Sul campionato dei grandi assenti non cala mai la notte. Non ancora, calma. Nei suoi 99 anni il Napoli ne ha vinti solo tre. 1987,1990, 2023.
Sa combattere e aspettare. Il prossimo scudetto sarà solo il quarto. Mai il calcio era sembrato così generoso: ha rallentato l’Inter, si è defilata l’Atalanta, hanno scontato panchine sbagliate Juve, Milan, Roma.
Il Napoli si è inserito con prontezza, con il coraggio e la forza di uomini modesti che non sciupano i sogni, li afferrano e li coltivano. Cuore, gambe, cervello anche ieri il Napoli ha retto a tutte le emozioni e le avversità, un rigore dato e non dato, esce indenne dall’ultima bufera. Ha ancora un punto in più. Ragazzi, festa possibile e più vicina, non spegnete le luminarie, conservate gli striscioni, preparatene ancora altri. Fuorigrotta sembra già di vederla, più azzurra non si può.
Da Milano l’Inter avvilisce il Napoli . Il sinistro di Bissek lo spinge negli spogliatoi e nell’incubo. A Parma finisce il primo tempo tra due sensazioni. Il rimpianto di un palo colpito con un numero di Anguissa, che lascia l’avversario diretto sotto un perfido pallonetto, l’irritante sombrero, ed il gol inatteso interista. Bruciano per il Napoli le acute criticità del primo tempo. Su tutte: l’assenza di fatto di Lukaku, più volte stimolato e con malagrazia dal suo più convinto sponsor. Il gigante belga trova in Giovanni Leone, romano di 18 anni, 195 cm di grinta e agilità, un insuperabile marcatore. Lukaku può difendersi: solo rari i tentativi di lanciarlo.
Il Napoli subisce la velocità delle previste ripartenze del Parma per rifornire un litigioso Pellegrino ed un temibile Bonny, coppia d’attacco di un ben organizzato 3-5-2. Reagisce sulla destra la rodata catena: Di Lorenzo e Politano, sempre pronto al sacrificio. Se al centro svetta Anguissa non è alla sua altezza Gilmour, sosia sbiadito di Lobotka. Ma è sulla sinistra che il Napoli cerca maggiore spinta. Perché il 4-4-1-1 fa registrare spazi vuoti, si affaccia solo quando può da quelle parti McTominay, che cerca l’intesa con il pur generoso Spinazzola.
È un Napoli teso e macchinoso che spesso configura un 4-3-2-1. Si allineano infatti Raspadori e McTominay alle spalle di Lukaku, in un tandem di necessità. Perché da Milano l’Inter è data sempre in vantaggio, stressante per il Napoli anche il gol mancato di Politano (traversa dopo il palo di Anguissa) e misurarsi anche con un Parma a sua volta efficace e ben determinato a curare i suoi interessi di classifica. Gli arrivano informazioni collaterali sulle squadre impegnate nella zona rossa. Dopo un’ora di sofferta tenuta, con la testa tra Parma e Milano, il Napoli sembra organizzarsi meglio. Può sentirsi a suo agio Lukaku che un infortunio al giovane Leoni libera da un controllo severissimo. Ci si chiede dove sia il primo cannoniere del Napoli con 13 gol e ancora di più l’attaccante arrivato in estate carico di promesse. Momenti delicati che la prova di Anguissa, Spinazzola, Politano ed un riemergente McTomamy mitigano. Spingono Conte ad un 4-3-3 puro. Sono esclusi Gilmour e Raspadori per Billing e Neres. È tardi ma c’è abbastanza per sperare nello scudetto. Anche McTominay bussa alla porta del Parma, la punizione sfuma tra il balzo di Suzuki e l’immediato rimbalzo sulla traversa. Alla terza avversità da lenire, provvede la Lazio riportando due volte l’Inter al pareggio. La bufera del rigore dato e non dato a Neres dal Var è solo il rinvio della grande festa. Fuorigrotta è già azzurra.