suo regno è stato lo spogliatoio, ha custodito segreti e confessioni. Si è concesso le luci della ribalta soltanto nell’ultimo periodo della sua carriera. Galeotta l’amicizia con Mertens: i siparietti con Dries lo hanno trasformato in Tommy, star di Instagram con quasi 200mila follower.
E con un post due giorni fa Starace ha comunicato la fine del rapporto col Napoli dopo 48 anni: è in pensione. «Ho voluto avvisare i tifosi che mi scrivevano». Nella sua Vico Equense, si gode la famiglia. «Sono con la mia nipotina che si chiama Azzurra e non potrei chiedere altro».
Allora Starace, riavvolgiamo il nastro. Napoli nel destino?«Assolutamente sì. Avevo dieci anni, lo storico magazziniere Masturzo venne da noi a casa in campagna, con il figlio che aveva la tosse convulsa: allora si pensava che si potesse curare con l’aria delle stalle. Fu in quel momento che pensai che mi sarebbe piaciuto lavorare come lui nel Napoli».
Ci è riuscito.Sono entrato prima come aiuto dello chef Maresca, ho passato dieci anni in cucina. Poi nel 1987 sono riuscito a coronare il mio vecchio sogno. Masturzo è andato in pensione e gli sono subentrato come capo magazziniere: era gennaio. Il 10 maggio ho vinto il mio primo scudetto».
C’era Maradona.«Diego è stato un genio. Con lui non avevamo paura di nessuno. Ci ha insegnato a vincere. Si fidava tanto di me. La domenica ero l’unico che potevo andare in camera sua alle 12.30 per prendere la borsa e caricarla sul pullman. Sono stato al suo fianco pure al Mondiale del 1990. Ricordo ancora la finale con la Germania all’Olimpico. Quella volta ho visto Diego piangere».
Qual è lo scudetto più bello?Non si può fare una classifica. Quando vinci, è incredibile. Di sicuro il primo non si dimentica».
Ha un legame speciale con Mertens, che le ha regalato la fama.«Dries è una persona meravigliosa e un campione vero. Ci sentiamo sempre. Ho avuto buoni rapporti con tutti i calciatori. Poco fa, per dire, mi ha telefonato Crippa sento De Napoli e i ragazzi della Primavera, hanno tutti ancora il mio numero. Ho sempre parlato con tutti prima dell’allenamento e loro hanno sempre saputo che potevano fidarsi di me, soprattutto i ragazzi».
Il suo caffé con la moka è diventato un cult anche nel prepartita tv.Tutti lo hanno bevuto. Maurizio Sarri più degli altri: poi fumava una sigaretta e voleva subito un’altra tazzina. Per lo stesso motivo Spalletti stava più attento: lui è un ex fumatore e con il caffè temeva di riprendere il vizio. Mazzarri era un altro estimatore, ma ho avuto un bel rapporto con ogni allenatore. Tutti mi hanno insegnato qualcosa, da Bianchi a Conte, dal primo scudetto all’ultimo».
Col Napoli è finita davvero?«Col Napoli non finirà mai. È la mia vita, ma a 70 anni dovevo fermarmi. A settembre incontrerò De Laurentiis che ringrazierò sempre. Vuole parlarmi: se c’è possibilità di collaborare ancora in qualche modo, valuteremo. Altrimenti resterò un uomo innamorato dell’azzurro».