NAPOLI – Una lunghezza guadagnata su Atalanta, Juventus e Lazio. L’obiettivo stagionale del Napoli è il ritorno in Champions League e da questo punto di vista il pareggio di Venezia è andato dunque in archivio addirittura come un passo avanti, come si evince anche dalle dichiarazioni concilianti di Antonio Conte al termine della partita in Laguna. “Sono soddisfatto della prestazione. Era una trasferta piena di insidie e il nostro approccio è stato buono: meritavamo di più. C’è mancato solamente il gol”, ha detto infatti l’allenatore leccese, senza mostrare rammarico per il terreno perso nella volata scudetto. “Non guardo mai ai risultati delle altre”.
Champions al sicuro
Eppure sulla carta doveva essere un turno favorevole per gli azzurri, che hanno invece gettato al vento una grande occasione per restare perlomeno agganciati alla vetta della classifica e sono approdati alla sosta a -3 dalla capolista Inter: in fuga verso la conferma del suo titolo di campione in carica. Bicchiere mezzo pieno o vuoto? Nessun dubbio a Castel Volturno, dove il bilancio stagionale è considerato più che positivo. Idem per i vertici societari, con il presidente Aurelio De Laurentiis che si è brillantemente lasciato alle spalle il decimo posto della scorso torneo e a 9 giornate dalla fine ha già la certezza di essersi ripreso un posto in prima fila in Europa: vitale per il futuro ad alti livelli del suo club. I conti sono al sicuro e la flessione della squadra negli ultimi mesi sarà al massimo un motivo di riflessione, non certo di polemiche o processi. A sognare il colpo grosso in sostanza era stata solo una parte della tifoseria, illusa dagli straordinari risultati ottenuti dalla squadra fino a gennaio.
I numeri del Napoli
A metà campionato il Napoli aveva vinto il titolo raramente platonico di campione d’inverno, chiudendo con 44 punti (2.33 di media a gara) il girone d’andata e vincendo 14 partite su 19. Gli azzurri c’erano riusciti andando al di là dei loro limiti e nonostante la sterilità quasi cronica del loro attacco, di gran lunga meno prolifico rispetto a quelli di Inter e Atalanta. Ma Conte in qualche modo era rimasto lo stesso davanti a tutti, fino a quando non ha perso in rapida successione Khvicha Kvaratskhelia (ceduto al Paris Saint Germain a gennaio, con la squadra in piena lotta per lo scudetto) e per un serio infortunio anche David Neres.
La flessione nel ritorno
Da quel momento in poi la situazione è diventata ingestibile e il tecnico leccese si è potuto aggrappare solo alla solidità del suo reparto arretrato, che continua a essere il meno battuto del campionato. Per vincere però bisogna pure segnare e l’ulteriore blackout in zona gol è costato alla ex capolista il sorpasso dell’Inter e un brusco calo di rendimento nel girone di ritorno: appena quattro successi in dieci giornate e media punti precipitata a 1.88. Troppo poco per sognare il titolo.
Il mercato di gennaio
Nell’immediato non ci sarà alcun tipo di contraccolpo. “Siamo in navigazione e adesso conta soltanto arrivare bene in porto, poi tireremo le somme”, è il mantra di cui si è spesso fatto scudo Conte, ogni volta che gli è toccato rispondere alle domande sul futuro. Il tecnico sa benissimo che il Napoli si è lasciato passare davanti il treno scudetto e non ha fatto nulla per salirci su al volo, tant’è che dal mercato invernale la squadra è uscita più debole quando invece sarebbe stato doveroso rinforzarla. Ma le esigenze economiche della società erano chiare fin dall’inizio all’ex ct della Nazionale (rassicurato pure sul fronte della costruzione di un nuovo centro sportivo) e per questo al momento non ci sono segnali di frizione con De Laurentiis.
Il tesoro da investire
I due solo legati a filo doppio da un contratto triennale e salvo colpi di scena andranno dunque avanti ancora insieme: step by step, anche se in panchina la tentazione di bruciare le tappe è stata (e continua a esserlo…) molto forte. A giugno però ci sarà un tesoro colossale da investire: i soldi rimasti in cassa della cessione di Kvara, quelli in arrivo per l’addio definitivo di Osimhen e gli introiti garanti dal ritorno in Champions League. Conte avrà di conseguenza la possibilità di costruire la nuova squadra a sua immagine e somiglianza: una tentazione forte.
Nella scorsa estate l’allenatore pugliese si era adoperato anche da manager ed era stato il principale artefice degli arrivi di Buongiorno, McTominay, Neres, Lukaku e Gilmour. Nella sessione invernale ha invece avuto carta bianca il giovane direttore sportivo Giovanni Manna e nessuno dei cinque obiettivi messi nel mirino (Garnacho, Danilo, Adeyemi, Comuzzo e Saint-Maximin) è stato centrato. Errori di inesperienza pagati a caro prezzo, con il probabile addio allo scudetto. Bisognerà farne tesoro per riprovarci subito.