L’ultima domenica di ottobre ha chiarito il futuro del Napoli. Gli impone un ruolo. Senza giocare, comodamente seduto in poltrona, ora sa che deve lottare per lo scudetto. Non può nascondersi. L’esplosivo 4-4 di Milano ha frenato sia Inter che Juve. Hanno 4 e 5 punti in meno. Otto il Milan che l’aspetta stasera per rifarsi una vita. Tanti anche se deve recuperare la trasferta di Bologna.
All’ennesimo appuntamento delle verità sospese sembra più teso il Napoli. Lo osservano tutti per capire davvero quanto valga. Il dubbio c’è. Sa vincere ma non gioca ancora da capolista. Ha una forza consapevole ma non perentoria. Prevale con le avversarie più deboli ma con affanno e qualche rischio. Va ricordato però che Conte non ha mai registrato un avvio così veloce, 22 punti alla media di 2,44, neanche in Premier. La vinse con il Chelsea (2017) ma dopo nove gare era primo con 19 punti, uno meno di City, Arsenal, Liverpool.
In questo gioco di chiaroscuri si inserisce il ricordo dell’ultima vittoria. Un finale tormentato per difendere l’1-0, pur avendo la migliore difesa del momento in Italia e dei più qualificati 5 tornei d’Europa. Solo 5 reti prese come Juve e Lipsia. I cinquantamila ormai compatti a Fuorigrotta sono usciti anche sabato stremati e felici dopo la prova di resistenza con il Lecce, con vittoria all’ultimo respiro. Ripensando al 4-4 di domenica a Milano gli errori della difesa interista rendono poi ancora più solida quella del Napoli nel confronto trasversale, irriconoscibile quella dei campioni domenica scorsa.
Ma il paradosso più suggestivo per i tifosi del Napoli è l’analisi tecnica della capolista. Ne deriva una forte carica di ottimismo . Senza dare il massimo fino a sabato la sua cavalcata in classifica è stata irresistibile. Qual è il suo ulteriore margine di potenza? Anche il mercato è in debito con le scelte di Conte. In una estate che si ricorderà per l’estrema disponibilità di De Laurentiis, ci volevano coraggio e fede per spendere 145,5 milioni senza giocare in Champions. Neanche un no all’allenatore autoritario anche nelle vesti di manager, senza mai nascondere le responsabilità.
Il Napoli oggi capolista poggia sulla piattaforma dello scudetto 2023. Gli 8 undicesimi sono quelli del progetto Spalletti-Giuntoli. Con Lukaku al posto di Osimhen, McTominay di Zielinski, Buongiorno di Kim. Proprio da Lukaku autore di 3 gol ci si aspetta molto di più. Va attribuita a Conte la lealtà di una evidente metamorfosi con il ritorno magari non immediato ma efficace della difesa a quattro. Un dettaglio che dà un ulteriore valore proprio all’ingaggio dell’energico sergente leccese. Il coraggio di cambiare. Il sofisticato francese Rudi Garcia, ora in pensione dorata e ben retribuita a Nizza, si smarrì nel labirinto delle sue idee tattiche rinnegando sempre la migliore, il 4-3-3 dello scudetto.
Su quella ancora oggi lavora Conte con una serie di esperimenti per renderla più elastica. Difficile conciliare fantasia e pazienza. Non ha convinto l’ultima versione, rielaborata in un irrisolto 4-2-4. Ma può essere riproposta, magari anche stasera se Conte si convince che possa essere utile la forza d’urto di McTominay accanto a Lukaku contro un Milan reso meno forte stasera proprio al centro della difesa. Fondamentale il rientro di Politano (è squalificato Theo Hernandez) e di Kvaratskhelia. Ngonge e Neres possono attendere in panchina.
Ininfluente la designazione di Andrea Colombo, arbitro lombardo di Como. Non ha portato fortuna a Napoli e Milan. Si ricordano le espulsioni di Osimhen e Politano con la Roma (23 decembre 2023)e le polemiche con il Milan primavera, coinvolto Daniel Maldini. Timori da provinciale che non può concedersi una squadra lanciata verso lo scudetto. Questa è la serata che può solo svelare un altro pezzo di futuro, anche per Inter e Juve ancora scosse dal 4-4. Autunno, ma fa molto caldo.