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Napoli, tre sfide del 2025: stadio, scudetto e centro sportivo. De Laurentiis al bivio

Conte crede al titolo: “Terremo duro”. Il presidente prudente: “Il nostro obiettivo è tornare in Europa”

Quo vadis, Napoli? Sono passate poche ore dall’alba del 2025 e tengono banco i brillanti progressi fatti dagli azzurri, che hanno restituito il sorriso ai tifosi dopo le forti delusioni del recente passato. La squadra di Antonio Conte si è rilanciata infatti ai vertici della classifica (“Lo scudetto? Teniamo duro”, ha risposto il tecnico leccese a un tifoso durante il cenone di fine anno) e tutto fa pensare che sia solo l’inizio di un percorso virtuoso, con dietro l’angolo il ritorno nell’Europa che conta e il sogno di andare a caccia del quarto scudetto in tempi brevi, magari già nella seconda parte di questa stagione.

Ecco perché l’attenzione è proiettata sulla trasferta di sabato (ore 18) a Firenze, in cui Giovanni Di Lorenzo & C. – che si sono allenati pure nella giornata di festa di ieri a Castel Volturno – proveranno a mettere le mani sul titolo di campioni d’inverno. L’anno che verrà – sarà fondamentale però specialmente per il futuro della società, al bivio epocale del ventennio double face dell’avventura di Aurelio De Laurentiis: inappuntabile per la gestione economica e per i risultati di grande prestigio conquistati sul campo, ma assai deficitaria per quanto riguarda gli investimenti nelle strutture, vitali per garantire al club un ulteriore e definitivo salto di qualità.

Il presidente è il primo a esserne consapevole e da mesi sonda il terreno per colmare questa grave lacuna, sapendo che senza uno stadio e un centro sportivo di proprietà diventerà difficile competere ai massimi livelli. Il tempo delle riflessioni è tuttavia durato fin troppo e il passaggio dalle promesse ai fatti non può essere più rimandato: pena il rischio di un fisiologico e inesorabile declino, a breve o con un po’ di fortuna a media scadenza.

Guai a cullarsi troppo sulla rinascita in campo del Napoli, insomma, che rischia (concentrando l’attenzione sul presente…) di diventare quasi in un boomerang, se di pari passo non ci saranno gli attesi investimenti di De Laurentiis per l’acquisizione di beni strumentali: indispensabili per l’accesso a nuove fonti economiche di sostentamento. Uno stadio di proprietà – sussurrano persino le voci di dentro – garantirebbe infatti al club azzurro circa cento milioni di entrate in più all’anno, con cui moltiplicare l’attuale fatturato.

Per questo ogni giorno che passa è un giorno perso ed è arrivato il momento della verità, per il futuro della seconda presidenza più longeva e vincente dopo quella di Corrado Ferlaino. Solo se avrà la volontà e la forza per fare un ulteriore cambio di passo, infatti, Adl si metterà nelle condizioni di dare una dimensione moderna e ancora più competitiva alla sua illuminata gestione, proiettandola verso nuovi e ambiziosissimi orizzonti di gloria. Se la situazione di perdurante stallo non si sbloccherà in fretta, viceversa, c’è addirittura il timore di un “post ventennio” orientato verso il declino: scenario da non sottovalutare.

Per questo tutto lascia ipotizzare che l’era di De Laurentiis sia arrivata al bivio, con il destino del Napoli che è – ancora piu del solito e probabilmente mai come adesso – nelle oculate mani del suo plenipotenziario d’antan: un po’ imprenditore e un po’ padre-padrone. Le strade davanti al presidente all’inizio del 2025 sono infatti due: gestire il club con i collaudati metodi conservativi degli ultimi 20 anni o cambiare strategia con una svolta radicale e allo stesso tempo urgente, visto che per pensare in grande serebbero indispensabili l’acquisizione di uno stadio e pure la realizzazione del centro sportivo di proprietà. Il calcio in affitto a livelli alti è ormai superato e si impone un cambio di rotta. Se non ora, quando?

Anche le condizioni politico-sportive sono quanto mai propizie, visto che c’è in ballo la rincorsa a ostacoli della città per essere scelta tra le cinque sedi degli Europei del 2032. Napoli ha bisogno per evitare la bocciatura da parte dell’Uefa di uno stadio all’altezza e le istituzioni sono disposte a cedere il Maradona a De Laurentiis, a patto che il presidente investa 150 milioni per ristrutturarlo. La proposta è stata messa ufficialmente sul tavolo della trattativa dal sindaco Gaetano Manfredi ed è allettante, ma del progetto del numero uno azzurro per il restyling dell’impianto di Fuorigrotta per il momento non c’è traccia. «Quando torno da Los Angeles ne riparliamo», ha svicolato ancora una volta Adl, che già in passato ha cambiato spesso idea e le carte in tavola sulla delicata questione. Il presidente pure nel suo messaggio di auguri ha parlato solo dei risultati da raggiungere sul campo. «Serenità e salute per tutti. La speranza è che il 2025 prosegua sulla scia della seconda parte di quest’anno e che il nostro obiettivo di rientrare in Europa venga centrato».

Ma il vero rebus è un altro: rilanciare o non rilanciare? Questo è il problema amletico con cui questa volta è obbligato a confrontarsi De Laurentiis, che nella sua ventennale avventura nel mondo del calcio ha investito finora una trentina abbondante di milioni nel 2004, quando rilevò il marchio del club dalla Fallimentare. Da allora il Napoli è stato però sempre in grado di autofinanziarsi e per merito del suo proprietario non c’è mai stato quindi bisogno di alcun aumento di capitale. Ma le riserve del club – dopo i forti costi sostenuti nel mercato estivo per rinforzare la squadra – si sono ridotte e non basterebbero per coprire i costi necessari per cambiare il look del Maradona in maniera radicale, né tanto per realizzare il nuovo centro sportivo. I due progetti necessitano la immissione extra di denaro e si tratta di capire se il presidente è pronto ad alzare l’asticella, intervendo con le sue risorse o (in parte) con la vendita del Bari .

De Laurentiis quando comprò il Napoli nel settembre del 2004 aveva 55 anni e non ritenne necessario dotare neppure di un ufficio il club, che in città ha solo la sede legale in via Di Maio del Porto. Ora il presidente va per i 76 e dovrebbe invece fare un notevole sforzo economico per modificare la sua rotta, pur sapendo che l’acquisto dello stadio e la realizzazione ex novo di un centro sportivo richiederebbero giocoforza del tempo per ripagarlo delle ingenti spese da sostenere. Entrambi gli investimenti sono infatti sicuramente assai redditizi, ma a media e lunga scadenza. Per questo si tratta di capire se Adl ha voglia davvero di scommettere molto forte sul futuro. Un indizio (negativo) c’è già e arriva da Castel Volturno, dove sussurrano che il previsto addio degli azzurri è slittato a data da destinarsi. Si resta al Training Center, insomma. Rimane aperta invece la partita del Maradona e il pressing del Comune per avere una risposta definitiva si farà nei prossimi giorni ancora più forte, per il rischio concreto di perdere Euro2032. Ma la vera posta in palio è il futuro della squadra, al di là del sogno scudetto. Quo vadis, Napoli? Il 2025 è l’anno della verità.

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